Sanno solo strumentalizzare: ci hanno accusato di tutto, ma loro si sentono intoccabili
L’onorevole Giovanni Donzelli — ribattezzato «Prezzemolo» da qualche suo detrattore per via dell’onnipresenza in tv, radio e giornali — sarebbe, di per sé, una persona loquace. Poi dopo il suo ormai noto intervento in Aula in cui ha usato parole di fuoco contro quattro colleghi del Pd (Orlando, Serracchiani, Verini e Lai) che erano andati a visitare in carcere Alfredo Cospito, accusandoli di aver così incoraggiato il leader anarchico, è scattato un mese e mezzo di silenzio stampa: nessuna replica alle accuse delle opposizioni «per non alzare i toni», come chiesto a tutti dalla premier Meloni. Nel frattempo la Procura sta indagando per appurare se il documento del Dap divulgato fosse riservato o meno.
Il Giurì d’onore della Camera ha sentenziato: «Nessuna offesa al Pd».
«Hanno fatto un polverone per 45 giorni. Hanno rallentato le istituzioni e minacciato l’Aventino. Ore e ore di trasmissioni e fiumi d’inchiostro sprecati. Hanno addirittura chiesto il Giurì d’onore per poi farsi dare torto e sentirsi dire che avevo solo correttamente svolto il mio ruolo di parlamentare. Se pensassi soltanto al bene di Fratelli d’Italia invocherei lunga vita a questa opposizione inconcludente, ma avendo a cuore la nazione spero che presto maturi un’opposizione istituzionale».
Ma l’hanno assolta o lei ha ritrattato, come dicono i dem, quanto affermato in Aula?
«Ritrattato? Ma quando mai. Le cose che ho detto in Aula sono le stesse che ho detto al Giurì: basta leggere la relazione per verificarlo. Il mio pensiero resta quello».
Lei, oltre a essere il braccio operativo di FdI, il primo partito d’Italia, è pure il vicepresidente del Copasir. Rifarebbe tutto?
«Fra le accuse surreali di queste settimane c’è stata anche quella che per rispetto istituzionale avrei dovuto dire quello che ho detto in un luogo diverso. Un parlamentare se ha qualcosa da dire lo deve fare in Parlamento, nel tempio della democrazia. Non siamo lì solo per premere bottoni. Questo è il nostro modo trasparente di fare politica: così abbiamo sempre fatto e così continueremo».
Ma nemmeno una piccola autocritica?
«Se qualcuno si scandalizza sui toni aspri ricordo che da altre parti sono state dette cose molto più pesanti nei nostri confronti, sia ora che quando eravamo all’opposizione. Non so se ci rendiamo conto che Meloni è stata addirittura accusata di “avere le mani sporche di sangue” per la tragedia di Cutro o definita “la mandante dell’omicidio di Willy Monteiro”. La democrazia non può funzionare che la sinistra è inattaccabile e alla destra si può dire di tutto».
Dopo questa bufera lei è stato messo sotto scorta. Com’è la sua nuova vita per uno abituato alla massima libertà come lei?
«Sono sotto scorta perché ho fatto una denuncia politica nelle istituzioni, difendendo lo Stato dalle minacce degli anarchici e il 41 bis che è anche il terrore dei mafiosi. Certamente non sono felice di essere sotto tutela, ma mettersi al servizio delle istituzioni significa anche questo. Spero che presto gli agenti possano tornare a tutelare la sicurezza dei cittadini comuni».
Ora la leader del Pd è la 37enne Elly Schlein, e sembra stia attirando migliaia di nuovi giovani tesserati. Sorpreso dal risultato delle primarie?
«Dopo Lazio e Lombardia vedremo da chi vincerà in Friuli Venezia-Giulia se esiste davvero un “effetto Schlein”. Abbiamo una visione della società molto distante e antitetica. Schlein ritiene che le priorità siano favorire l’immigrazione, innalzare gli stipendi per decreto e ha una visione dell’ambientalismo nemica della produzione. Noi invece crediamo nella tutela della famiglia, di chi produce e in una gestione controllata dell’immigrazione con la lotta ai trafficanti e l’espulsione dei clandestini».
Questa novità cambia qualcosa nella strategia di FdI?
«Noi siamo sempre stati concreti, coerenti e attenti ai territori. Eravamo così quando eravamo al 2%, lo siamo ora con il 30%: continuiamo a consumarci le suole delle scarpe mantenendo bene i piedi per terra».