Renzi non si è mai fatto condizionare dalla paura dell’insuccesso. Da oppositore schietto devo ammettere che quel mix di spregiudicatezza e di cinico arrivismo avevano comunque creato un personaggio che non aveva certo paura di perdere. Inaspettatamente abbiamo scoperto che anche Renzi ha avuto paura, non di perdere ma di vincere.
Gli ultimi 10 giorni di campagna elettorale per le primarie Renzi ha rallentato bruscamente la propria corsa, di fatto ha tirato il freno a mano.
Ho sempre pensato che Renzi sia incapace di governare, ma ho sempre ritenuto che quando si tratta di inventare frasi a effetto, slogan efficaci o trovare idee suggestive capaci di penetrare nell’opinione pubblica sia un mago, secondo solo a Berlusconi.
Nei giorni cruciali delle primarie invece, niente. Non una promessa, non una trovata, non una sola idea forte per rilanciare l’Italia. La Leopolda3 appena conclusa è passata praticamente inosservata. Doveva essere quella più importante, quella dei fuochi artificiali e dei titoloni di apertura e invece è stata quella degli sbadigli e dei boxettini in ennesima pagina.
Renzi è stanco? Non ci credo.
Renzi ha finito le idee? Non è da lui.
Renzi non immagina che gli ultimi giorni di campagna elettorale sono i più importanti? Ahhahahahaha Da non prendere in considerazione.
Allora forse devo credere alle voci che girano in città. Forse è vero che chi finanzia Matteo, parlo dei soldi veri non degli spiccioli per la benzina del camper, gli abbia detto di tirare i remi in barca.
Forse quell’alta finanza che cena con Matteo voleva indebolire Bersani per agevolare l’ingovernabilità politica e rilanciare il proseguo dei tecnici dopo il voto. Forse “adesso” chi ha messo la benzina vera alla campagna di Matteo ha ricordato al giovane di Rignano che oltre l’acceleratore c’è anche il freno e se non basta il freno a mano.
Vedremo nei prossimi giorni, ma se l’adrenalina della campagna di Renzi resterà quella di un bradipo in letargo (contro natura anche per il bradipo), vorrà dire che Matteo ha avuto paura di vincere. Sarà l’ennesimo caso di politica che si siede al tavolo con la grande economia per farsi pagare il conto lasciando in cambio il posto di capotavola a chi paga.