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Forteto: Gli aiuti alle vittime in mano al dirigente sponsor della comunità degli orchi.

La Regione Toscana ha messo il bando per gli interventi in favore delle vittime del Forteto in mano a Vinicio Ezio Biagi, lo stesso dirigente che ha lodato il modello di ‘famiglia funzionale’ teorizzato da Rodolfo Fiesoli e che ha consentito al Forteto di diventare una vera e propria comunità-lager.

Proprio sul ruolo di Biagi avevo presentato un’interrogazione nel giugno scorso.

Adesso capiamo il motivo per cui il bando tarda così tanto a produrre gli effetti, Biagi è il dirigente che firmò per conto della Regione una relazione sul Forteto indirizzata al Ministero degli Esteri in cui contestava la sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo che nel 2000 condannò l’Italia. 
Alla mia interrogazione rispose l’assessore Stefania Saccardi: Biagi non solo non è stato rimosso, ma è addirittura rimasto a gestire i fondi regionali destinati all’aiuto delle vittime del Forteto. 
Oggi guadagna ancora oltre 140mila euro l’anno. Si tratta di un fatto grottesco, torniamo a chiedere la sua immediata rimozione da questo ruolo.
Biagi nella sua relazione al Forteto parlò del Forteto come di una comunità con ‘spiccata attenzione ai bisogni dell’altro’, ‘esperienza consolidata nel tempo’, di ‘una grande famiglia, un po’ insolita’.

Addirittura, riferendosi ad un incontro avvenuto in Mugello, parla di un clima ‘sereno e collaborante, anche se un po’ disturbato dalla sentenza della Corte di Strasburgo le cui ragioni appaiono poco comprensibili’. 
E’ inaccettabile che da un lato la nuova commissione regionale d’inchiesta sul Forteto lo chiami a spiegare su questo, dall’altro sia lui a gestire i 165mila euro messi a disposizione dalla Regione per aiutare coloro i quali hanno subito sulla propria pelle i disastri provocati da questo sistema. 
La Regione non può essere credibile nel prendere le distanze dai fatti accaduti al Forteto se continua ad agire in questo modo.

      
  

La relazione sul Forteto indirizzata al Ministero degli Esteri dopo la sentenza della Corte europea di Strasburgo, che il dirigente Vinicio Biagi firmò nel 2001: