Il Governo Meloni non ha aumentato le accise, ma si impegna a ridurle. Se c’è qualcuno che le ha aumentate per ben quattro volte in pochi anni è stato il Pd
Le polemiche della sinistra stanno a zero: il Governo Meloni non ha aumentato le accise, ha semplicemente deciso di non rinnovare il taglio deciso da Draghi quando il prezzo dei carburanti superava i due euro. Con una eccezione: gli autotrasportatori, a cui è stato rinnovato il contributo per scongiurare aumenti dei prodotti che avrebbero finito per gravare sui consumatori. Un taglio, quello deciso 10 mesi fa, che è costato quasi un miliardo di euro al mese allo Stato e ha favorito maggiormente le fasce di popolazione più abbienti che quelle povere (qui lo studio dell’Ufficio parlamentare di bilancio). Adesso che i prezzi alla pompa sono tornati ai livelli del giugno 2021 il Governo Meloni ha deciso di destinare quelle risorse a interventi diretti a chi è in maggiore difficoltà: dal bonus bollette, all’aumento delle pensioni minime al taglio del cuneo fiscale. Ma nel medio periodo, con la ripresa dell’economia dopo un decennio con la sinistra al potere, l’obiettivo del Governo Meloni e di Fratelli d’Italia è tagliare le accise con interventi strutturali.
Accisa sulla benzina, come funziona e a chi ha giovato il taglio
Di ciascun euro speso al distributore circa 70 centesimi vanno nelle casse dello Stato tra accise e Iva, la restante parte è il costo della materia prima e il margine di ricavo degli operatori. Accise che, vale la pena ricordarlo, negli ultimi dieci anni (con il Pd al governo) hanno subito quattro ritocchi, per un totale di 11 centesimi al litro.Se l’accisa è un’imposta indiretta che non varia al variare del costo della benzina, l’Iva cambia, eccome. L’aumento vertiginoso del prezzo dei combustibili di un anno fa produsse un extragettito per lo Stato che il governo precedente a marzo scorso destinò alla riduzione dell’accisa. Un taglio che è proseguito di proroga in proroga, anche con il Governo Meloni, per un costo complessivo di oltre 7 miliardi, più o meno quanto il reddito di cittadinanza, con i risultati che ben conosciamo. Risorse di cui hanno beneficiato tutti, certo, ma in proporzione chi ha maggiore disponibilità economica. Anche da qui la scelta di non prorogare la riduzione., fatta eccezione, come detto, per gli autotrasportatori.
La decisione del Governo Meloni
Il prezzo dei carburanti è sceso di circa il 20% da marzo scorso, quando venne varato il decreto Ucraina Bis, tornando ai livelli di giugno 2021. Con la proroga del taglio il prezzo della benzina sarebbe sceso ai livelli raggiunti durante il lockdown, ma a fronte di un costo rilevante per lo Stato. Risorse che avrebbero impedito altre scelte e altre misure destinate a contrastare la crisi economica e sostenere le fasce di popolazione più in difficoltà. Quello che ha fatto il Governo Meloni con la recente Manovra. Alla sinistra, che non perde occasione per speculazioni e fake news, ricordiamo che anche il governo spagnolo, di sinistra, non ha prorogato il taglio delle accise. La strada per riequilibrare i prezzi della benzina è un’altra: far ripartire l’economia e rendere più efficiente la macchina dello Stato. Solo così sarà possibile diminuire progressivamente la pressione fiscale sui cittadini. Accise comprese. Un impegno che Fratelli d’Italia e il Governo Meloni perseguiranno da qui ai prossimi cinque anni.