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«Regione Toscana, troppo immobilismo: è arrivata l’ora dell’alternanza». L’intervista di Alessandro Tomasi a Il Tirreno

«I toscani vogliono liste d’attesa meno lunghe, una sanità migliore ed evitare di trascorrere ogni giorno un’ora della propria vita in coda in Fi-Pi-Li: magari non mi vedranno alla sagra della polpetta, ma preferirò essere ringraziato dal toscani per aver assicurato loro tempi più celeri per raggiungere il proprio posto di lavoro»

di Cristiano Marcacci


Sindaco Tomasi, quando la sua candidatura alla Regione per lo schieramento di centrodestra sarà ufficiale?

«Non prima del nuovo anno. Entro marzo mi auguro che venga allestito un tavolo nazionale in cui, oltre a quella toscana, vengano definite le candidature relative a tutte le altre Regioni. Anche perché c’è un nodo tuttora irrisolto, che è quello su quando si voterà. Nessuno ha le idee chiare in questo senso: le elezioni, infatti, potrebbero esserci nell’ottobre 2025 ma anche nel 2026. Al momento non ci sono notizie attendibili, ma è un argomento che sempre ad anno nuovo dovrà essere sicuramente affrontato».

Indipendentemente dall’investitura, lei si considera già candidato e talvolta parla come tale. È già pronto e carico?

«Per la verità, siamo tutti pronti. Lo sono tutti e tre i partiti, che stanno lavorando al programma e al loro interno per costruire le liste. Ci sentiamo quotidianamente anche per gestire insieme tante situazioni che ci vedono sia all’opposizione che al governo. Inoltre, stiamo discutendo, e lo faremo sempre di più, con le associazioni e con tutto quel mondo che è fuori dai partiti».

A sostenerla alle elezioni ci sarà anche una lista Tomasi?

«È prematuro dirlo ora. Prima bisogna intercettare e ascoltare tutto quello che è fuori dai partiti e trasformarlo in un contributo elettorale oppure in un contributo programmatico. Esistono vari ambiti civici che non vogliono candidarsi, a prescindere: né con noi né con gli altri, ma che sono comunque in grado di rappresentare un valido supporto territoriale per la stesura del programma. C’è piena disponibilità a discutere anche con tutte quelle realtà che ho visto al convegno a cui ha presenziato il sindaco di Viareggio, Del Ghingaro. Importante sarà fare sintesi in un programma condiviso che parta dall’esigenza di assicurare un’alternanza in Regione. La prima scelta di campo che uno deve fare è chiedersi se si ritiene opportuna una svolta, la seconda è chiedersi se si è disposti a contribuire a un programma alternativo che consenta di uscire finalmente dall’immobilismo e di cambiare».

Quando parla di immobilismo a cosa si riferisce?

«Da amministratore e da Sindaco mi sembra che le grandi questioni di programmazione e di sviluppo economico non siano state e non siano prese di petto. La Regione sconta un ritardo enorme e la campagna elettorale rischia di essere la fotocopia delle precedenti riguardo a determinati temi».

Ci faccia degli esempi.

«Del piano e dello smaltimento dei rifiuti si discute ora dopo quattro anni di mandato. Basta guardare le osservazioni presentate dalle aziende di gestione dei rifiuti per arrivare ad affermare che il piano regionale non è assolutamente risolutivo per chiudere il ciclo dei rifiuti, né in termini di smaltimento con termovalorizzatori, né per far raggiungere l’autosufficienza all’Ato, quindi continueremo a portare fuori i rifiuti, a seppellirli sotto terra e ad avere aziende che proseguiranno ad avere solo costi e non ricavi. Un altro esempio, la Fi-Pi-Li: si parla di ulteriori sovrastrutture, come Toscana Strade, ma non si parla di risorse. Non è chiaro quali siano i soldi con cui si finanziano interventi che costeranno decine e decine di milioni. Non tornano, quindi, i conti: non ci sono le risorse dedicate, è sempre il solito tema. Infine, abbiamo una legge urbanistica che ha subito negli anni centinaia di modifiche e non ha certo agevolato le pianificazioni dei Comuni. Non abbiamo gli strumenti giusti per attrarre gli investimenti. Quando ho provato, da amministratore, a contattare delle aziende, i tempi prospettati dalle normative non sono confacenti all’idea di attrarre sviluppo e posti di lavoro. Le grandi aziende non si devono seguire solo quando vanno in crisi, vanno seguite costantemente nel loro percorso, di ricerca, di sviluppo, di rapporti con le Università. Insomma, troppi temi sono fermi da anni, come la terza corsia in autostrada oppure il trasporto pubblico locale. Autolinee Toscane ha un buco di 30 milioni, è a rischio il proseguimento della gara con gli investimenti promessi. I grandi temi vanno presi per le corna, non com’è stato fatto finora. Per risolverli tutti? Non lo so, ma darsi subito delle priorità sì».

Sulla multiutility toscana qual è la sua posizione?

«In primo luogo c’è un tema emergenziale: il nostro sistema ha prodotto in Toscana decine di aziende, piccole e frastagliate, che hanno portato a prevedere le tariffe più alte d’Italia sia nella gestione dei rifiuti che nella gestione dell’acqua, ma che poi non hanno le risorse per impostare quella transizione energetica che piace tanto ai progressisti. Cos’è la transizione secondo un sindaco? Abbiamo centinaia di famiglie che non hanno l’acquedotto, centinaia di famiglie che non hanno la fognatura, abbiamo un acquedotto che perde tra il 30 e il 40 per cento dell’acqua immessa, abbiamo rifiuti che vengono seppelliti sotto terra. Servono soldi per fare gli impianti. Inoltre, la nostra Regione è sotto attacco da grosse aziende multiutility, tipo Iren o Hera, che stanno acquistando di tutto. Dal momento che attualmente, con questo assetto, stiamo solo producendo costi maggiori per i cittadini e utili per le aziende, è arrivata l’ora di cambiare. Vogliamo costruire noi un soggetto che abbia le spalle larghe per fare gli investimenti milionari e che abbia i soldi per sostenerli? Vogliamo resistere all’assalto prima di essere totalmente comprati dalle altre multiutility? Vogliamo fare investimenti per permettere anche alle nostre aziende di guadagnare e di poter abbassare le tariffe? Questo tema l’Emilia Romagna, dove c’è appunto Hera che dà lavoro a 900 persone impegnate in cooperative B di tipo sociale, l’ha affrontato nel 2002, dopo aver perso Bologna con Guazzaloca. Il tema dell’acqua si può poi affrontare dopo, non è quello prioritario. Ora è prioritario consolidare l’asse Firenze-Empoli e allargarsi a Siena e Arezzo, a parti che non riguardano l’acqua di altri Comuni. Se poi ci sono sensibilità diverse rispetto all’acqua, va bene, calma, parliamone pure, intanto però il resto facciamolo».

Farlo ok, ma in che modo? Passando dalla quotazione in Borsa?

«Non avevo pregiudizi verso la quotazione in Borsa. Ormai, però, tutto è stato stoppato dal nuovo corso della Schlein e quindi siamo andati in banca a prendere i finanziamenti. Ma voglio sottolineare solo una cosa: che in banca i soldi costano di più, li abbiamo pagati di più. Non ho pregiudiziali, né in un senso né nell’altro, le ho solo se quei soldi che prendiamo vengono poi sputtanati e non utilizzati per fare un piano industriale di vera transizione ecologica, di vero abbassamento delle tariffe, di vere ristrutturazioni delle aziende. La transizione ecologica deve necessariamente passare dal business ecologico, come stanno facendo alcune grosse multiutility».

Tra Giani e Tomasi sarà una sfida tra sindaci, dal momento che il governatore viene talvolta definito il sindaco dei sindaci toscani…

«Con la differenza che i sindaci fanno i sindaci davvero, noi siamo quelli concreti, amministriamo, riceviamo i cittadini tutti i giorni, non andiamo a stringere le mani e basta, noi risolviamo i problemi. Lo dico a difesa delle fasce tricolori».

Non ha paura che dopo la nomina a segretario regionale di Fratelli d’Italia la sua figura venga troppo politicizzata e che la sua candidatura perda un po’ spessore?

«La mia figura è sempre stata politica, il mio percorso non si cancella. lo vengo dal centrodestra. Non mi piacciono quelli che procedono con il civismo a senso alternato. Quando io occupo un ruolo istituzionale, io sono il garante della coalizione e questa dà pari dignità ai partiti che ne fanno parte e a tutte quelle forze che ci vogliono dare una mano a costruire insieme a noi un programma elettorale. Nessuna preclusione mentale a idee e forze. Mi è stato chiesto di riorganizzare e rafforzare il partito più forte della coalizione, che dovrà presentarsi nelle migliori condizioni all’appuntamento elettorale».

Cosa risponde a chi sostiene che nessuno, oltre Quarrata e il colle del Serravalle, conosce Tomasi?

«In campagna elettorale non sarò solo. Ci sono centinaia di amici, militanti, simpatizzanti e suggeritori che mi aiuteranno a farmi conoscere. I cittadini toscani preferiscono conoscere il proprio presidente perché l’hanno visto a inaugurare una festa oppure perché ha cambiato faccia alle loro aziende e alla loro sanità? Forse non riusciremo a toccare tutti i paesini e ad inaugurare tutte le sagre, ma penso che in realtà i cittadini vogliano avere liste d’attesa meno lunghe, una sanità migliore ed evitare di trascorrere ogni giorno un’ora della propria vita in coda in Fi-Pi-Li. Magari i cittadini non mi vedranno alla sagra della polpetta, ma preferirò essere ringraziato dal toscani per aver assicurato loro tempi più celeri per raggiungere il proprio posto di lavoro».