Il disperato e inutile tentativo di Repubblica di screditare Giorgia Meloni

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso della conferenza stampa di fine anno

Repubblica non si arrende all’ascesa politica del Presidente del Consiglio e mette in moto “una gioiosa macchina da guerra” per cercare di infangarne l’immagine. Fallendo miseramente.

Quattro pagine di speciale, cinque giornalisti impegnati per mesi con tanto di missioni all’estero, consulenti, visure camerali e complicate ricostruzioni societarie fino al quarto grado della parentela, eppure a La Repubblica non sono riusciti a trovare nemmeno una minima scorrettezza umana, politica o amministrativa di Giorgia Meloni. La favola della ragazza della Garbatella che solo con le proprie forze diventa senza alcuna macchia la prima Presidente del Consiglio donna in Italia resiste anche al disperato tentativo del quotidiano storicamente vicino al centrosinistra e al Partito democratico di sporcarne l’immagine.

Proprio grazie all’inchiesta partita all’indomani della vittoria del centrodestra alle elezioni politiche del settembre scorso ( e pubblicata proprio nel giorno della principale tornata elettorale del 2023) gli italiani ora sanno che nemmeno una radiografia approfondita con cattiveria, come non riescono nemmeno gli investigatori dell’FBI per i serial killer nei film, può trovare una virgola di scorrettezza nella vita del Presidente del Consiglio. Nonostante il fiume di insinuazioni, ricostruzioni societarie e allusioni senza costruzioni, il tentativo de La Repubblica di scavare nelle divisioni familiari alleandosi con la parte di famiglia con cui Giorgia Meloni aveva rotto da anni porta come un boomerang il quotidiano fondato da Carlo De Benedetti a scoprire che le uniche vicende discutibili vengono proprio da quel ramo familiare da cui Giorgia ha preso fin da piccola le distanze.

Come in ogni favola che si rispetti, i cattivi, invidiosi e rancorosi, sono andati a cercarsi pure le sorellastre. Niente da fare, anche questa volta i buoni vissero felici e contenti. Noi ci teniamo ancora più stretta la nostra favola che consente a tutti gli italiani di sperare di potercela fare. Voi tenetevi la rassegnata meschina invidia da perdenti.