Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha assunto a chiamata la figlia di un magistrato della Corte dei Conti che era già stata esclusa da un concorso pubblico al Comune di Firenze. Per di più non si avvale della sua consulenza dopo aver accolto una richiesta di aspettativa retribuita.
Ci chiediamo come tutto ciò possa essere lecito e quale utilità abbia per la Città metropolitana una assunzione del genere con il relativo utilizzo di risorse pubbliche. La persona assunta avrebbe dovuto occuparsi dell’applicazione del cosiddetto “patto per la sicurezza”; adesso abbiamo capito la ratio dell’accordo sottoscritto dall’amministrazione fiorentina con il Ministro degli Interni Minniti: distribuire poltrone. La spudoratezza del metodo renziano ha da tempo superato ogni limite: una gestione del potere degna dei totalitarismi peggiori.