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Basta impunità per chi mette a ferro e fuoco le carceri

Un'immagine di una rivolta in carcere

Con il ddl sicurezza è stato introdotto il reato contro la rivolta in carcere: basta ferro e fuoco nelle carceri senza conseguenze

Il Consiglio dei ministri ha approvato tre disegni di legge che introducono nuove norme in materia di sicurezza, tra queste anche il nuovo reato contro la rivolta in carcere e nei Centri di permanenza per i rimpatri per impedire che possano impunemente essere messe a ferro e fuoco le carceri.

Se vuoi conoscere tutte le misure del pacchetto sicurezza del governo Meloni puoi cliccare qui, se vuoi approfondire l’introduzione del nuovo delitto contro le occupazioni abusive qui.

Basta impunità per chi mette a ferro e fuoco le carceri

Grazie al governo Meloni viene introdotto un nuovo reato che punisce chi organizza o partecipa a una rivolta in un carcere o in un Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri) con atti di violenza, minaccia o con altre condotte pericolose. La norma punisce “chiunque, all’interno di un istituto penitenziario”, in un gruppo di tre o più persone, organizza o promuove una rivolta. Può avvenire in diversi medi: “Mediante atti di violenza o minaccia, tentativi di evasione, di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini impartiti, commessi o posti in essere in tre o più persone riunite”.

La pena è da 2 a 8 anni di reclusione. Per chi si limita a partecipare alla rivolta, va da 1 a 5 anni. Le punizioni diventano più pesanti se nel corso della protesta di usano delle armi (da 3 a 10 anni) o se una persona viene ferita o uccisa (da 10 a 20 anni). La stessa pena si applica anche se la morte o ferita avviene dopo la rivolta, come sua conseguenza. Vengono puniti anche tutti coloro che istigano una mobilitazione di questo tipo, con messaggi scritti dall’esterno o dall’interno del carcere.

Nessuna indulgenza per chi aggredisce donne e uomini della Polizia Penitenziaria

“Istituito il reato di rivolta in sistema penitenziario, con pena da due a otto anni. Basta impunità a chi mette a ferro e fuoco gli istituti penitenziari. Nessuna indulgenza per chi aggredisce uomini e donne della Polizia Penitenziaria.

Mai più rivolte eterodirette dalla criminalità organizzata senza reazione da parte dello Stato. Difendiamo chi ci difende!”, ecco le parole di Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia.