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“Migranti strumento di lotta di alcuni magistrati politicizzati. Ecco perché serve la riforma”. La mia intervista al Corriere della Sera

Per la sinistra va tutto male. Una sinistra che arriva perfino a proporre al Parlamento europeo una procedura di infrazione contro il proprio Paese, una cosa mai vista, gravissima

Di Paolo Di Caro

Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, c’è un clima parecchio agitato nel governo: scontro con i magistrati, in Europa, il ministero della Cultura di nuovo terremotato… Preoccupati?

«No, perché il clima è agitato non per noi ma per chi non si è rassegnato al fatto che Giorgia Meloni ha vinto le elezioni, governa e lo fa bene».

Per molti non è così.

«Certo, per la sinistra va tutto male. Una sinistra che arriva perfino a proporre al Parlamento europeo una procedura di infrazione contro il proprio Paese, una cosa mai vista, gravissima».

Sì ma è normale che un esponente del centrodestra dica che il governo sta facendo bene…

«Non lo dico io, lo dice l’Economist che elogia il pragmatismo di Meloni, Le Monde che le dà atto di essersi imposta nel dibattito europeo. L’asta dei Btp ha battuto cifre record di richieste, le agenzie di rating hanno migliorato i loro pareri dell’Italia. La verità è che il governo lavora in modo sereno, determinato e proficuo. Chi sperava in un’Italia che con Meloni sarebbe finita nel pantano è rimasto deluso. Si rassegnino: governeremo, e bene, per 5 anni».

Ma lo scontro con la magistratura è feroce.

«Non c’è uno scontro con la magistratura, ci sono alcuni magistrati singoli, politicizzati, che si scontrano con la nostra volontà di riformare la giustizia. Non a caso, il magistrato Patarnello nella sua chat diceva che andava fermata Meloni in una discussione che partiva dai migranti ma arrivava al nodo della riforma della giustizia. I migranti diventati strumento di lotta».

Scusi ma il caso Albania c’è, tant’è che avete dovuto fare un decreto.

«Noi agiamo sempre in maniera equilibrata e seguendo le leggi, ascoltiamo, valutiamo, poi decidiamo. E nel decreto ci sono meno Paesi sicuri di quanti si attendeva, perché le intelligence, i nostri monitoraggi sanno cose che i giudici non possono sapere. Ma qui ci sono cose che lasciano pensare: la giudice Albano che ha giudicato sul caso dei migranti in Albania si era espressa più volte in precedenza contro la decisione del governo. Non era meglio che si astenesse dal decidere sul caso?».

Quindi il ministro Nordio dovrebbe intervenire?

«Mi fido totalmente del Ministro, non entro nei singoli casi. Ma ripeto, c’è una parte della magistratura che interpreta politicamente il proprio ruolo. Noi andremo avanti con la riforma della giustizia anche per salvaguardare proprio la terzietà dei tanti giudici che non sono politicizzati e fanno bene il proprio lavoro».

Però non è che chi non la pensa come voi – come il Ppe che minaccia di votare contro un eventuale allargamento del «modello Albania» al resto d’Europa – ha necessariamente torto e voi ragione.

«lo non parlo di torti e ragioni, parlo del diritto di un governo di portare avanti le riforme che ha promesso e per il quale è stato votato. Noi siamo contro le occupazioni abusive, la Salis no: se le prossime elezioni le vincerà la Salis, farà leggi favorevoli all’occupazione delle case. Intanto in questi ultimi due anni con noi al governo sono state sgomberate 2.800 case occupate. Ora al governo ci siamo noi e abbiamo promesso il contrasto all’immigrazione clandestina, lo stiamo facendo con ottimi risultati e continueremo a farlo».

Il Consiglio d’Europa vi ha attaccato molto duramente.

«Chi qualifica come “razziste” le nostre forze dell’ordine si qualifica da solo. Neanche mi preoccupa tanto quello che dicono su un Paese che non conoscono affatto, ma il fatto che sono influenzati dai nostri parlamentari di sinistra».

Ma lei pensa che ci sia una sorta di complotto tra sinistra italiana, europea, giudici, per farvi cadere?

«Non lo so, non faccio il retroscenista. So che vogliamo procedere con la nostra linea politica. Ascolteremo tutti, ma poi prenderemo le nostre decisioni, per il bene dell’Italia che ha bisogno di riforme. Vale per la giustizia come per il fisco. Non ci faremo impantanare».

A volte sembra lo facciate da soli: al ministero della Cultura è di nuovo caos con le dimissioni di Spano.

«Sinceramente, non mi appassiona sapere perché il capo gabinetto di un ministro ha scelto di dimettersi. Ancora meno se è per un ipotetico conflitto di interessi nato durante la gestione Melandri del Maxxi. Mi interessa come farà il ministro Giuli, come valorizzerà il nostro grande patrimonio culturale. Questo importa».