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«Inutile riesumare Berlinguer. Sulla morale il Pd deve tacere». La mia intervista a La Verità

Dalla Salis candidata ai soldi di Soros, fino a Emiliano che parla con ai boss. La sinistra non dia lezioni. Conte è il re del trasformismo

Di Federico Novella

Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia: si stringono i tempi sulle candidature per le Europee. Oggi la scelta che fa più discutere riguarda Verdi e Sinistra Italiana: Ilaria Salis, sotto accusa in Ungheria, è stata candidata. Che effetto le fa?

«Non credo che alzare la polemica politica su questa vicenda aiuti la diplomazia a lavorare per una soluzione favorevole alla Salis. Detto questo, se hanno scelto di candidarla sono liberi di farlo. Alla fine decideranno gli italiani».

Una scelta dettata dai principi o dalle convenienze elettorali? Insomma, siamo di fronte a un nuovo Soumahoro? Una scelta dettata dai principi o dalle convenienze elettorali? Insomma, siamo di fronte a un nuovo Soumahoro?

«Non giudico le candidature degli altri. lo la Salis non l’avrei candidata, perché non ne condivido le idee: si tratta di una persona che è stata accusata di andare in giro per l’Europa a picchiare la gente che non la pensa come lei».

Non é un esempio da seguire?

«Ognuno ha gli esempi da cui si sente rappresentato».

L’agenzia Adnkronos ha dato notizia di un’associazione no profit, Agenda, vicina al magnate ungherese George Soros, che vede tra i fondatori anche alcuni esponenti del Pd. L’associazione avrebbe elargito finanziamenti a diversi esponenti della sinistra italiana, da Provenzano, a Fratojanni, a Ilaria Cucchi.

«Ci hanno dato per anni del complottisti, ma le notizie che arrivano da questa inchiesta sono inquietanti: si parla di fondi internazionali che tentano di condizionare la politica italiana, a suon di denaro, versato a tanti parlamentari di sinistra. E poi parliamo di questione morale?».

Cosa la lascia perplesso?

«A me fa paura il fatto che ci siano soggetti esterni che condizionano la nostra vita politica elargendo soldi. Leggo persino di campagne elettorali che sarebbero state finanziate da queste entità. È un problema serio e il Pd anziché dare lezioni dovrebbe fare chiarezza».

Intanto le inchieste giudiziarie stanno bersagliando diversi esponenti locali del dem, soprattutto in Puglia.

«La sinistra ha perso definitivamente quella superiorità morale di cui si è sempre vantata, e che probabilmente non ha mai avuto. Oggi è sotto gli occhi di tutti che il sistema di potere del Pd è in difficoltà. La magistratura farà le sue indagini. Ma la cosa più inquietante, per me, restano le dichiarazioni di Michele Emiliano. Si è vantato in piazza di aver chiesto il permesso di fare politica alle famiglie dei mafiosi. Con la criminalità organizzata non si parla: si combatte e basta».

Elly Schlein inserisce il volto di Enrico Berlinguer sulla tessera di partito: il volto della «questione morale».

«Può capitare a tutti di candidare persone che in seguito non si rivelano specchiate. La differenza sta nella reazione del partito che le candida. In Puglia il sistema Emiliano, nonostante tutto, è ancora in piedi: al massimo fanno qualche operazione di cosmesi. Berlinguer, pur avendo idee molto diverse dalle mie, sicuramente aveva una statura e una dignità che oggi la sinistra si sogna».

È una nuova Tangentopoli?

«Vedo tanti amministratori onesti, in tutti i partiti, che si sacrificano per la comunità e fanno bene il loro lavoro. Non mi pare si tratti di corruzione diffusa nel sistema politico: piuttosto siamo di fronte ad alcuni casi specifici di incrostazione di potere gestito in maniera poco chiara. La Puglia di Emiliano e altre realtà in Italia, a quanto pare, rientrano in questi casi. Per riconquistare trasparenza occorre valorizzare l’alternanza: a tal proposito, forse bisogna riconsiderare l’idea originaria di non consentire più di due mandati nel grandi Comuni e nelle regioni».

Il suo collega Foti ha lanciato un appello: basta trasformismo, altrimenti nessuno andrà più a votare.

«Sicuramente, se la politica inizia a mantenere la parola data, e gli eletti non cambiano casacca ogni dieci minuti, tutti ci guadagnano».

Abolire le preferenze sarebbe un gesto utile?

«No, se in giro ci sono ladri e corrotti la colpa è del politico che sbaglia, non del cittadino che lo vota con le preferenze».

I 5 stelle lasciano la giunta Emiliano. Giuseppe Conte si presenta come alfiere della moralità. I pentastellati possono scagliare la prima pietra, in quanto simboli di purezza?

«Ma quale purezza. Il Movimento 5 stelle ha governato con tutti tranne che con Fratelli d’Italia. Se parliamo di trasformismo, i campioni dell’incoerenza sono loro. Hanno detto di tutto e poi fatto l’opposto. E proprio lì, in certi comportamenti, che si annidano gli esempi di malapolitica».

Intanto, fuori dai confini italiani, il mondo sta cercando di frenare l’escalation tra Israele e Iran. Quali sono gli obiettivi del governo italiano?

«Il governo Meloni sta cercando di arrivare a soluzioni che evitino ulteriori escalation. In Medio Oriente continuiamo a credere nell’idea dei due popoli in due Stati. Per arrivarci è necessario il dialogo con le Nazioni arabe moderate, è questa la chiave di volta, perché la volontà di dominio dell’Iran non spaventa solo l’Occidente ma anche molte realtà arabe. Quindi è con loro che dobbiamo lavorare. La temperatura dello scontro resta alta, anche perché le opinioni pubbliche nei Paesi belligeranti si sono estremizzate: c’è dunque un problema di consenso da risolvere per permettere alle leadership di muoversi verso una via d’uscita».

Dunque?

«L’Italia sta giocando un ruolo di mediazione di primo piano. Ben più di quanto si possa vedere. perché la diplomazia non lavora sempre alla luce del sole. Abbiamo ritrovato un protagonismo mondiale che non si vedeva dai tempi di Silvio Berlusconi a Pratica di Mare».

È pronto a vedere Mario Draghi al vertice della Commissione europea?

«Draghi è persona autorevole, siamo felici si faccia il nome di un italiano, ma stiamo andando alle elezioni. Pensare che si scelga il governo europeo prima del voto dimostra uno scarso concetto della democrazia. In questo momento Draghi non è indicato formalmente da nessuno come capo della Commissione, quindi mi sembra tutto molto prematuro».

Certe poltrone però sono oggetto di contrattazione. Si parla di una corsa a due tra Draghi e Antonio Tajani.

«Il fatto che si parli di Tajani ci riempie solo di orgoglio, Nel caso specifico però vorrei prima vedere i risultati del voto. Se poi vogliamo esportare il nostro premierato in Europa, per me va benissimo. Ben venga l’elezione diretta del capo della Commissione europea: decidiamo prima i candidati e votiamo con un sistema maggioritario, Perché no».

A proposito di premierato: elezione diretta del Presidente del Consiglio e Autonomia viaggiano ancora insieme?

«Sì, sono riforme portate avanti parallelamente, con lo scopo di semplificare e migliorare le nostre istituzioni. Si tengono insieme anche concettualmente, in Italia c’è bisogno di entrambe le cose».

Nella bufera sulla legge 194 è entrata anche la Commissione europea: l’ingresso dei pro vita nei consultori «non è coperto dal Pnrr». L’opposizione intanto dice che volete smontare la legge sull’aborto.

«L’Europa dice che non si possono spendere soldi del Parr per questo, ma l’emendamento che é stato inserito non ha alcun costo. Quanto alle proteste dell’opposizione, basterebbe ascoltare il Presidente dell’associazione italiana di ginecologia e ostetricia, Vito Trojano, il quale ha dichiarato che il nostro emendamento è in linea con la 194: non la modifica affatto, anzi ne ribadisce i concetti. Serve aggiungere altro?».

Ma alcuni leghisti si sono smarcati da questa battaglia nella votazione di un ordine del giorno.

«Sugli emendamenti i voti sono stati compatti, e dunque non vedo davvero nessun problema».

Anche l’aborto è diventato un tema elettorale?

«La sinistra prova a spargere paura diffondendo falsità. Prima ancora che il governo si insediasse hanno provato a terrorizzare gli italiani. Invece anche le agenzie di rating – Standard&Poor’s conferma l’outlook sull’italia – ribadiscono la stabilità del nostro sistema. Chi faceva terrorismo, raccontando che saremmo rimasti isolati a livello internazionale, si è schiantato contro un muro».

La Schlein vi accusa di aver tagliato la sanità di 1,2 miliardi.

«Fatta salva l’emergenza Covid, sotto il governo Meloni c’è stato il maggior finanziamento della sanità della storia, sia in termini assoluti che in relazione alla crescita del Pil. La sanità è stata distrutta con sprechi e irresponsabilità sotto la gestione della sinistra: dai banchi a rotelle che oggi vengono rivenduti a un euro, alle follie dei bandi truccati per le mascherine. Hanno lasciato indietro la medicina diffusa, hanno creato disastri. E oggi alzano i toni, ma solo per raccattare qualche voto».