Potere al popolo di decidere, la sinistra si oppone? È abituata a governare perdendo le elezioni
Di Christian Campigli
«Stiamo approvando una riforma che aumenta, sensibilmente, il potere decisionale del popolo italiano. L’esatto contrario di quello che racconta, da mesi, la sinistra».
Nella narrazione della sinistra è un atto di forza del governo. Ci vuole spiegare quali ritiene siano i punti di forza della riforma?
«Nessuna prova di forza. Si tratta di una riforma di buon senso. Una serie di norme che vanno nella direzione di una democrazia matura. Sono due gli aspetti principali da sottolineare: il voto popolare, che non verrà mai più tradito con accordi di palazzo e sotterfugi vari. E non saranno più possibili ribaltoni. Manovre che, indirettamente, aumentano l’astensionismo e allontanano le persone dalla politica».
Si aspettava un atteggiamento più propositivo da parte delle opposizioni?
«No, francamente no. Per un motivo semplice. Il Pd, negli ultimi anni, è potuto andare al governo solo attraverso quei giochi di palazzo di cui parlavo prima. Al potere, nonostante avesse perso le elezioni. Ecco, con la nostra riforma non sarà più possibile. Motivo per il quale, il Premierato per loro è come fumo negli occhi».
Questo continuo riferimento al “pericolo fascista”. Il Pd ci crede davvero o recita una parte in commedia?
«La maggior parte recita una parte in commedia, qualcuno forse ci crede perfino. In realtà, hanno finito le carte. A sentir loro, con la Meloni a Palazzo Chigi saremmo stati isolati nel mondo, l’economia sarebbe crollata, la Borsa azzerata, i conti pubblici nel baratro. In realtà è andato tutto al contrario. Se in questi anni, invece di governare solo con l’obiettivo di gestire il potere, avessero sviluppato dei propri argomenti, oggi non sarebbero costretti a denigrare l’avversario».
La sinistra vi accusa di aver snaturato il ruolo del Capo dello Stato e ha alzato i toni per la cancellazione dei senatori a vita. Si può migliorare qualcosa?
«Tutte le riforme possono essere migliorate. Se la sinistra smettesse di fare ostruzionismo e ci presentasse proposte concrete, noi le prenderemmo in considerazione. Sul Capo dello stato nessun indebolimento, mentre è vero che vogliamo il superamento della figura dei senatori a vita. È una cosa buona per l’Italia».
Molti governi sono inciampati sulle riforme. È un rischio che percepite?
«Non ce ne preoccupiamo. Vede, noi non stiamo portando avanti questa stagione di governo così, fine a se stessa. Ci siamo presentati di fronte agli italiani proponendo quattro riforme: fisco, giustizia, elezione diretta del Premier e autonomia. Quattro spinte riformatrici fondamentali. Se per paura del consenso rinunciassimo, saremmo dei vigliacchi».
Due anni di governo, qual è il suo bilancio?
«L’unico bilancio al quale dobbiamo prestare la massima attenzione è quello relativo ai tanti aspetti che, in Italia, vanno ancora cambiati. Alle tante opere da portare a termine. La strada intrapresa è certamente quella giusta, ma non dobbiamo montarci la testa e, al contrario, dobbiamo lavorare sodo per la nostra Nazione».