Beccati con le mani nella marmellata: i genitori di Matteo Renzi, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, dopo le nostre denunce sugli intrecci societari con i vertici di Banca Etruria, hanno deciso di sciogliere la Party Srl, società che avevano costituito insieme ai soci Ilaria Niccolai e Iacopo Focardi, che a loro volta sono soci dell’ultimo presidente dell’istituto di credito Lorenzo Rosi.
Liquidatore della società è stato nominato, guarda caso, Luigi Dagostino, vero regista dell’operazione per la realizzazione degli outlet in varie parti d’Italia, che vede coinvolto direttamente come consulente lo stesso Tiziano Renzi. Questa decisione è un modo goffo e grottesco per far finta di risolvere un conflitto di interessi che ormai è sigillato e sotto gli occhi di tutti.
E’ perfino superfluo in questo quadro ricordare che l’operazione outlet sta andando avanti con il coinvolgimento, nelle varie società, degli stessi soci insieme a Lorenzo Rosi, e con l’intervento diretto di Andrea Bacci, plurinominato e primo finanziatore di Matteo Renzi, che con la sua Co.a.m. ha realizzato numerosi capannoni dell’outlet ‘The Mall’ di Reggello, e che si appresta a fare affari nelle altre città.
Fanno sorridere le dichiarazioni rese in assemblea dall’amministratore unico della Party Laura Bovoli, madre di Matteo Renzi, che attribuisce le cause della messa in liquidazione alla ‘pesante campagna mediatica nei confronti di tutta la compagine sociale che ha bloccato ogni iniziativa’ e si riserva ‘ogni azione possibile a ristoro dei danni subiti’.
E’ anche curioso il fatto che l’assemblea si sia tenuta in via Pier Capponi, 73, sede che formalmente non ha nulla a che vedere con la società, ma che ospita altre due aziende al centro del giro degli outlet: la Egnazia Shopping Mall, di cui Lorenzo Rosi è amministratore unico e di cui sono soci, fra gli altri, Ilaria Niccolai ed Andrea Bacci, la stessa Nikila Invest di Ilaria Niccolai e la Mecenate 91 in liquidazione, che intreccia questi soggetti con la cooperativa ‘La Castelnuovese’, finita nell’indagine della Procura di Arezzo su Banca Etruria.
Forse i Renzi hanno deciso la messa in liquidazione per non essere costretti a dichiarare il coinvolgimento nella società sulla dichiarazione della trasparenza della Presidenza del Consiglio, cosa che hanno volutamente omesso anche nel 2015.
Quel che è certo è che gli intrecci e gli affari fra Banca Etruria, i familiari e i finanziatori di Renzi con lo scioglimento della Party non arretrano di un millimetro.