Il 27 e 28 giugno si terrà il primo Consiglio Ue della nuova legislatura europea: l’Europa deve fare meno e meglio, ecco tutti i grandi temi che affronteremo in Europa
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha reso le consuete Comunicazioni alla Camera dei Deputati in vista del primo Consiglio europeo del 27 e 28 giugno della nuova legislatura. Quella che prenderà il via ufficialmente il 16 luglio sarà la decima legislatura del Parlamento europeo, da quando, cioè, i cittadini hanno avuto per la prima volta nel 1979 la possibilità di votare direttamente i loro rappresentanti. Il prossimo 16 luglio si insedierà, infatti, il nuovo Parlamento, la cui composizione sarà il frutto delle indicazioni espresse nelle urne, tra i 6 e il 9 giugno scorsi, dai cittadini nei 27 Stati Membri dell’Unione. Fratelli d’Italia si è confermato primo partito in Italia e adesso siamo pronti a cambiare l’Europa.
Meloni: “Concentrarsi su poche e grandi materie”
“Penso sia chiaro a tutti che quello che l’Europa ha di fronte oggi è un compito molto arduo e quel compito è ripensare completamente le sue priorità, il suo approccio, la sua postura. Riscoprire il suo ruolo nella storia, particolarmente nella porzione di storia che noi stiamo attraversando. Personalmente continuo a ritenere che la risposta a questo declino stia nella necessità di fare meno e di farlo meglio.
Concentrarsi su poche grandi materie quelle, cioè, sulle quali gli Stati nazionali non sono in grado di competere da soli e lasciare invece decidere agli Stati nazionali ciò che non ha bisogno di essere centralizzato. Privilegiare il gigante burocratico che moltiplica regole insostenibili e a volte incompatibili con la crescita della sua competitività.
Un gigante politico forte della sua civiltà millenaria consapevole delle sue ineguagliabili eccellenze in molti campi e che aiuta i propri sistemi produttivi a competere a testa alta sullo scenario globale”, ha detto nelle Comunicazioni alla Camera Giorgia Meloni.
Grande tema per l’Europa e per l’Italia: l’immigrazione illegale
Molto dell’approccio italiano si ritrova nell’agenda strategica quando si parla di uno dei grandi temi di cui l’Europa dovrà occuparsi nei prossimi anni e mi riferisco al governo dei flussi migratori. L’agenda indica come priorità della Ue la difesa dei suoi confini esterni il contrasto all’immigrazione irregolare di massa.
L’impegno per stroncare il business disumano dei trafficanti di esseri umani che lucrano sul legittimo desiderio delle persone di cercare condizioni di vita migliori di quelle che hanno, desiderio che questi cinici di disumani schiavisti del Terzo Millennio trasformano spesso in tragedia, chiaramente dopo aver intascato lauti guadagni.
Io credo che l’Europa, culla della civiltà occidentale, non possa più tollerare che un crimine universale come la schiavitù, che noi europei siamo stati i primi a debellare secoli fa, sia tollerato sotto altre forme. Ma l’immigrazione irregolare di massa non verrà mai fermata se non si co involgono nella lotta ai trafficanti le Nazioni di origine e di transito, come su impulso italiano l’Europa ha già fatto attraverso i memorandum con Egitto e Tunisia e dovrà continuare a fare replicando questo modello in molte altre Nazioni.
L’Unione Europea si impegna ad affrontare le cause profonde della migrazione, si mette cioè nero su bianco un principio che noi sosteniamo da tempo ovvero che il primo diritto che è nostro compito garantire è il diritto a non dover emigrare potendo trovare nella propria terra le condizioni per la propria realizzazione”, ha affermato Meloni riguardo al grande e complesso tema dell’immigrazione.
Riunificazione dell’Unione europea
“Le esigenze di sicurezza e difesa dell’Unione europea sono strettamente legate al processo di allargamento o, come sapete che preferisco chiamarlo, di riunificazione dell’Unione europea.
Sarà uno dei temi in agenda e l’Italia sostiene il cammino di avvicinamento all’Europa di tutti i candidati Balcani occidentali: Ucraina, Moldova, Georgia. Ci siamo espressi a favore della convocazione delle prime conferenze intergovernative che apriranno formalmente negoziati per Ucraina e Moldova e manteniamo aperto il canale di dialogo con la Georgia, con l’auspicio che possa rivedere i passi compiuti con la recente legislazione sui cosiddetti agenti stranieri.
Ma ovviamente il processo di adesione di tutte le nazioni candidate deve restare ancorato al rispetto dei valori europei e al progressivo allineamento agli standard politici e economici dell’Unione europea”.
Sostenere l’Ucraina
“ll Consiglio Europeo confermerà ancora una volta il suo sostegno alla causa Ucraina, perché difendere l’Ucraina è nell’interesse dell’Europa: equivale a difendere quel sistema di regole che tiene insieme la comunità internazionale e protegge ogni Nazione. Vale la pena ribadire che se l’Ucraina fosse stata costretta ad arrendersi oggi non ci sarebbero le condizioni minime per un negoziato, ma staremo invece discutendo dell’invasione di uno Stato sovrano con le conseguenze che tutti possiamo immaginare.
Pace non significa mai resa e confondere la pace con la sottomissione creerebbe un pericoloso precedente per tutti”, ha dichiarato Giorgia Meloni parlando degli aiuti alla guerra in Ucraina e di come l’Europa dovrebbe muoversi.
Correggere le follie green
L’Unione europea negli ultimi anni ha perseguito una difesa della natura ideologica ed irrealistica, occorre invece prevedere delle norme che tengano di conto anche dell’uomo all’interno della natura. Distruggere le nostre filiere produttive ed avvantaggiare la concorrenza cinese distruggerà il nostro tessuto economico e non possiamo permetterlo, come ha evidenziato Giorgia Meloni: “Una delle priorità che i cittadini ci consegnano con il loro voto è poi riportare buon senso e pragmatismo nella transizione ecologica ed energetica rimettendo mano alle norme più ideologiche del Green Deal e assicurando neutralità tecnologica.
Come ho detto mole volte siamo i primi difensori della natura, ma vogliamo difendere la natura con l’uomo dentro. In questi anni si è fatto Invece spesso l’esatto contrario, le attività umane sono state considerate troppo spesso nocive per la natura e la prospettiva Green è stata perseguita anche a costo di sacrificare intere filiere produttive e industriali, come quella dell’automotive.
Nessuno ha mai negato che l’elettrico possa essere una parte della soluzione per la decarbonizzazione dei trasporti, ma non ha alcun senso auto imporsi il divieto di produrre auto a diesel e benzina a partire dal 2035 e condannarsi di fatto a nuove dipendenze strategiche come l’elettrico cinese. Sostenere il contrario è stata semplicemente una follia ideologica che lavoreremo per correggere. Ridurre le emissioni inquinanti è la strada che vogliamo seguire, ma con buon senso e concretezza sfruttando tutte le tecnologie disponibili”.