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“La luna di miele? Non è finita. E l’Europa presto cambierà”, la mia intervista a La Verità

Donzelli Meloni Europa

“La sinistra prima ha dipinto la Meloni come mostro estremista, ora l’accusa di incoerenza. Fanno tutto da soli. A Bruxelles soffierà un vento nuovo”

Giovanni Donzelli, Fratelli d’Italia, i sondaggi dicono che il suo partito si attesta ormai sotto la soglia del 30%. Dopo sei mesi di governo , è finita la luna di miele?

Questa cosa ce la raccontano fin dal primo giorno in cui Giorgia Meloni è entrata a Palazzo Chigi. La luna di miele a sentire loro era finita quando furono carpiti audio di riunioni interne di Berlusconi; era finita perché l’Europa avrebbe rigettato la manovra finanziaria; era finita perché togliendo gli sconti sulle accise si sarebbe bloccata l’Italia. Invece la realtà è sempre diversa da come la descrive la sinistra. La manovra è andata in porto, a livello internazionale siamo in prima fila, la coalizione è sempre più compatta e abbiamo contenuto i prezzi delle bollette. Quindi, per quanto mi riguarda, la luna di miele prosegue.

Diciamo che siamo in una fase di stasi, a metà tra la luna di miele e l’avvocato divorzista?

Ma no. Il consenso è ancora forte, anzi, come centrodestra siamo cresciuti. Meglio oggi del primo giorno. Poi siamo anche consapevoli che in questi cinque anni troveremo difficoltà, saremo chiamati anche a scelte impopolari, avremo incomprensioni con i sindacati. Ma a noi non importa il consenso immediato, siamo qui per cambiare l’Italia.

Però riconoscerà che c’è un bel salto tra la Meloni capopartito d’opposizione, e la Meloni presidente del Consiglio. Non teme che la “svolta moderata” possa deludere il vostro elettorato?

Ma non c’è nessuna svolta moderata. Queste cose le racconta la sinistra perché non sopportano la nostra coerenza. Diciamo le stesse identiche cose della campagna elettorale. Hanno fatto tutto da soli, a sinistra: prima accusavano Giorgia Meloni di essere un mostro estremista, mentre oggi la accusano di essere cambiata. Semplicemente erano bugiardi loro quando la descrivevano come un mostro. Prendiamo il tema dei migranti: oggi come ieri ripetiamo le stesse cose: è necessario fermare i trafficanti di uomini, è necessario fermare le navi in partenza dalla Libia, è necessario garantire, ancor prima del diritto ad emigrare, il diritto a non emigrare.

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Volevate il blocco navale: perché oggi non viene più rilanciato?

Ma certo che lo rilanciamo. Quando Meloni va in Africa a parlare del piano Mattei, e si preoccupa di non abbandonare la Tunisia, è perché sta lavorando per una gesrione dell’immigrazione che punta a bloccare le partenze delle navi. Poi, se una nave è già partita, è chiaro che non la puoi affondare con le persone sopra. Questo nessuno l’ha mai pensato.

Quindi il vostro è un blocco navale diplomatico, più che militare?

Certo. Poi, negli accordi internazionali, si può prevedere un controllo fisico delle coste, in accordo con le nazioni di partenza.

Ma l’Europa non sembra prestarci ascolto. Anche il tema della redistribuzione sembra non concretizzarsi mai.

In realtà è la sinistra che ha sempre insistito sulla redistribuzione. Noi invece abbiamo sempre pensato che il primo obiettivo dell’Europa debba essere la difesa dei propri confini, tra cui quelli del Mediterraneo. In altre latitudini si è già fatto: l’Europa coprì di miliardi la Turchia per impedire il passaggio dei siriani lungo la rotta balcanica, onde evitare dispiaceri alla Germania. In quel caso l’Europa era consapevole dell’importanza delle frontiere: ciò che è valso per la Turchia dovrà valere anche per il Nord Africa, al fine di evitare le partenze dei migranti.

Questo è ciò che volete. Il punto è capire se i partner europei ve lo concederanno.

Intanto, per la prima volta il governo italiano non va in Europa per cercare approvazione o patenti di legittimità. L’approvazione ce l’hanno già data gli italiani con il voto. Il governo va in Europa per porre temi concreti di interesse nazionale, come per l’appunto l’emergenza migranti, che nell’ultimo consiglio non era neanche nell’ordine del giorno e alla fine è diventata centrale. Con l’impegno a proseguire il dialogo.

Metà degli italiani sono perplessi sull’appoggio militare a Kiev. Si può essere pro Nato e sovranisti insieme?

Siamo tutti preoccupati per l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, e spaventati dall’escalation: ma l’Italia non può permettersi la vigliaccheria di voltarsi dall’altra parte. Di fronte all’invasione russa, non sarebbe solo un errore morale, ma anche geopolitico.

Cioè?

L’Ucraina va difesa nel nostro interesse. Ritirare l’appoggio ci indebolirebbe nel consesso internazionale, e senza credibilità sarebbe più difficile portare avanti anche le nostre battaglie economiche. Se ci tirassimo fuori, la situazione per le tasche degli italiani peggiorerebbe anziché migliorare. Siccome, purtroppo, le conseguenze della guerra è probabile si prolunghino in futuro, l’ultima cosa di cui ha bisogno il Paese è farsi ridere dietro.

Qualcuno anche da destra vi critica: siete a ruote dell’opposizione, state giocando di rimessa anziché partire in attacco. Cosa risponde?

Non è vero che siamo a ruota dell’opposizione. A sinistra sono bravi a montare la polemica: da ultimo, sulla nostra proposta di legge per rendere l’utero in affitto reato universale. Abbiamo assistito a una levata di scudi, perché adesso a quanto pare le femministe si scoprono favorevoli allo sfruttamento del corpo della donna. Ma in ogni caso il governo, su questo come su tanti altri tempi, è andato avanti senza farsi condizionare.

Nanni Moretti diceva a D’Alema: “Di’ qualcosa di sinistra”. Oggi qualcuno, dopo sei mesi, vi sussurra: “Fate qualcosa di destra”.

Lo stiamo già facendo. Tutti i giorni l’opposizione chiede le dimissioni di un ministro o di un sottosegretario, e sa perché? Perché stiamo realizzando esattamente le cose che non piacciono a loro, senza tentennamenti. Per esempio, siamo andati avanti sull’ergastolo ostativo, in difesa della legalità. Siamo andati avanti nell’aumentare il personale per le forze dell’ordine. Siamo andati avanti sugli aiuti sulle bollette energetiche, e poi abbiamo fatto partire la più grande rivoluzione fiscale degli ultimi decenni e abbiamo confermato l’abolizione del reddito di cittadinanza, con buona pace della Cgil.

Ci sarebbe anche la sfida più grande di tutte: il presidenzialismo. Per ora è solo un proposito: intendete accelerare il percorso?

Abbiamo una legislatura davanti. E il vantaggio di poter ragionare su un ampio orizzonte. Per fare le grandi riforme non serve fretta e approssimazione. Siamo pronti a parlare con tutti, ma poi decideremo.

Difficile che la sinistra vi segua su questo progetto.

Ci confronteremo con tutti, perché le riforme istituzionali più sono condivise e meglio è. Nello stesso tempo, non accetteremo veti da parte di nessuno.

Non si lascia condizionare nemmeno l’Europa sulle crociate green, case e auto. Dobbiamo bere l’amaro calice ambientalista?

Continueremo a batterci. Non si risolve il problema dell’inquinamento mondiale aiutando la Cina a produrre ancora più auto elettriche e chiudendo le fabbriche in Europa. Contiamo sul fatto che, dopo le prossime elezioni europee, nei palazzi comunitari possa tirare un vento nuovo. Ecco perché puntiamo a liberare il partito popolare dal legame con i socialisti, per costruire un nuovo patto con i conservatori.

Intanto l’applicazione del Pnrr sta diventando problematico: il Pd vi accusa di fare scaricabarile sui ritardi.

Ci dissero le peggiori cattiverie quando sostenevamo che il Pnrr andava ritrattato, senza paraocchi, perché in pochi mesi è cambiato il mondo. Oggi abbiamo ottenuto ragione, e le altre nazioni stanno avanzando le nostre stesse pretese.

Prima o poi accetteremo il Mes, obtorto collo?

Finché c’è Meloni al governo, l’Italia non accederà al Mes. Per quanto riguarda la ratifica, occorre riflettere: questo strumento è davvero utile? Dall’Europa ci aspettiamo buon senso: se nessuna nazione ha intenzione di utilizzarlo, forse stiamo parlando di uno strumento inutilmente costoso. Sarebbe più logico cercare una soluzione, per mettere quei fondi realmente al servizio della crescita economica.

Lei fu il primo ad annunciare la commissione d’inchiesta sul Covid. È stata già insabbiata?

Niente affatto. Procede eccome. Prima partono le commissioni ordinarie, e poi la commissione d’inchiesta sul Covid, che è già a buon punto.

Dalle conversazioni fuoriuscite nelle ultime inchieste giudiziarie, sembra che molti dati importanti su virus e vaccini siano stati nascosti. Una congiura politica?

Indagheremo anche su questo. Noi abbiamo detto durante la pandemia che alcune scelte non ci sembravano né scientifiche né razionali. Siamo stati bollati come no vax, quando eravamo tutti vaccinati. Hanno rincorso la gente con i droni, tenendo i mezzi pubbilci affollati. Draghi diceva che con il green pass non si rischiava il contagio, e la realtà ha dimostrato il contrario. Insomma, hanno spacciato per verità scientifiche quelle che erano scelte politiche. E la commissione d’inchiesta, nella sua indagine, dovrà distinguere le une dalle altre.