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Stellantis: licenziano 15 mila lavoratori, ma ai manager 41,2 milioni

Non leggerete questa notizia su Repubblica: Stellantis licenzia 15 mila operai e ne mette molti altri in cassa integrazione, ma per i manager compensi milionari da capogiro

Molto probabilmente, non leggerete questa notizia su Repubblica. Stellantis ha appena deciso di licenziare 15 mila operai e ricorrere alla cassa integrazione, così mettendo a rischio anche altri posti di lavoro. Mentre vengono prese queste decisioni, però, i vertici dell’azienda continuano a percepire cifre astronomiche, come l’Amministratore delegato, Carlos Tavares, che riceve 36 milioni di euro come compenso. La situazione in Stellantis rappresenta in maniera sempre più emblematica la disparità nel mondo del lavoro che deve portare a più di una riflessione.

Gli stipendi di Tavares ed Elkann

Le retribuzioni dei due vertici di Stellantis, John Elkann e Carlos Tavares, rappresentano cifre record anche per il mondo dell’automotive. I due si porterebbero a casa 41,2 milioni di euro dei 43 milioni assegnati all’intero Cda del gruppo. Gli altri colleghi non arriverebbero a prendere neanche un decimo delle loro retribuzioni: per Robert Peugeot un’assegno di 216.927 euro e per Andrea Agnelli una cifra di 62.644 euro.

Stellantis aveva promesso di lavorare per aumentare i posti di lavoro in Italia nelle sue linee produttive, eppure sta licenziando moltissimi operai e mandandone in cassa integrazione molti altri mentre, invece, aumenta le retribuzioni dei propri vertici. Questa non è un’azienda che si interessa ai propri lavoratori, ma soltanto al guadagno di chi sta in cima.

Ma la Cgil di Landini resta muta

Negli Stati Uniti i sindacati si sono immediatamente mobilitati contro queste decisioni, prendendo una posizione chiara e forte protestando contro queste insensate politiche aziendali.

In Italia, invece, la Cgil di Landini non ha ancora detto niente. Silenzio completo. Un silenzio inquietante. Così come alcuni media che sembrano non vedere il fatto eclatante di una così evidente disparità di trattamento. Auspichiamo, però, che questo silenzio non si trasformi in complicità per acconsentire, tacendo, ad inaccettabili ingiustizie.