“Disastro Giani: 40 mila immunizzati fantasma. E l’inchiesta sul capo di gabinetto della Regione apre scenari inquietanti. Vogliamo sapere la verità”
Stamani una bella intervista è uscita sul quotidiano La Verità. Eccola qua, per chi avesse voglia di leggerla.
Giovanni Donzelli, fiorentino doc, deputato di Fratelli d’Italia, diventa elettrico quando parla della sua Toscana.
«Con Eugenio Giani, ho un ottimo rapporto personale. Ma adesso sta dimostrando tutta la sua incapacità».
Onorevole, il governatore ha scritto al Tirreno, negando che, sulle vaccinazioni, esista un «caso Toscana». Quindi, era tutta una montatura?
«Che esistesse un mi pare evidente. E purtroppo continua a esistere».
Che succede?
«Grossi problemi con gli over 80 non ancora vaccinati e difficoltà operative per le altre categorie».
La Regione è ancora ultima per somministrazioni della doppia dose agli ultraottantenni, no?
«Sì, oggettivamente è stato un disastro sia sul piano organizzativo, sia dal punto di vista delle scelte politiche».
Che scelte?
«Ad esempio, vaccinare prima i dipendenti in smart working dei tribunali rispetto agli over 80. Una follia».
Sono scelte dettate da incompetenza? O c’è stato qualcos’altro?
«Sicuramente c’è stata l’incapacità di Giani, che pur di piacere, dice di sì a tutti. E quindi, se arriva una categoria e gli chiede: lui accetta. Il risultato è che a essere svantaggiati sono stati i più deboli, quelli privi di rappresentanti in grado di bussare alla porta di Giani».
Intanto, ha riaperto il portale per le prenotazioni online della fascia 70-79 anni. Perché l’avete criticato?
«Perché ci sono anziani di Firenze che, secondo questo portale, dovrebbero andare a vaccinarsi all’isola d’Elba».
Come, prego?
«Succede anche questo. Infatti, il nostro capogruppo in Regione, Francesco Torselli, aveva chiesto una commissione d’inchiesta. Perché s’è parlato di vaccini, ma anche sui tamponi è stato un disastro».
Perché?
«C’è gente che ha dovuto aspettare una settimana o dieci giorni per avere il risultato. E ciò ha tenuto bloccate in casa persone che, nel frattempo, magari si erano negativizzate. O, viceversa, qualcuno che si era sottoposto al test senza avere sintomi, se n’è andato in giro per dieci giorni per poi scoprire di essere positivo. Infettando, nel frattempo, chissà quante altre persone».
Lei aveva promosso un’interrogazione parlamentare sui 40.000 «vaccinati fantasma» della Toscana?
«Esatto. Anche qui, i numeri non tornano».
Cioè?
«La Regione, a un certo punto, ha dato i numeri sui vaccinati con Astrazeneca. Ma da questi dati, veniva fuori che 80.000 dosi erano state somministrate a individui che non rientravano in alcuna delle categorie prioritarie. In teoria, ipotizzando una doppia dose, si tratta di un 40.000 persone. Ma è una stima per difetto, perché sulle doppie somministrazioni la Regione è indietro».
Una stima per difetto, addirittura?
«Be’, una parte saranno vaccini che hanno buttato via, ma ci sono comunque almeno 40.000 vaccinati di cui nessuno sa nulla».
Scusi, ma com’è possibile? Non è che se io mi presento all’hub vaccinale di mia iniziativa, mi somministrano una dose.
«Il lavoro del capogruppo Torselli, con le telecamere nascoste delle Iene, ha dimostrato che, a un certo punto, a Firenze è capitato anche questo. Da una certa ora in poi, c’era un affollamento di finti volontari, amici, fratelli, cugini…».
Però era stato il commissario Paolo Figliuolo, a chiedere di somministrare, a chiunque lo desiderasse, le dosi avanzate alla fine di ogni giornata.
«Sì. Peccato che tutto questo, in Toscana, succedesse già un mesetto prima che Figliuolo dicesse queste cose».
Scandalo ‘ndrangheta. La vicenda deovrebbe determinare conseguenze politiche per la Giunta?
«Vogliamo sapere tutta la verità. Sicuramente la Giunta ha un obbligo di trasparenza: le accuse sono molto pesanti, a prescindere dalla ‘ndrangheta».
In che senso?
«Pare che ci siano dei gruppi occulti di potere che hanno la possibilità di influenzare le nomine dei vertici della Regione, come nel caso della conferma di Ledo Gori, il capo di gabinetto di Giani, ma anche le leggi. Gori è stato sospeso, ma non credo agisse per conto proprio».
Gori, indagato per corruzione, è coinvolto in un’inchiesta su presunti reati ambientali. Ma non era l’ideatore della lista ecologista che appoggiava Giani?
«Mi rendo conto che sia paradossale. Era anche rappresentante di Libera… Il punto però è che lui è l’uomo-Regione Toscana».
Ovvero?
«È stato per 20 anni affianco a Enrico Rossi, sia quand’era assessore alla Sanità, sia quand’è diventato presidente. Gori era l’uomo con cui chiunque doveva parlare per avere un qualche rapporto con la Regione. E infatti, in questa vicenda è coinvolto un po’ tutto il sistema di potere della sinistra toscana».
Si spieghi.
«Giani, che comunque non è indagato, non ha mai rotto i suoi rapporti con Matteo Renzi. Gori è, appunto, l’uomo di riferimento di Rossi, che è passato anche per Leu. E Andrea Pieroni, il consigliere regionale indagato, è un uomo molto legato a Enrico Letta».
Ovviamente, bisogna essere garantisti fino a sentenza definitiva.
«Sì, ma esiste un problema politico. Perché qui, dopo che la Giunta ha dimostrato la propria incapacità nella gestione della pandemia, sono emersi anche dubbi sulla correttezza del suo operato. Ed è crollata la fiducia in Giani, che in teoria ha davanti ancora 4 anni e mezzo».
Cosa succede oggi al Forteto, la cooperativa al centro dello scandalo sugli abusi verso i minori, che godette di coperture politiche e giudiziarie?
«Aspettiamo che finiscano i lavori della commissione parlamentare d’inchiesta, che non mi permetto di scavalcare. La mia impressione, però, è che nella gestione della cooperativa non ci siano ancora la trasparenza e la discontinuità che ci aspettavamo. E lo stesso discorso vale per i servizi sociale e per alcuni rami della magistratura».
Intanto, in Parlamento, Fdi va avanti con la mozione contro Roberto Speranza? Dicono che la Lega sia in imbarazzo, Forza Italia addirittura contraria.
«Sa, sul governo è logico che rispetto ai nostri alleati abbiamo posizioni diverse».
Speranza, però, non piace a nessuno di voi.
«Noi crediamo sia utile che non continui a fare il ministro. E perciò chiediamo che venga rimosso, senza riflessioni tattiche o strategiche. Abbiamo lanciato anche una petizione online, che sta raccogliendo migliaia di firme. E vorrei sottolineare una cosa».
Cosa?
«Il problema di Speranza è politico, ma non riguarda soltanto la sua visione di oggi sulle riaperture. Doveva mettere in sicurezza gli anziani, chiedere di potenziare i mezzi pubblici, avviare protocolli domiciliari, invece si è impegnato solo a chiudere tutto mentre a quanto pare mentiva agli italiani e, forse, anche ai tribunali: mi riferisco alla gestione dell’emergenza, al piano pandemico e al report Oms censurato. Il suo è stato un comportamento inadeguato, che non gli dovrebbe consentire di rimanere al governo».
Le riaperture di Mario Draghi vi convincono?
«Non nego che gli amici di Lega e Forza Italia abbiano fatto il massimo possibile per arrivare a questo risultato. Ma non è ancora sufficiente. D’altra parte al governo nei posti chiave ci sono PD e 5stelle».
Che problemi intravede, ancora?
«Continuiamo a non capire, ad esempio, perché sia necessario il coprifuoco alle dieci di sera. Il virus non ha l’orologio. Mi pare una logica punitiva nei confronti degli italiani».
Tra l’altro, se riaprono i ristoranti di sera, a che ora si dovrebbe andare a cena? Alle 7?
«Può funzionare in qualche Regione del Nord, forse, ma in alcune zone del Sud, fino alle dieci di sera non aprono nemmeno…» (risata). «Ma un discorso simile vale per le palestre».
Perché?
«Le fanno riaprire in un periodo dell’anno, l’estate, in cui normalmente chiudono. Non vorremmo fosse un trucco per non dare gli indennizzi ai gestori».
È così malizioso?
«Sempre meglio che tenere tutto chiuso, eh. Ma se devo fare un confronto rispetto allo stesso periodo dell’anno 2020, non mi pare che ci siano tante aperture in più rispetto a quelle permesse da Giuseppe Conte».
Cioè, saremo meno liberi con Draghi che con Conte?
«Be’, il confronto non può essere tra giugno e marzo, ma tra giugno 2021 e giugno 2020».
Che ne pensa del pass per gli immuni, per spostarsi tra le Regioni non gialle?
«Mi riesce difficile pensare che serva un pass per transitare, ad esempio, dalla Toscana all’Umbria, mentre continuano a sbarcare centinaia di clandestini sulle nostre coste. E che, mentre lo Stato li mantiene con i famosi 35 euro al giorno – ormai, siamo tornati a quella cifra – i nostri piccoli esercenti rischino di fallire».
Non è troppo comodo, per voi, stare sempre all’opposizione? Massimizzate i consensi e non vi assumete responsabilità di governo.
«Noi le responsabilità di governo ce le vogliamo assumere eccome. Ma non possiamo governare con la sinistra, che ha tutte le colpe di ciò che non funziona anche nell’attuale governo. Al governo vogliamo andarci con i nostri alleati».
Quindi, il centrodestra esiste ancora? Non si sta sfilacciando la coalizione?
«Per noi esiste sicuramente. Non vedo un motivo per cui la coalizione debba sfilacciarsi. Quando, finalmente, potremo votare, dimostreremo che il centrodestra c’è, è vincente e sa governare bene»