Giornalista diversamente abile scrive a Conte: “Caos del governo sui congiunti, come devo comportarmi?”
Diversamente abile e immunodepresso. Eppure le assurde regole fissate sui congiunti dal governo lo costringono all’isolamento nella cosiddetta “Fase 2”
E’ la storia di Francesco Curridori, giornalista che conosco da molti anni. Un professionista preparato, oltre che una persona straordinaria, dalla rara sensibilità.
Ora ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: racconta la sua storia al governo, ma non per ottenere “commiserazione”, bensì per far emergere le contraddizioni dei decreti governativi sui “congiunti”. Proprio come dovrebbe e deve fare un giornalista.
Una lettera molto bella, di cui condivido gli intenti e i principi, pubblicata da Il Giornale, quotidiano con il quale Francesco collabora.
La lettera
Ho “vissuto numerosi e lunghi periodi di quarantena”, racconta. Il 25 maggio del 2000 sono stato sottoposto a trapianto di cuore e, da quel momento, rientro a tutti gli effetti anche nella categoria degli immunodepressi, uno dei soggetti più a rischio nel caso in cui dovessi entrare in contatto col temutissimo coronavirus.
“Posso solo immaginare quanto dolore possa aver causato nella vita di molte famiglie italiane il coronavirus. Anzi, lo so perché nel lontano 2009 finii in ospedale per circa 20 giorni dopo aver contratto un suo antenato, il virus H1N1, la cosiddetta influenza suina”, aggiunge.
Curridori si chiede in cosa differisca per lui la Fase 2. “Non mi è possibile neppure andare in una chiesa semivuota per seguire una messa, cosa che 20 anni fa, poche settimane dopo il trapianto, mi era consentito. Anche se potessi, sarebbe meglio evitare e, dunque, non mi resta che incontrarmi con un mio congiunto“.
Ed è proprio la regola sul “congiunto” la contraddizione che il giornalista mette in evidenza: “Vivo a Roma dal 2003, ma sono residente in Sardegna. In teoria, stando a quanto disposto dal suo ultimo Dpcm, potrei benissimo salire su una nave o su un aereo e tornare dalla mia famiglia e dai miei congiunti. Il buon senso, però, mi impedisce di viaggiare in questa fase e credo che qualsiasi virologo me lo sconsiglierebbe”.
I fidanzati, gli “affetti stabili” e gli amici: un dibattito grottesco
E poi la discussione grottesca sui “congiunti”, gli “affetti stabili” e ancor di più sul fatto se gli amici rientrino in questa categoria. Da Palazzo Chigi “è arrivato lo stop agli incontri tra amici, mentre ieri è arrivata la conferma che per congiunti si intendono anche i fidanzati”, sottolinea Curridori.
“Sarebbe bello, per me, potermi incontrare con la mia ragazza, se solo ci fosse. Ho la fortuna di avere tante amiche, ma temo che potrei avere dei seri problemi relazionali se dichiarassi che una di loro è un ‘mio affetto stabile’. Meno che mai intendo dichiarare d’essere omosessuale soltanto per avere la possibilità di rivedere un mio amico”.
“Come dobbiamo comportarci?”
“Io, quindi, che congiunti non ne ho, come dovrei comportarmi?”, chiede il giornalista al Presidente del Consiglio. “Dovrei rinunciare ad avere una vita sociale oppure dichiarare il falso in un’autocertificazione sostenendo di avere relazioni sentimentali che non esistono? Ipotesi, quest’ultima, che sicuramente sarà presa in considerazione anche da altri italiani che, probabilmente, non hanno alcuna intenzione di far sapere a vigili ‘indagatori’ con chi decidono di trascorrere il loro tempo libero”.
“Mi chiedo, pertanto, come avverranno le verifiche sull’autocertificazione? – chiede Curridori – I vigili indagheranno sulla vita personale di ognuno di noi per capire se stiamo andando a incontrare un fidanzato, un affetto stabile, instabile o duraturo?”, spiega ancora il giornalista, che conclude: “Non era più semplice consentirci di incontrare una qualsiasi persona a nostro piacimento anziché incunearsi in un simile ginepraio di congiunti che non si congiungono?”.