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Fuga dal reddito di cittadinanza: aumentano i controlli, crollano le richieste

fuga dal reddito di cittadinanza

Nei primi 2 mesi dell’anno calano del 65,2% le domande di accesso: 90 milioni di euro in meno spesi che potranno essere destinati a chi ha veramente bisogno

2023, fuga dal reddito di cittadinanza. Sembra la parodia di un titolo di un film, ma invece è la realtà, certificata dai dati dell’Osservatorio Inps. Nei primi due mesi di quest’anno le richieste di accesso sono calate del 65,2% rispetto agli stessi mesi del 2022, passando dai 261.378 del primo biennio dell’anno scorso alle 90.287 dello stesso periodo di quest’anno. Addirittura crollate le nuove richieste, scese da 88.182 a poco più di 2000 (circa il 97,5% in meno). Flessioni che per il solo mese di febbraio si traducono in una spesa mensile diminuita di 90 milioni di euro rispetto alla media del 2022: 666 milioni di euro mensili l’anno scorso contro i 576 degli ultimi trenta giorni.

Dati che sono il frutto di alcuni fattori, tutti riconducibili all’operato del Governo Meloni. Il primo, la stretta sui controlli per stanare i furbetti del reddito: nel primo biennio del 2023 sono stati revocati 21.598 sussidi, contro i 72.768 dell’intero 2022, con una media di quasi il doppio rispetto all’anno scorso. Il secondo fattore che certifica la fuga dal reddito di cittadinanza è l’annuncio da parte del governo di voler abolire una misura costata quasi 9 miliardi all’anno senza dare risultati in termini di posti di lavoro, per sostituirla con una nuova misura più efficace e mirata, come spiega puntualmente Giorgia Meloni in questo video. Decisione che ha spinto in molti a rinunciare sin da subito.

Questione di approcci: c’è chi pensa che la povertà si sconfigga con l’assistenzialismo e chi, come Fratelli d’Italia, creando le condizioni perché si creino posti di lavoro. C’è chi pensa che sia giusto mettere sullo stesso piano chi può lavorare e chi non può farlo, e c’è invece chi considera sbagliato equiparare chi ha realmente bisogno dell’aiuto dello Stato e chi avrebbe bisogno di una occupazione. E siccome i numeri non mentono vale la pena ricordare che, secondo i dati del comitato scientifico di valutazione del PNRR del Ministero del Lavoro il 50% dei percettori del reddito di cittadinanza è tra i 18 e i 59 anni ed è in condizione di lavorare. Ma quasi nessuno ha trovato lavoro grazie ai navigator, creature  mitologiche create dalla fervida mente del Movimento 5 stelle.  L’obiettivo del Governo è lineare e in totale controtendenza rispetto al passato: creare le condizioni perché l’occupazione cresca (nei primi due mesi del 2023 i posti di lavoro a tempo indeterminato sono aumentati di circa 100mila unità, al netto delle cessazioni) e potenziare le misure a sostegno di chi ha realmente bisogno, a cominciare da chi si prende cura di minori, anziani o persone con disabilità.