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La cultura nazionale c’è: rilanciamola

stati generali cultura nazionale

Il ministro Sangiuliano agli Stati generali della cultura nazionale: “L’immaginario italiano è la rivendicazione del nostro passato, ma anche la costruzione del futuro”

La sinistra ha provato per decenni a sostenere l’incompatibilità in Italia tra le parole “destra” e “cultura”, che non esistono intellettuali di area conservatrice. Falso! Pensatori, scrittori, artisti che hanno trasmesso nelle loro opere il senso dell’identità nazionale (con i suoi pregi e suoi difetti) e della sua storia, i valori del conservatorismo italiano, l’attaccamento alla tradizione ce ne sono stati e ce ne sono. E se hanno fatto fatica ad emergere, se sono stati confinati in un angolo, se non sono stati sdoganati per decenni è perché la sinistra ha costantemente e continuamente bloccato la loro legittimazione. Perché? Perché rappresentavano una minaccia al pensiero dominante. Ovviamente il loro. Ma fortunatamente i tempi sono progressivamente cambiati, e nel corso degli anni autori e opere ispirati al sistema di valori conservatore sono stati riscoperti e valorizzati come meritano. Un patrimonio che tiene i piedi nella tradizione ma punta lo sguardo verso il futuro, grazie all’azione di una vivace rete di fondazioni e associazioni. “Gli Stati generali della cultura nazionale. Pensare l’immaginario italiano”, tenutisi a Roma il 6 aprile su iniziativa dell’editore e deputato di Fratelli d’Italia Alessandro Amorese, del presidente di Nazione Futura Francesco Giubilei e dell’operatore culturale Emanuele Merlino, hanno avuto proprio questo scopo: mettere in collegamento le fondazioni e associazioni che si ispirano al pensiero conservatore e liberal-conservatore e gettare le basi per un progetto di rilancio della cultura nazionale.

Rilanciarla, però, con uno spirito che è esattamente l’opposto di quello che ha animato la sinistra in passato: l’applicazione dell’egemonia culturale teorizzata da Gramsci. Cioè imporre il proprio pensiero e il proprio punto di vista da ogni pulpito (persino quelli accademici) fino a farlo diventare dominante, esclusivo, l’unico accettabile. Ecco, come ha puntualmente fatto notare il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano nel corso degli Stati generali della cultura nazionale (qui alcune battute a margine del suo intervento), ora che la destra è al governo l’obiettivo non è quello di sostituire un’egemonia con un’altra egemonia, ma di liberare il sistema aprendolo al confronto e affermare una cultura veramente plurale, differentemente da quanto è accaduto in Italia sino a pochi anni fa. Anni in cui opporsi al pensiero unico progressista era visto come un atto di lesa maestà, non adeguarsi al conformismo una condanna all’impopolarità. Rompere definitivamente questo sistema è obiettivo ambizioso ma fondamentale, non solo per la cultura di destra, ma per l’intero sistema culturale nazionale.