Notizie riservate passate alla banda di Casarini: secondo l’inchiesta de LaVerità coinvolti esponenti del governo Conte
Il quotidiano La Verità pubblica circostanziate notizie sul fatto che importanti esponenti del Pd avrebbero fornito informazioni riservate alla banda di Luca Casarini, consentendogli di portare avanti le attività per le quali oggi è indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Particolarmente grave il coinvolgimento di esponenti dell’esecutivo di allora, il secondo governo Conte.
Posizione dei barconi per il recupero, ecco come agivano gli informatori
Secondo quanto riportato nell’inchiesta de LaVerità: “i piddini erano praticamente gli informatori sotto copertura della banda di Luca Casarini e Giuseppe Caccia (alla sbarra a Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) con cui condividevano un intenso flusso di informazioni sulla posizione dei barconi e sul loro recupero.
Un capitoletto dell’informativa, con la quale la Guardia di finanza ha riassunto l’esito delle indagini ai magistrati, è stato denominato «Rapporti con le istituzioni». Infatti, stando agli investigatori, le connessioni «sia in ambito politico che militare», avrebbero aiutato i dirigenti dell’associazione Mediterranea, oggi sotto inchiesta, a ottenere informazioni riservate da sfruttare per la grande pesca di migranti in mare”.
Ecco i “garanti”
“Un papello sequestrato a bordo della Mare Jonio, la nave di Med, scritto a matita su carta a quadretti, insieme ad annotazioni su spese bancarie, spese generali e di viaggio, proprio sotto la parola «garanti», riportava quelli che gli inquirenti di Ragusa indicano come «i contatti che tutta l’organizzazione», ovvero i Casarini boys, intratteneva «sia con il mondo politico», sia con quello «militare». Della lista fa parte, per esempio, Luigi Manconi, senatore del Partito democratico e responsabile del comitato per il diritto al soccorso, gratificato dalle parole di stima di Caccia: «Quando c’è di mezzo Manconi temo sempre cacate».
Nel pantheon anche Armando Spataro (ex procuratore di Torino) e Gherardo Colombo, ex pm di Mani pulite. Sul foglietto c’è pure Enrico Letta, in quel momento segretario del Pd, anche se il suo nome è seguito da un punto interrogativo. Fanno parte della rosa anche l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato maggiore della Marina militare dal 2013 al 2016, e il capitano di fregata Gregorio De Falco, l’uomo simbolo della notte della Costa Concordia poi diventato senatore pentastellato. Tra i contatti compare pure il nome di Chiara Cardoletti, rappresentante per l’Italia, la Santa Sede e San Marino dell’Unher, l’Agenzia Onu per i rifugiati. In chat vengono scambiati numeri di telefono. Da quello del deputato del Pd Nicola Pellicani a quello di De Falco, che Casarini soprannomina «senatore comandante».
Il contatto chiave è, però, l’ex segretario pro tempore e presidente del Pd (sino a marzo 2019) Matteo Orfini, il quale ricopre un ruolo centrale in questa storia: oltre a far parte della ventina di garanti parlamentari che hanno permesso a Mediterranea di ottenere il mutuo chirografario per acquistare la barca, si è messo a disposizione anche per scrivere emendamenti utili ai pescatori di migranti I rapporti tra la politica e l’equipaggio della Mare Jonio emergono dalle chat acquisite dagli inquirenti”.
Fatti di inaudita gravità
La notizia diffusa questa mattina dal quotidiano LaVerità, secondo cui esponenti del Pd avrebbero fornito informazioni riservate a Luca Casarini, qualora confermata, sarebbe di una gravità inaudita. Particolarmente grave il coinvolgimento di esponenti dell’Esecutivo del secondo governo Conte che, secondo quanto riportato dal quotidiano, avrebbero nei fatti consentito a Casarini di persistere nelle attività per le quali oggi è indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Non servono ulteriori commenti: i fatti parlano da soli.