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C’è il Covid ma il governo pensa al sesso in carcere

sesso in carcere

L’ultima trovata della Cirinnà: propone una legge per incontri in carcere per fare sesso senza controlli audio e video

Nel bel mezzo dell’emergenza Covid il governo vuol far approvare una legge per consentire il sesso in carcere. E’ l’ultima “trovata” di Monica Cirinnà, relatrice della proposta di legge arrivata all’esame della Commissione giustizia del Senato, già protagonista di altre stravaganti battaglie.

Sono quattro gli articoli del disegno di legge presentato in Senato in cui si chiede di introdurre in carcere la possibilità di incontri senza controlli audio e video. Da 6 a un massimo 24 ore al mese, fra detenuti e persone autorizzate in luoghi attrezzati. E che apre anche ai permessi ai detenuti per “eventi familiari di particolare rilevanza” e allunga le telefonate con i familiari (tutti i giorni fino a 20 minuti).

Sesso in carcere e altre concessioni per i detenuti. Ecco a cosa pensa il governo in un momento di emergenza come questo in cui ci sarebbe da occuparsi della salute delle persone. E di aiutare le imprese e sostenere il lavoro in un periodo di crisi drammatico.

Per di più mentre si discute di problemi come il sovraffollamento e di impossibilità di applicare la certezza della pena.

Fratelli d’Italia non ci sta e annuncia battaglia

Così il governo “ignora i gravissimi problemi che sta attraversando l’Italia per l’emergenza covid e la drammatica situazione nelle carceri. La priorità del Pd non è varare un piano di edilizia carceraria per far fronte al sovraffollamento dei detenuti né incrementare le assunzioni degli agenti di custodia” ma garantire il sesso in carcere. Sono le parole del vicepresidente della commissione Giustizia, senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni.

Gli agenti di polizia penitenziaria sono “in drammatica difficoltà per la carenza di organico”. Eppure la legge vuole “istituire le cosiddette stanze dell’amore” in carcere per fare sesso in carcere.

“Lascio immaginare quali problemi di sicurezza si porranno”, spiega ancora Balboni. Come il rischio che venga introdotta in carcere droga nascosta negli orefizi corporei o addirittura ingerita o apparecchi elettronici miniaturizzati.

“Senza considerare le ingenti risorse finanziare che saranno necessarie” per le stanze del sesso in carcere “e che pertanto verranno distratte da finalità ben più urgenti. Mi sono opposto a che l’esame del disegno di legge avvenisse in sede redigente e ho chiesto il passaggio in sede referente” per fermarlo.