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Coronavirus: la Cina non è un modello, ecco perché

Non possiamo certo negarcelo: l’emergenza coronavirus in Italia è serissima, con dati ogni giorno più spaventosi. Le indecisioni e la debolezza del nostro governo non aiutano a dare ai cittadini le rassicurazioni di cui avrebbero bisogno. C’è molto da riflettere sulla strada da seguire.

A questo proposito si sente sempre più parlare da parte della stampa “mainstream” di un “modello cinese” che avrebbe consentito di limitare i danni del virus. A tal proposito uno spunto interessante viene da un articolo della rivista Tempi a firma di Leone Grotti.

“La natura autoritaria del governo cinese, così efficiente quando si tratta di obbligare e reprimere, è anche quella che ha permesso al virus di circolare indisturbato per almeno due mesi. Se oggi l’Italia (e presto la Francia, la Germania e chissà quanti altri paesi) si trova in ginocchio è perché a inizio dicembre la Cina non ha rivelato la presenza di abitanti di Wuhan in ospedale con gravi sindromi respiratorie simili a quelle causate dalla Sars”, sottolinea.

Nell’articolo si rileva anche che il medico “Li Wenliang, oggi osannato da tutti i media cinesi e del mondo, si è accorto dell’esistenza di un nuovo virus e ha avvertito i suoi colleghi, invece che essere ascoltato, è stato convocato da polizia e Partito comunista che gli hanno ordinato di negare tutto. Il sistema autoritario cinese non voleva fare brutta figura, soprattutto in un momento in cui doveva svolgersi il congresso provinciale del Partito a Wuhan, e voleva preservare se stesso a discapito della salute della popolazione”.

Senza contare che mentre l’epidemia si diffondeva in modo spaventoso “medici, giornalisti, professori universitari e singoli cittadini che hanno provato a denunciare sia l’epidemia sia gli errori del governo sono stati arrestati“, si sottolinea.

Oltre alle restrizioni si parla anche di ritardi nelle comunicazioni causati dal regime, come il sindaco di Wuhan che “non ha detto nulla fino al 23 gennaio, permettendo a tutti i suoi abitanti di uscire liberamente”.

Il “modello cinese” ha previsto anche una serie di menzogne e occultamento di fatti. Persone che non hanno ricevuto cure, abbandonate in quarantena e lasciate morire senza aiuti, per esempio. Un fatto che pone dubbi sulle cifre ufficiali dei decessi collegabili al virus, delle guarigioni e persino di quelle sulla ripartenza economica della Cina.

“Tutti questi dettagli ovviamente non sono mai menzionati da chi liscia il pelo al regime comunista in Cina e poi denuncia il pericolo fascismo in Italia“, si sottolinea nell’articolo molto interessante. Lo potete leggere CLICCANDO QUI.