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Uccisi nelle Foibe al grido di Viva l’Italia

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Torturati, massacrati, uccisi nelle Foibe solo per poter urlare Viva l’Italia. 

E’ una delle tante storie di passione italiana che si sono rincorse ed incrociate nelle terre d’Istria, Carnaro e Dalmazia. 

Le Foibe sono state una vera e propria pulizia etnica nei confronti degli italiani.

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Foibe, una storia da tramandare

La storia di Alberto Picchioni

Oggi su Libero, Roberto Menia, ex deputato, padre della legge sul Giorno del Ricordo, racconta alcune toccanti storie di uomini e donne che sono stati uccisi nelle Foibe. 

Tra di loro, c’è quella di un mio concittadino, un fiorentino. Alberto Picchioni era impiegato al pozzo carbonifero di Stremazio. Proprio in Istria nel ’37 il regime fascista aveva fondato la città mineraria di Arsia, dove arrivarono ingegneri e impiegati da ogni parte d’Italia. 

Picchioni, che in Istria da Firenze era andato per cercare fortuna, fu arrestato dai partigiani. Portato sul luogo dell’esecuzione, si gettò nella Foiba gridando ‘viva l’Italia’, proprio prima che i titini gli sparassero. 

Ricordare Foibe a chi ha cercato di cancellarle

Un gesto che deve essere conservato nella memoria delle nuove generazioni. Ma anche in quelle ‘vecchie’, perchè per troppi anni la sinistra ha voluto cancellare le Foibe dalla nostra storia, solo per questioni politiche. 

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Foibe, il giorno del ricordo

Il Giorno del Ricordo

La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del Ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Così recita il testo della legge 30 marzo 2004 n. 92 con la quale, dopo sessanta lunghi anni, veniva abbattuto quel muro di omertoso silenzio che copriva la pulizia etnica perpetrata dai partigiani jugoslavi di Tito contro gli italiani delle terre di nord-est, alla fine della seconda guerra mondiale. 

Una battaglia di civiltà e di verità storica condotta appunto da Roberto Menia, figlio di un’esule istriana di Buie.

Storie di Foibe da tramandare

Queste storie non si devono perdere, ma tramandare e affidare alla coscienza nazionale come insegnamento e monito. 

Storie di eroismo e di sofferenza, di morte e di vita, di stoicismo e di santità: un grande inno di italianità e di libertà.

Fratelli d’Italia continuerà a combattere in nome della verità storica per troppo tempo nascosto sotto la polvere dell’ipocrisia e della vergogna. Ricordare i martiri delle foibe è un dovere di ogni italiano.