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PDL: VERSO I CONGRESSI IN TOSCANA E A FIRENZE

“Va tutto bene. Se perdiamo comune, provincia, regione e adesso abbiamo perso anche il Governo senza passare dalle elezioni, non abbiamo nessuna colpa. Noi siamo bravissimi e ineccepibili.
Se qualcosa, per caso, non è andata nel verso giusto è solo colpa al 90% del destino cinico e baro e per il restante 10% di magistrati un po’ troppo comunisti.
I congressi devono servire soltanto per radunare la nostra gente, dire che va tutto bene e ratificare così scelte prese dai vertici.”

Non so se qualcuno pensa veramente così, io sicuramente NO e questa volta non ho intenzione di stare zitto.

POPOLO DELLA LIBERTA’: RIPARTIAMO DAL POPOLO
 Fino ad oggi nel Popolo della Libertà non era mai mancata la Libertà, anzi a volte è stata pure eccessiva, è invece mancato il coinvolgimento del nostro popolo. Il costo di soli € 10 per la tessera, fortemente voluto da Angelino Alfano, non è stato previsto per i saldi di fine stagione, ma per recuperare una partecipazione popolare alle scelte del partito.

I congressi a livello locale sono stati previsti affinché chi guiderà il partito sul territorio si senta in dovere di ascoltare la base che lo ha eletto e non di compiacere i vertici che lo hanno nominato. Trasformare, quindi, l’elezione dal basso in una nomina dall’alto, mascherata più o meno bene da congresso, significherebbe tradire lo spirito rinnovatore di Angelino Alfano.

Candidature uniche ai congressi non sono un valore a prescindere, ma sono auspicabili eccezioni scaturite da un grande confronto precedente. Eventuali congressi di scontro non indeboliscono il partito, ma ne rafforzano la democraticità nella selezione della classe dirigente.

EX-AN & EX-FI = 100%PDL
 “Oggi siamo tutti PDL 100%” come dice il nostro segretario nazionale.
Non si tratta quindi di fare divisioni sull’appartenenza del passato, ma di comprendere che per costruire il più grande partito alternativo alla sinistra in Italia e in Toscana si deve considerare di pari dignità tutte le sensibilità presenti: cattolici, socialisti, liberali, radicali e chi proviene dalla destra nazionale e popolare. Il peso politico delle varie sensibilità non deve essere misurato con il pedigree del passato, ma con il consenso popolare nel presente.
Nel PDL sbaglia in presunzione chi dice “Io sono in questo partito dal 1994.”
Il PDL è nato come lista elettorale nel 2008, come partito nel 2009, ma diventa un soggetto maturo soltanto oggi con i congressi dal basso. Non ci sono padroni di casa e ospiti.

I VOTI IN TOSCANA  E I CANDIDATI
Il miglior risultato alle elezioni regionali si è raggiunto nel 2000 con la candidatura di Altero Matteoli. A Pistoia abbiamo sfiorato la vittoria storica con la candidatura di Alessandro Capecchi nel 2007, mentre a Prato abbiamo vinto nel 2009 con Roberto Cenni, un candidato civico proveniente dal mondo imprenditoriale.
Queste tre prestazioni eccellenti confermano due filosofie di pensiero: i risultati locali riflettono anche i trend nazionali e non esiste l’identikit del perfetto candidato. Non è vero che in una terra di sinistra come la Toscana si debba candidare per forza i candidati civici (Cenni dimostra che non è vero nemmeno il contrario), come non è vero che i candidati politici riscuotano più successo se moderati e non troppo riconducibili a destra. Quanto vale per i candidati sindaco, vale anche per chi può guidare il partito. Non ha senso dividere le città della Toscana in quote di ex-partiti di provenienza, ha senso lasciare il partito a livello locale in chi ottiene più successo tra gli iscritti.

IL PARTITO E IL CONGRESSO A FIRENZE
Alle comunali nel 1995 (prima volta nella seconda repubblica) Forza Italia prese 41261 voti, Alleanza Nazionale 39.403. Se li sommiamo arriviamo a 80664. Alle ultime comunali del 2009 (trend nazionale favorevole) il PDL ha preso 39.452 voti. In questi quattordici anni abbiamo perso la metà dei voti.
In questi quattordici anni non c’è un solo candidato sindaco che ha iniziato e finito il mandato nelle nostre fila.
Avevamo sedi in strada con vetrine ben visibili, oggi siamo in un appartamento dove per entrare è necessario suonare il campanello.
Il gruppo consiliare in comune è numericamente il più esiguo da quando esiste il bipolarismo.
Non sono mai partiti i coordinamenti circoscrizionali previsti dallo statuto.
Centinaia di persone sarebbero disponibili ad offrire il proprio tempo e le proprie capacità per rafforzare il partito, ma non vengono coinvolte.
In città si è diffusa l’opinione che non vogliamo vincere perché così avremmo maggiori vantaggi non trasparenti su questioni economiche distinte dalla politica.
Non vengono organizzati incontri ufficiali con i nostri iscritti e simpatizzanti per spiegare cosa viene fatto nelle Istituzioni (dal Quartiere al Parlamento).

 Chi si candida a guidare il PDL a Firenze deve dire cosa vuole fare per interrompere questa fase discendente.
Conosco Gabriele Toccafondi e credo che potrebbe anche essere la persona giusta per marcare una discontinuità e inaugurare una nuova fase. Ma le questioni sollevate da Achille Totaro sono giuste, reali e anche molto più diffuse tra la base del PDL rispetto al non trascurabile contributo di tessere portato da chi proviene dalla destra del PDL.
Non è un problema di chi ricoprirà i ruoli, ma di visione di come quel ruolo dovrà essere ricoperto.
A Firenze è necessario un cambiamento radicale nel pensare e realizzare il Partito.
Come, quando e con che soluzioni? E’ aperto il dibattito. Chi vuole guidare il partito in città non si sottragga.