La precisa e puntuale informativa alla Camera dei Deputati dei ministri della Giustizia e dell’Interno chiarisce inequivocabilmente la correttezza dell’operato del governo
La dettagliata ricostruzione della vicenda del cittadino libico Almasri fatta dai Ministri Nordio e Piantedosi durante l’informativa alla Camera dei Deputati toglie ogni e qualsiasi possibile dubbio sulla correttezza dell’operato del governo Meloni. Parole chiare e precise che smontano, pezzo per pezzo, la montagna di bugie raccontate dalla sinistra sul caso Almasri.
Nordio ineccepibile
Il primo ad intervenire è il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il quale rappresenta subito che nel caso del cittadino libico Almasri l’Autorità giudiziaria internazionale è caduta in “grossolane contraddizioni”. Inizia ripercorrendo tutta la vicenda dall’inizio. La notizia informale dell’arresto di Almasri è stata “trasmessa via mail da un funzionario dell’Interpol a un dirigente del ministero alle ore 12:37 di domenica 19 gennaio”, tre ore dopo che Almasri era stato fermato.
“Si trattava di una comunicazione assolutamente informale, di poche righe, priva di dati identificativi, priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese. Solo domenica 20 gennaio alle ore 12:40 il procuratore generale di Roma trasmetteva il complesso carteggio a questo ministro”, prosegue Nordio. La comunicazione della Questura di Torino, che ha fermato Almasri il 18 gennaio, è arrivata al ministero “ad arresto già effettuato, quindi senza una preventiva comunicazione della richiesta di arresto a fini estradizionali emessa dalla Corte penale internazionale, come prescritto dalla legge”. Poi, il 22 gennaio è arrivata al gabinetto del ministro il provvedimento di scarcerazione della Corte d’Appello, che “avrebbe avuto tutti i poteri in sé per convalidare quell’arresto”.
Gli atti sballati della Corte penale internazionale
Il ministro rende noto di aver poi “notato tutta una serie di criticità sulle richieste di arresto” poiché nel mandato era indicato quale tempo del commesso reato un periodo compreso tra il 2011 e il 2015: “Non una cosa di poco conto trattandosi di reato continuato e visto che in quei quattro anni sarebbero stati commessi diversi atti di stupro, torture, aggressione, violenza”. La Corte penale aveva segnalato anche che “la terza giudice si era espressa in disaccordo coi colleghi perché riteneva che i crimini presunti non fossero chiaramente collegati alla richiesta della Corte”. Ma il provvedimento con le motivazioni di queste ragioni non è arrivato. “Nella parte motiva la Corte continuava a fare riferimento ad atti compiuti tra il 2015 e il 2024: questi concetti venivano ribaditi in una sessantina di paragrafi, in cui c’era tutta la sequenza di crimini orribili addebitati al catturando”. Con una enorme contraddizione: “Le conclusioni risultavano completamente differenti sia rispetto alle conclusioni dell’accusa che alla parte emotiva”.
Per queste ragioni, chiarisce il ministro, “qualsiasi mia iniziativa avrebbe dimostrato una carenza di attenzione nell’aver rilevato queste gravissime anomalie, che poi sono state rilevate dalla stessa Corte: è stata la Corte che si è corretta, e ha cercato di cambiarli cinque giorni dopo perché aveva fatto un enorme pasticcio. Se non ce ne fossimo accorti e l’avessimo inviata alla Corte d’appello italiana ce l’avrebbe mandata indietro dicendo che quel mandato di arresto era completamente contraddittorio”.
Piantedosi: “Ogni azione presa nell’esclusivo interesse della Nazione”
Interviene sulla vicenda anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che chiarisce subito: “Almasri non è mai stato un interlocutore del governo per contrastare il fenomeno migratorio. Non c’è mai stata minaccia o ricatto. Anzi, ogni decisione è stata presa sulla base di valutazione dei fatti, nell’esclusivo interesse del nostro Paese. L’espulsione di Almasri è da inquadrare, per il profilo di pericolosità che presentava il soggetto in questione, nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell’ordine pubblico, che il governo pone sempre al centro della sua azione, unitamente alla difesa dell’interesse nazionale che è ciò a cui lo Stato deve sempre attenersi nell’obiettivo di evitare, in ogni modo, un danno al Paese e ai suoi cittadini”.
Il 2 ottobre 2023 il procuratore internazionale ha emesso un mandato nei confronti di Almasri, la Corte penale ha emesso un mandato il 18 gennaio, quando si trovava in territorio italiano. “In questi mesi Almasri si è mosso in diversi Paesi, l’ultimo viaggio risale all’inizio di gennaio, quando è andato a Londra. Risale al 10 luglio dell’anno scorso l’inserimento della Corte di una nota diretta solo alla Germania e non visibile ad altri Paesi”. Questa nota era finalizzata alla raccolta discreta di informazioni e contatti di Almasri, con richiesta per le forze dell’ordine tedesche di non arrestarlo, perché aveva lo status di testimone: “La Corte penale internazionale ha diffuso questa nota a gennaio ad altri Paesi, ma non all’Italia”.
La scelta delle modalità di rimpatrio sono perfettamente in linea con quanto avvenuto in numerosi analoghi casi con governi precedenti “è andata di pari passo con la valutazione effettuata per l’espulsione di Almasri. In buona sostanza, si è reso necessario agire rapidamente proprio per i profili di pericolosità riconducibili al soggetto e per i rischi che la sua permanenza in Italia avrebbe comportato, soprattutto con riguardo a valutazioni concernenti la sicurezza dei cittadini italiani e degli interessi del nostro Paese all’estero, in scenari di rilevante valore strategico ma, al contempo, di enormi complessità e delicatezza”, ha concluso Piantedosi.
La sinistra si rassegni: l’operato del governo è stato corretto
Rassegnatevi: ci siamo noi al governo e gli italiani sono tranquilli perché sanno che continueremo a governare l’Italia, e che non ci faremo condizionare. Faremo ciò che abbiamo promesso agli italiani per fermare l’immigrazione clandestina e per riformare la giustizia. Messaggio chiaro a tutti: non ci faremo intimorire.
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