Da quando il centrodestra governa, il totale delle regionali è di 11-3 per noi. Mai visto un consenso così diffuso dopo due anni di governo
di Giovanni Rossi
Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo di Fratelli d’Italia, quale significato politico esprime il 2-0 del centrosinistra in questa tornata?
«Quale 2-0? Da quando il centrodestra governa, il totale delle regionali è di 11-3 per noi. Mai visto un consenso così diffuso dopo due anni di governo».
Non fa neppure i complimenti ai vincitori di giornata?
«Rinnovo quelli che Giorgia Meloni ha subito inviato dal Brasile a De Pascale e Proietti con sinceri auguri di buon lavoro. Mi auguro che l’ampia collaborazione offerta dalla Presidente del Consiglio trovi corrispondente disponibilità. Il governo sollecita una cooperazione costruttiva per affrontare le sfide comuni e lavorare al benessere dei territori».
Quello umbro vi ha bocciato. Potevate aspettarvelo?
«Bisogna sempre avere rispetto del voto. Se Tesei, che secondo noi ha ben lavorato e meritava la ricandidatura, non è riuscita a convincere gli elettori, significa che qualcosa è mancato. Analizzeremo i risultati e li studieremo senza drammi, perché la politica vive di alternanza».
Dopo la vittoria in Liguria nonostante il caso Toti, almeno un pareggio in questa tornata avrebbe consolidato il trend del centrodestra. Oppure per voi non cambia nulla?
«Il governo è solido e lavora bene, come riconoscono tutti i sondaggi. Localmente possono emergere fattori specifici. Anche imprevisti. Oppure a volte si gioca da sfavoriti come in Emilia Romagna, dove Ugolini si è comunque ben comportata».
In Emilia Romagna ha votato meno del 50% degli elettori, 21 punti in meno di quattro anni fa. Nonostante il fattore alluvioni…
«Quando c’è poca affluenza o addirittura un calo verticale della partecipazione sotto il 50%, tutti devono interrogarsi, a partire dai vincitori».
Sempre in Emilia il Pd surclassa Fratelli d’Italia e il vostro partito resta sotto l’exploit di Salvini del 2020 quando a spingere Bonaccini fu la nascita delle Sardine. Giorgia Meloni, dopo più di due anni al governo, è meno trainante?
«Se guardiamo ai risultati rispetto alle corrispondenti regionali, come Fratelli d’Italia cresciamo sia in Umbria che in Emilia Romagna. E siamo ovunque il primo partito della coalizione».
Ma restate sotto quella forchetta del 27-30% che Giorgia Meloni personifica a livello nazionale. È un campanello d’allarme?
«Assolutamente no. Solo uno stimolo per tutto il partito a crescere, anche localmente. E poi, guardi, a Fratelli d’Italia non interessa dedicare energie a confrontare i propri risultati con quelli degli alleati. Meglio continuare a fare squadra e a sintonizzarsi coi territori».
La doppietta rilancia il campo largo di centrosinistra. Le Marche, regione simile all’Umbria, potrebbero essere a rischio?
«Nel 2025 si vota in cinque regioni e ogni regione è una sfida a sé. Convincere gli elettori a esprimere la propria fiducia conta più di formule e slogan».