Per la prima volta un esponente di Fratelli d’Italia, il Sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, è stato eletto vicepresidente vicario del Consiglio dell’Anci
Siamo orgogliosi che il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, sia diventato oggi ufficialmente vicepresidente vicario del Consiglio dell’Anci: sarà presidente facente funzioni, in quanto il presidente del Consiglio dell’associazione è momentaneamente vacante. Tomasi fa parte di una generazione politica che ha iniziato come militante ed ha formato la sua esperienza politica nelle istituzioni.
Ci ha reso particolarmente orgogliosi quando, dopo aver guidato l’opposizione, per la prima volta nella storia della sua città ha sconfitto la sinistra che dal dopoguerra in poi aveva sempre governato. Oggi ci rende orgogliosi ancora una volta, perché per la prima volta un esponente di Fratelli d’Italia assume questo prestigioso incarico.
Siamo certi che saprà ripagare la fiducia lavorando egregiamente come ha sempre fatto. A lui vanno le congratulazioni e i migliori auguri di buon lavoro.
L’intervista di Alessandro Tomasi al Secolo d’Italia
di Gloria Sabatini
Una militanza a destra di lungo corso, è stato dirigente di Azione Giovani (la prima tessera di partito stracciata dai genitori e il Secolo d’Italia in tasca quando era ‘pericoloso’ specie nella rossa Toscana). Poi si fa le ossa da consigliere comunale di opposizione nella sua Pistoia fino all’elezione a sindaco nel 2017. Protagonista e simbolo di una ‘rinascita’ per aver strappato il capoluogo toscano alla sinistra dopo 50 anni. Alessandro Tomasi, 44 anni, primo cittadino di Pistoia al secondo mandato, da ieri è vicepresidente vicario dell’Anci. “Viene dalla gavetta”, ci tiene a sottolinearlo ed è pronto alla nuova sfida.
Oggi è vicepresidente vicario dell’Anci, primo esponente di FdI a ricoprire questo ruolo
Sì sono il primo. In questi anni abbiamo lavorato bene, tutti noi sindaci, al di là delle appartenenze politiche, anteponiamo il ruolo di sindacato e affrontiamo con concretezza temi e problematiche trasversali. Cerchiamo di tenere fuori le bandierine di partito. Anche nella discussione del consiglio direttivo di ieri abbiamo affrontato problemi comuni, fatto un bilancio dei risultati raggiunti e di quello che manca. Il nostro obiettivo è quello di rendere la vita facile ai comuni, che sono il primo ente con cui i cittadini si interfacciano.
Che cosa porta in dote della sua esperienza di sindaco?
Sono convinto che l’esperienza amministrativa si maturi sul campo. Vengo da dieci anni di consiglio comunale di Pistoia e 7 da sindaco. La gavetta è importante, ci tengo ad evidenziarla pensando alla stagione di anti-politica quando aver fatto il consigliere in un piccolo comune era giudicato qualcosa di inopportuno. Invece è un valore aggiunto, perché significa conoscere la città, le pratiche amministrative, comprendere i problemi della collettività e sapersi confrontare con il governo. Un’altra cosa importante che porto con me è la mia città, che rappresenta le città capoluogo di provincia con circa 100mila abitanti, un’identità molto diversa da quella delle grandi città metropolitane.
Come è cambiato, se è cambiato, il rapporto con Roma?
C’è ascolto e dialogo. Posso testimoniare, anche lavorando di concerto con il sindaco dell’Aquila Biondi, che l’Anci ha trovato nel governo sempre un atteggiamento di ascolto per affrontare i problemi in modo concreto e dare risposte effettive, ovviamente in base a un bilancio nazionale di cui non si può non tener conto.
E veniamo al terzo mandato, terreno divisivo soprattutto per il Pd, che invece sta giocando la carta del centrodestra rissoso
Premetto di essere rispettoso del ruolo dell’Anci che, come è noto, ha espresso una posizione molto chiara a favore. Da esponente politico condivido la posizione del governo che non si possa trattare un argomento così importante a due mesi dalle elezioni, quando si personalizza la battaglia su questo o quell’altro nomi. Oggi non c’è la serenità necessaria, non ci sono le condizioni politiche per ragionare insieme sull’architettura generale che tenga conto della riforma del presidenzialismo e dell’autonomia differenziata.
Condizioni a parte, nel merito: continuità nei mandati o ricambio?
Al dibattito che, ripeto, deve slittare a momenti migliori, posso aggiungere un elemento. Fare il sindaco o il governatore con dedizione e serietà è un impegno enorme che ti consuma, che ti impiega tutte le energie. Quindi il tema del ricambio esiste, anche come strumento di crescita delle classi dirigenti. Voglio ricordare che l’estensione del primo mandato per i piccoli comuni fu una necessità perché non si trovavano cittadini disposti a candidarsi, era molto complicato anche per gli stipendi praticamente inesistenti. Quello che serve è una riforma seria degli enti locali con l’apporto di tutte le forze politiche.