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Conte e la scarcerazione dei boss mafiosi: è tutto vero. Ecco come andò

Dpcm lockdown illegittimi

Con la scusa del contagio per il Covid il governo Conte portò alla scarcerazione dei boss mafiosi. Le sinistre colte nel vivo sanno solo insultare: la ricostruzione

Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte attacca il convegno “Parlate di mafia” organizzato da Fratelli d’Italia a Palermo (qui il mio intervento). E insulta ancora una volta me sulla storia della scarcerazione dei boss mafiosi avvenuta quando egli stesso era Presidente del Consiglio.

Capisco che Conte si senta colto sul vivo, perché si tratta di un fatto vero e incontrovertibile. Come sempre quando metti davanti alla verità uno di sinistra (Pd o 5 Stelle cambia poco) scattano gli insulti personali e le bugie, fino a gridare a caso contro le “fake news”.

L’ultimo caso racconta di un Conte che mi dà del “redivivo”, dopo aver già parlato di un “ragazzino in gita scolastica”. Semplicemente perché ho ricordato che quando c’erano loro al governo c’è stata una massiccia scarcerazione dei boss mafiosi.

Dato che noi siamo abituati a dire le cose con cognizione di causa, vi aiutiamo a ricostruire la storia. Tutto vero: con i 5 Stelle al governo moltissimi boss mafiosi finirono in libertà con la scusa del Covid. Ecco le prove.

Boss mafiosi scarcerati con la scusa del Covid: la ricostruzione dei fatti

E’ il 7 marzo 2020, i contagi da coronavirus stanno per convincere il governo guidato da Giuseppe Conte, a maggioranza Pd-5 Stelle, ad ordinare il lockdown su tutto il territorio nazionale. Le carceri sovraffollate ribollono, si teme per i contagi e successivamente lo sarà per il blocco dei contatti con gli esterni. Alla fine la situazione esplode.

Da quel giorno, nell’arco di un solo weekend vanno letteralmente a fuoco, distrutti e devastati, oltre 70 istituti penitenziari. In altri 30 carceri si verificano manifestazioni pacifiche. Complessivamente le prigioni coinvolte dalla rivolta sono 189 in tutto il territorio nazionale.

Dietro a quella rivolta, è storia certificata ed acclarata, c’erano le mafie. Lo hanno scritto tutti, l’obiettivo era proprio quello di ottenere dal governo Conte la scarcerazione dei boss mafiosi e altri criminali.

Pochi giorni dopo le rivolte, il 21 marzo del 2020, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) del Ministero della Giustizia guidato allora dal 5 Stelle Alfonso Bonafede dirama la circolare che arrivò – come ricostruito in molti articoli, anche di giornalisti non certo a noi vicini – come conseguenza del decreto “Cura Italia” adottato sempre dal governo Conte. Ecco qui di seguito la circolare.

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La circolare del Ministero della Giustizia che, alla luce della pandemia, apre alle “valutazioni” in caso di determinate patologie

Nel documento si invitano tutti gli istituti penitenziari a comunicare all’Autorità giudiziaria i nominativi di detenuti in pericolo di salute per il possibile contagio Covid e che sarebbero dovuti uscire alle carceri. Tra le patologie ne furono inserite alcune davvero sconcertanti, come il “diabete” o le “emoglobinopatie”. E poi bastava avere più di 70 anni. Le maglie erano così larghe che a rientrarci furono anche moltissimi boss mafiosi. Nessuno può dire che non fosse prevedibile.

L’allarme fu lanciato a suo tempo con una interrogazione dal collega deputato ed attuale Sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. Qui di seguito l’atto presentato alla Camera dei Deputati.

Purtroppo non ci fu niente d fare: non fummo ascoltati. La scarcerazione andò in porto e i boss mafiosi uscirono per davvero. Alla fine i boss scarcerati si stimò che fossero stati circa 500.

Fra questi Francesco Bonura, 78enne boss dei palermitani, Rocco Filippone, detenuto in regime di alta sicurezza, imputato con Giuseppe Graviano nel processo ‘Ndrangheta Stragista. E poi Antonio Sudato, condannato per estorsione, associazione mafiosa ed omicidi e Vincenzino Iannazzo, considerato il boss della ‘ndrangheta a Lamezia Terme. Solo per fare qualche nome.

Alcuni di questi non sono mai tornati in carcere, altri sì (per fortuna). Secondo alcuni fu sottovalutazione, secondo altri imperizia, altri ancora dicono che lo Stato abbia ceduto alla mafia, ma il risultato non cambia: per via di quelle sciagurate scelte la mafia ottenne il risultato storico di vedersi aprire le porte del carcere e di tornare sui territori a manifestare la propria forza e potenza

Io stesso denunciai più volte il fatto, anche con un video in cui chiedevo le dimissioni del Ministro della Giustizia Bonafede. E che non si dica che questo non fosse un motivo valido per chiederle, a differenza della sinistra che da quando governa la Meloni chiede le dimissioni di un ministro al giorno solo perché gli stanno (e menomale!) antipatici.

In seguito agli allarmi lanciati della stampa (anche in questo caso, non certo “amici” nostri, come dimostra questo articolo di Repubblica) e agli interventi di Fratelli d’Italia, Conte, Bonafede e grillini furono costretti a intervenire per rimediare a ciò che era accaduto (ecco qui un altro articolo che lo dimostra).

Le offese e le polemiche di Conte, dunque, stanno a zero. E sono acqua fresca rispetto a quello che ha fatto quando era a capo del governo italiano. La scarcerazione dei boss mafiosi del suo governo è storia. E se ne dovrebbe vergognare.

Il governo Meloni, a differenza del suo, con la legge sull’ergastolo ostativo e la conferma del 41 bis nonostante il “caso Cospito”, ha tenuto in carcere i boss. Da Conte non possiamo certo accettare lezioni.