“C’era un fatto di sudditanza psicologica, quello è il padre di Renzi“; “se il padre del presidente del consiglio dei ministri ti fa un’offerta, ti metti a discutere?”. E ancora: “Dovevo far fare un progettino perché il padre di Renzi mi rompeva”.
Sono le frasi intercettate dalla Guardia di Finanza all’imprenditore Luigi Dagostino, il “Re degli outlet”, imputato insieme ai genitori di Renzi per false fatture (LEGGI QUI) al processo che ha visto lo svolgimento ieri della seconda udienza. I genitori di Renzi recentemente sono stati anche arrestati recentemente, per il fallimento di alcune cooperative (LEGGI QUI).
Dagostino è l’uomo che legò Renzi a Banca Eturia (LEGGI QUI).
Dagostino le pronunciò nel 2018 sfogandosi nel suo ufficio, parlando di fatture pagate nel 2015, periodo in cui Matteo Renzi era premier e segretario del Pd.
Le fatture vennero pagate alla società Party srl (una da 20.000 euro), e alla Eventi 6 (una da 140.000 euro) per progetti di fattibilità su aree ricreative e per la ristorazione all’outlet di Reggello (Firenze). (LEGGI QUI LA MIA RICOSTRUZIONE SUGLI AFFARI DELL’OUTLET, I RENZI E BANCA ETRURIA)
Le cifra sono state inoltre valutate molto più alte del valore delle prestazioni. “Il padre di Renzi mi rompeva i c…” per “fare un progettino” che forse valeva 30-40 mila euro (e non 140.000 euro) “ma se sei il padre del presidente del consiglio, cosa faccio, mi metto a trattare?”, dice Dagostino nelle trascrizioni delle fiamme gialle.
Con un altro professionista in rapporti di affari, Dagostino si giustificava di essere rimasto indagato per le fatture dicendo di aver subito “un fatto di sudditanza psicologica, quello era il padre di Matteo Renzi…”.