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Lucia Borsellino: “Vogliamo la verità sulle stragi del ’92. La aspettiamo da trent’anni”

La figlia del magistrato Eroe Paolo Borsellino: “La verità non si prescrive, come il delitto di strage”

“Il diritto alla verità è imprescrittibile”. Inizia con queste parole, chiare ed inequivocabili, una sentita ed accorata intervista di Lucia Borsellino, la figlia del magistrato Eroe Paolo Borsellino. Sono passati esattamente 32 anni da quando nel maledetto attentato di via d’Amelio fu ucciso Paolo Borsellino. Ed è da quel momento che la sua famiglia, e l’Italia intera, aspettano la verità sulla strage.

Da 32 anni in attesa della verità

Trentadue anni sono un tempo interminabile. Poco più di tre decenni. Ma la verità non si può prescrivere. E non si può nascondere. Trentadue sono gli anni che sono trascorsi dalla maledetta strage di via D’Amelio, che avvenne meno di due mesi dopo la strage di Capaci.

La famiglia Borsellino, e l’Italia intera, esigono finalmente di conoscere verità e giustizia su quella orribile stagione di sangue. Dobbiamo conoscere la verità. Lo dobbiamo a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino, ma anche a tutti coloro che hanno perso la vita per mano mafiosa lottando, fino in fondo e senza alcuna esitazione, convintamente per le Istituzioni e per l’Italia.

Il più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana

“I processi di questi ultimi anni hanno disvelato il più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana, in questo momento penso sia ancora più doveroso non trascurare alcun ambito di indagine, soprattutto per fare luce sulla solitudine di mio padre all’interno di quello che lui chiamava il covo di vipere, la procura di Palermo. Confidò pure che un amico l’aveva tradito. Chi è questo amico? Il diritto alla verità è imprescrittibile.

“Noi ancora attendiamo, a oltre trent’anni di distanza dalla strage, di conoscere le ragioni che spinsero nostro padre, poche settimane prima della morte, ad affidare a dichiarazioni pubbliche le sue inequivocabili parole di accusa per i tradimenti fino a quel momento consumati ai danni dell’amico e collega Giovanni Falcone e ai suoi. È a tutti noto lo stato di prostrazione che lo ha accompagnato dal 23 maggio 1992 fino alla morte, culminato pochi giorni prima del 19 luglio nello sfogo raccolto dai suoi colleghi Massimo Russo e Alessandra Camassa: nel suo ufficio, nostro padre usò espressioni come ‘nido di vipere’ e ‘un amico mi ha tradito'”. Lo ribadisce Lucia Borsellino che con i suoi fratelli, Fiammetta e Manfredi, non ha mai smesso di chiedere verità e giustizia per la strage che il 19 luglio 1992 ha ucciso il padre, Paolo, e i cinque agenti della scorta.

Adesso tutta la verità: il lavoro della Commissione Antimafia

Chiara Colosimo, parlamentare di Fratelli d’Italia, è il Presidente della Commissione Antimafia. Un ruolo importante e delicato. Da quando abbiamo l’onore di presiedere la Commissione, trovare tutta la verità sulle stragi del ’92 è stata una delle priorità. La Commissione Antimafia si sta occupando di riaprire quei fascicoli e quei cassetti che per decenni sono stati chiusi per non scoprire la verità sulle stragi del 1992.

È troppo comodo parlare del ’92 inventando teoremi senza capo né coda per buttare il dibattito in politica, così da non andare a vedere davvero quello che era la vergogna dell’intreccio tra mafia ed appalti in Sicilia, intreccio che ha coinvolto anche, a quanto pare, alcuni magistrati. È necessario andare fino in fondo, senza tentennamenti: la lotta alla mafia si fa se non si ha paura di nulla.