Ceccardi applaudita alla protesta degli operatori commerciali. Giani non si confronta con la piazza libera
Ristoratori, operatori turistici, commercianti ambulanti, tassisti, bottegai e artigiani. Erano in 1000 alla protesta che ieri ha invaso piazza Duomo a Firenze.
Gente più a proprio agio con la serranda da alzare che con uno slogan da gridare. Gente probabilmente mai scesa in piazza e che non frequenta volentieri nemmeno i salotti fiorentini, ma che crea posti di lavoro.
In piazza a parlare con loro c’erano vari esponenti politici di schieramenti diversi. C’erano Gandolfo, Marcheschi e Torselli di Fratelli d’Italia, c’erano delegazioni di Forza Italia, della Lega e qualche singolo esponente di sinistra. C’era la candidata del centrodestra alla Regione Susanna Ceccardi, applaudita più volte dai manifestanti.
Mancava però Giani, candidato alla Regione per chi ha sempre governato la Toscana: la sinistra.
Eugenio Giani era assente in piazza Duomo non perché non fosse pronto ad ascoltare chi manifestava, a dargli una pacca sulla spalla e a promettergli qualsiasi cosa chiedesse. In questo a sinistra sono maestri e anche in questo caso Giani non ha fatto poi mancare la sua adesione ai manifestanti.
Non è voluto scendere in piazza a confrontarsi viso a viso con i 1000 del ceto produttivo, perché sapeva che si sarebbe trovato davanti una piazza libera. Non una di quelle orchestrate e preparate per gli show e i tagli dei nastri.
Non quella di qualche comitato sportivo finanziato abbondantemente negli anni. E nemmeno quella di qualche anniversario storico dove lui riesce a snocciolare aneddoti tra incantate signore annoiate ma perfettamente curate. Non era neppure la piazza del primo maggio che loro chiamano “del lavoro”.
Ieri in piazza c’era davvero chi il lavoro lo produce. Chi non è pronto a recitare una parte accomodante, ma è così esasperato da essere pronto a tutto pur di difendere la propria attività che coincide spesso con la propria stessa vita.
Quella piazza ha fatto paura a Giani. Ha scelto quindi di rimanere asserragliato nel palazzo insieme ad una corte annuente e lautamente pagata, guarda caso proprio dalle tasse di chi era in piazza.
Tra l’ufficio affrescato di Eugenio Giani e piazza del Duomo ci sono solo 170 metri, ma Giani non li ha percorsi. Però non ha voluto perdere l’occasione della foto di rito e della dichiarazione alla TV e quindi, a manifestazione ormai finita e senza la folla della piazza, è sceso per una foto da campagna elettorale con una delegazione dei ristoratori.
Giani ha provato in modo maldestro a metterci una pezza, dopo che la sfidante Ceccardi era stata applaudita dalla piazza.
Ieri abbiamo avuto la prova che è più facile tuffarsi in Arno che in una piazza di persone che producono lavoro. Tra l’ufficio del signor Giani e il mondo reale sembrano esserci 170 metri, ma in realtà sono due galassie diverse.