Entrano in Italia con permesso di studio, ma l’università neanche sanno dov’è; in compenso si dedicano allo spaccio di droga e contemporaneamente creano e mantengono attiva una cellula terroristica collegata all’Isis. E’ una storia emblematica, quella di sette tunisini sbarcati in Italia sotto la “triste” etichetta di profughi scappati dalle rivolte delle “primavere arabe”.
Ma dietro i panni delle vittime desiderose di rifarsi una vita tranquilla si nascondevano ben altre intenzioni: la jihad. Tanto che due di loro pare siano morti combattendo sotto l’insegna del califfato, due sono all’estero, mentre tre sono in carcere a Pisa. Contro di loro una serie di indizi, tra cui post inneggianti alla jihad e di sostegno ai militanti caduti per la causa, l’ascolto dei canti di guerra fondamentalisti, la partecipazione ad un comizio di una organizzazione terroristica.
Fortunatamente inquirenti e forze dell’ordine sono riuscite a scoprirli, ma chissà quante altri immigrati sono sbarcati in Italia non per cercare fortuna ma per propagandare le idee di morte del fondamentalismo islamico. E’ l’ora di chiudere le frontiere e permettere l’ingresso in Italia esclusivamente di chi ha le carte in regola. E se una volta entrati sbagliano espulsione immediata, senza possibilità di rientrare in Italia. Altrimenti rischiamo di allevare una serpe in seno, e non ce lo possiamo più permettere.