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Recovery Fund, la Bufala del “no” di Orban: è l’ Europa che ci ricatta

Non è vero che Polonia e Ungheria hanno messo il veto sul Recovery Fund. I burocrati d’Europa danno la colpa ad Orban per attaccare i sovranisti

Altro che ricatto di Ungheria e Polonia. E’ l’Europa con i suoi burocrati a ricattare: vogliono imporre a leader democraticamente eletti la volontà dei poteri forti e della finanza europea. E poi fanno credere che Orban e i sovranisti sul Recovery Fund abbandonino i paesi in difficoltà come l’Italia.

Un trucco vero e proprio per ricattare Ungheria e Polonia. E far credere che la colpa per il Recovery Fund sia di Orban e altri sovranisti.

“Siamo ricattati perché non prendiamo i migranti”, spiega oggi in un’intervista di Antonio Rapisarda su Libero il portavoce internazionale di Orban, Zoltan Kovacs. E sul Recovery Fund: “Lo stallo è colpa di Bruxelles, Non vogliamo abbandonare chi ha problemi”.

Recovery Fund Orban

La Fake news su Orban e il Recovery Fund

Non è vero che Ungheria con Orban e Polonia con Morawiecki hanno messo il veto sul Recovery Fund. Ma hanno dichiarato subito di essere favorevoli, come ha ben spiegato il nostro capodelegazione in Europa Carlo Fidanza.

Un concetto ribadito anche dall’altro europarlamentare di FdI e Capogruppo dei Conservatori nella Commissione Libe – Libertà e Diritti civili del Parlamento europeo, Nicola Procaccini.

“Polonia e Ungheria, seguite da Slovenia e Bulgaria”, spiega in una lettera a La Stampa, “si sono opposti ad una procedura che li costringerebbe a rinunciare ad alcune prerogative politiche e democratiche”.

Procaccini definisce una “trappola politica” l’art. 7 del Trattato Ue. “Funziona così: – sottolinea – ogni qualvolta un governo di centrodestra in Europa si propone di realizzare il programma politico per il quale è stato democraticamente votato ed eletto, scatta la procedura per violazione dello ‘Stato di Diritto'”.

Il trucco dello “Stato di diritto”

“Secondo questa perversa impostazione, – aggiunge – non è possibile contrastare l’immigrazione illegale o legiferare in favore della famiglia naturale, senza automaticamente incorrere in una violazione dei ‘valori europei'”.

Ecco in che modo incolpano nazioni come Ungheria e Polonia, e leader come Orban, addossando loro le responsabilità di abbandonare paesi in difficoltà sul Recovery Fund.

“Basta che un governo cambi colore politico, come accaduto recentemente in Slovenia, dove si è insediato un premier conservatore per innescare la procedura dell’art. 7”, aggiunge. “E in senso inverso basta che il Pd subentri nel governo ad un partito come la Lega in Italia per disinnescare una violazione dello Stato di Diritto già annunciata”. Eppure il premier è sempre Conte.

Insomma un modo bello e buono per ricattare gli Stati e i loro governi democratici, come lo è quello di Orban, e poi dare la colpa loro su temi come il Recovery Fund. Un atteggiamento inaccettabile.

“Lo Stato di Diritto invocato da Bruxelles è in realtà il grimaldello utilizzato dalle cancellerie dei Paesi ‘frugali’ (Olanda, Svezia e Finlandia su tutti)”, aggiunge nelle lettera Procaccini. Che definisce la questione “un grande pretesto”, che è stato usato anche contro Orban sul caso Recovery Fund.