«Lei lavora per unire Washington e la Ue, e i risultati ci sono». La mia intervista al Corriere della Sera

«Noi lavoriamo per unire le due sponde dell’Atlantico che hanno gli stessi valori di fondo, e lo facciamo da europei»

di Paola Di Caro

«È meglio un Premier che non si interessa dei selfie ma grazie all’autorevolezza tesse diplomazia, o Premier come sono stati Conte e Renzi, guarda caso oggi tra i più scatenati, che hanno pensato fosse utile farsi solo le foto per darsi autorevolezza?».

Giovanni Donzelli, capo dell’organizzazione di Fratelli d’Italia: si riferisce a Meloni?

«Certo. È quello che stiamo vedendo in questi giorni, che vediamo da tempo, e che l’opposizione in modo surreale nega, nonostante sia evidente. Giorgia Meloni, per essere autorevole, non ha bisogno di correre ad ogni appuntamento in presenza se non è convinta dell’obiettivo della riunione. I Volenterosi inizialmente erano stati un po’ troppo frettolosi nell’evocare truppe europee in Ucraina senza accordo internazionale. Anzi, con la sua scelta di segnare una distanza ha ottenuto due risultati».

Quali?

«Il primo è aver fatto dire chiaramente a Macron che non c’è alcuna intenzione di inviare truppe europee, se non eventualmente in ambito Onu, dopo, a mantenere una pace già raggiunta. Il secondo è di aver agevolato il dialogo. Non è un caso se il portavoce di Merz ha detto che il nuovo format allargato dei Paesi europei – che comprende anche l’Italia – è stato raccomandato da Trump, proprio per coinvolgere Meloni che è un ponte tra Europa e Usa».

Ma Meloni è il governo italiano, non la Svizzera: non è un Paese neutrale che cuce tra Paesi ostili…

«E infatti non lo è. Noi lavoriamo per unire le due sponde dell’Atlantico che hanno gli stessi valori di fondo, e lo facciamo da europei. Per far contare l’Europa, per evitare che si costruiscano muri. E ci stiamo riuscendo. È un’impresa enorme».

Alla fine però è Trump che telefona direttamente a Putin per cercare un’intesa per far cessare la guerra in Ucraina…

«Attenzione: Trump ha fatto in queste ore tre telefonate: la prima appunto ai Paesi di testa dell’Europa – Italia, Inghilterra, Francia, Germania – poi a Zelensky e poi a Putin. E su questo la premier ha avuto un ruolo fondamentale. Mi dispiace per chi vorrebbe un’Italia ininfluente e assente, ma è esattamente il contrario. Io capisco che l’opposizione debba fare l’opposizione, ma su questi temi, sull’importanza della nostra nazione nello scenario internazionale, noi non abbiamo mai tifato contro, nemmeno per governi non nostri. Loro no. Sperano di indebolirci, ma la realtà è talmente evidente che fanno quasi tenerezza».

In questo scenario internazionale però la Meloni sembra fare tutto da sola, senza gli alleati…

«Tutt’altro, ç’è grande gioco di squadra. E il capo del governo di una maggioranza coesa, che non si spacca su tutto come facevano loro o fanno all’opposizione. A lei spetta naturalmente la sintesi e l’azione da Premier, ma la maggioranza è compatta su tutto. In un quadro di stabilità, che è la vera forza che abbiamo, e che vogliamo lasciare come valore aggiunto anche a chi verrà dopo di noi».

In verità c’è una crisi nel Centrodestra sul tema del terzo mandato; avete bloccato la legge per il Trentino, la Lega ha votato no. Le tensioni si scaricano su altro?

«Il Consiglio dei ministri ha votato su un punto che ha a che fare con la coerenza nazionale per elettorato attivo e passivo. Non è possibile che in alcune Regioni si possa votare per un terzo mandato e in altre no. Deve esserci un principio uguale per tutti».

Ma è così assurdo che presidenti che sono graditi al proprio elettorato possano ripresentarsi alle elezioni?

«Non è assurdo, anche se dobbiamo tener conto che quasi tutte le cariche elettive dirette monocratiche, ovunque, prevedono un limite di mandati. Però deve esserci una legge che valga per tutti, non solo per alcuni. E non perché ci sono presidenti bravissimi come Zaia e altri molto meno come De Luca».

Quindi niente leggi ad personam, ma…

«Ma se le Regioni ci chiedessero di intervenire, se ci fosse una spinta importante per aprire alla possibilità di un terzo mandato, non avremmo problemi a parlarne, aprire un dibattito, verificare i pro e i contro e se necessario anche approvare una legge. Non ne facciamo una questione di principio, siamo pronti ad ascoltare».