La notizia sull’indagine che coinvolge il cognato del premier e i suoi fratelli, di cui dà conto oggi il Quotidiano Nazionale: riciclare denaro proveniente da organizzazioni umanitarie per acquistare quote di società. Ecco l’ultima trovata della famiglia Renzi e di cui sarebbero protagonisti Andrea Conticini, cognato del premier e marito della sorella Matilde, e i suoi fratelli Alessandro e Luca.
Attendiamo di conoscere i dettagli dell’inchiesta ma di certo c’è che i Conticini hanno specificamente a che fare con almeno due società legate a Matteo Renzi. Alessandro Conticini è stato socio della Eventi 6 fino al 2013, quando ha ceduto le quote alla moglie di Andrea Conticini, Matilde Renzi la società è stata costituita grazie alla cessione di un ramo d’azienda della Chil Post, storica azienda di famiglia oggi fallita e per cui è aperta a Genova un’indagine per bancarotta fraudolenta in cui è coinvolto il papà del premier, Tiziano Renzi. Amministratrice della Eventi 6 è tutt’oggi la madre di Matteo Renzi, Laura Bovoli, che è a sua volta proprietaria di quote insieme alle sorelle di Matteo Benedetta e Matilde. E’ proprio la Eventi 6 ad aver ereditato i contributi pensionistici pagati a Matteo Renzi con i soldi pubblici ed ottenuti dopo l’assunzione avvenuta ad hoc nella Chil Post. La stessa Eventi 6 ha pagato a Renzi il Tfr maturato con quegli incarichi.
Alessandro Conticini è tuttora socio anche della seconda società, la Dotmedia, in affari insieme all’amico d’infanzia del premier, Matteo Spanò. Un’azienda che ha ottenuto, dal 2010 al 2012, oltre 200 mila euro di commesse dal Comune e dalle sue partecipate, ai tempi in cui Matteo Renzi era sindaco, oltre ad aver curato le sue campagne elettorali. E l’indagato Andrea Conticini, cognato del premier e marito di Matilde, avrebbe lavorato in passato per questa società.
Dopo i debiti di famiglia pagati con i soldi pubblici grazie ad un mutuo garantito dalla Regione Toscana e mai restituito, gli intrecci fra il padre del premier e gli ex-vertici di Banca Etruria per la realizzazione di outlet in varie città d’Italia e i finanziamenti dell’istituto di credito alla Leopolda, gli intrecci nella compravendita del teatro comunale e dello storico caffè Rivoire di Firenze, solo per citare alcuni dei casi per nulla trasparenti, siamo ora di fronte all’ultimo capitolo tra gli affari guidati da interessi privatistici.
Essere accusati di utilizzare denaro proveniente da organizzazioni umanitarie per acquistare quote di società è l’ultima pagina che si commenta da sola”.
Dopo i debiti di famiglia pagati con i soldi pubblici grazie ad un mutuo garantito dalla Regione Toscana e mai restituito, gli intrecci fra il padre del premier e gli ex-vertici di Banca Etruria per la realizzazione di outlet in varie città d’Italia e i finanziamenti dell’istituto di credito alla Leopolda, gli intrecci nella compravendita del teatro comunale e dello storico caffè Rivoire di Firenze, solo per citare alcuni dei casi per nulla trasparenti, siamo ora di fronte all’ultimo capitolo tra gli affari guidati da interessi privatistici.
Essere accusati di utilizzare denaro proveniente da organizzazioni umanitarie per acquistare quote di società è l’ultima pagina che si commenta da sola”.