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Tutti i boss mafiosi puntano alla scarcerazione: la frittata del governo

Boss mafiosi scarcerati: Bonafede

Boss mafiosi sfruttano il coronavirus, il retroscena: Fratelli d’Italia aveva avvisato Bonafede

Con la scusa del coronavirus boss mafiosi scarcerati. E’ quello che sta incredibilmente accadendo in questi giorni, tutto a causa della situazione di emergenza che stiamo vivendo. Un fatto sconcertante.

Come riportato dagli organi di stampa, il giudice di sorveglianza del tribunale di Milano ha concesso gli arresti domiciliari al capo mafia di Palermo, Francesco Bonura. Ha 78 anni ed è imputato del primo maxi-processo a Cosa nostra e condannato definitivamente per associazione mafiosa a 23 anni.

Boss mafiosi scarcerati

Uomo fidato dei boss mafiosi palermitani, fra cui Nino Rotolo, Bonura ha rappresentato un punto di riferimento per il controllo di lavori pubblici. Ma anche nell’imposizione del pizzo nel capoluogo siciliano, figura di spicco del mandamento dell’Uditore.

Il giudice di sorveglianza del capoluogo lombardo ha concesso al boss della mafia gli arresti domiciliari per motivi di salute. Lo ha fatto “con urgenza”, riferendosi all’emergenza sanitaria da Covid-19.

In un provvedimento di 3 pagine, il giudice ha spiegato che Bonura trascorrerà i domiciliari nella casa della moglie a Palermo. “Non potrà incontrare, senza alcuna ragione, pregiudicati”, ma potrà comunque uscire di casa per motivi di salute, anche dei suoi familiari, e per “significative esigenze familiari”.

Il timore è che lo Stato si sia piegato alle logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte e abbia dimenticato e archiviato per sempre la stagione delle stragi e della trattativa stato- mafia.

E non è il primo caso

Già nelle settimane scorse, sempre per l’emergenza sanitaria, erano stati scarcerati altri boss mafiosi. Il calabrese Rocco Filippone, detenuto in regime di Alta sicurezza, imputato con Giuseppe Graviano nel processo ‘Ndrangheta Stragista. Vincenzino Iannazzo, considerato il boss della ‘ndrangheta a Lamezia Terme e il boss dell’Uditore Pino Sansone, uno dei protagonisti di maggiore rilievo dell’ultima stagione della riorganizzazione di Cosa nostra.

Le colpe e i motivi della scarcerazione

L’assurda situazione della scarcerazione dei boss mafiosi nasce da una circolare diramata il 21 marzo dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP), che dipende dal Ministero della Giustizia.

La lettera invita i direttori delle carceri a comunicare all’autorità giudiziaria, per eventuali determinazioni di competenza, il nominativo del detenuto, suggerendo la scarcerazione.

Sempre che rientri fra le nove patologie indicate dai sanitari dell’amministrazione penitenziaria, e dei detenuti che superano i 70 anni, compresi quelli che sono ristretti in regime di 41 bis e Alta sicurezza.

Il documento non fa alcuna distinzione fra i detenuti, includendo, quindi, nell’elenco di detenuti con più di 70 anni e qualche patologia, anche i circa 71 boss in regime di 41 bis e nei reparti ad Alta sicurezza, il cosiddetto “carcere duro“, dove era detenuto Bonura e dove sono ancora reclusi capimafia, boss di Cosa nostra, di ‘ndrangheta e di camorra.

La missiva del Dap era arrivata quattro giorni dopo la pubblicazione del decreto “Cura Italia”, in cui sono previste alcune misure per scongiurare il rischio di contagio all’interno degli istituti penitenziari. Fra queste anche la possibilità per i condannati per reati di minore gravità di scontare la pena detentiva non superiore a 18 mesi presso la propria abitazione.

Proprio nel giorno della scarcerazione di Bonura lo stesso Dap ha diffuso un comunicato per sminuire la portata della sua circolare.

L’effetto della circolare

Adesso puntano tutti ai domiciliari: dal boss di Cosa Nostra Leoluca Bagarella, killer dei corleonesi e cognato di Totò Riina, al cassiere della mafia Pippo Calò, a Nitto Santapaola, l’inventore della Nuova camorra organizzata, e Raffaele Cutolo, fino al capostipite dell’‘ndrangheta Umberto Bellocco, e ancora Pasquale Condello e Giuseppe Piromalli.

L’interpellanza a Conte e Bonafede

Con il deputato di Fratelli d’Italia e segretario della Commissione Antimafia Wanda Ferro, il membro della Commissione giustizia della Camera Carolina Varchi e il collega Andrea Delmastro abbiamo presentato un’interpellanza al Presidente del Consiglio Conte e al Ministro della Giustizia Bonafede.

Chiediamo un intervento urgente del governo sulla vicenda della scarcerazione dei boss. La circolare deroga illegittimamente le norme dell’ordinamento penitenziario che escludono, tra l’altro, i condannati per delitti di mafia dalla possibilità di scontare la pena detentiva ai domiciliari.

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Fratelli d’Italia aveva avvisato Bonafede del pericolo

Avevamo presentato interrogazione con cui avevamo avvisato della pericolosità della proposta che fatalmente avrebbe influenzato anche sui mafiosi le scelte della magistratura di sorveglianza.

“Ero stato facile profeta. – ha aggiunto – Lo avrebbe capito un bambino, ma conoscendo la disarmante pochezza di Bonafede, avevo sentito l’esigenza di avvisarlo, di fargli dei disegnini. Purtroppo bisogna arrendersi: Bonafede è un bambino che non capisce nemmeno quando gli fai disegnini e sottotitoli”.