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«Le matite dell’Abruzzo sono quelle della maggioranza silenziosa della nostra nazione». La mia intervista al Secolo d’Italia

Abbiamo sentito di tutto: hanno detto che l’Abruzzo sarebbe stato l’Ohio della Meloni, che era finita la luna di miele, che era arrivato il momento del centrosinistra, che il campo largo era invincibile. Ma poi in democrazia votano i cittadini e si scopre che la realtà era ben diversa.

di Vittoria Belmonte

La vittoria in Abruzzo vi ha messo di buonumore?

«C’è una serena soddisfazione. Sapevamo che Marsilio aveva fatto un buon lavoro ma quel voto è stata anche una conferma a livello nazionale per il governo. È importante che i cittadini esprimano il loro consenso. Il buonumore è anche conseguenza di tutto ciò che a sinistra hanno raccontato. Abbiamo sentito di tutto: hanno detto che l’Abruzzo sarebbe stato l’Ohio della Meloni, che era finita la luna di miele, che era arrivato il momento del centrosinistra, che il “campo largo” era invincibile. Ma poi in democrazia votano i cittadini e si scopre che la realtà era ben diversa».

Ora dicono che Forza Italia, che ha avuto un buon risultato, e la Lega, che ha avuto un risultato mediocre, creeranno problemi alla coalizione…

«Sono un disco rotto. È da quando ci sono state le elezioni un anno e mezzo fa che scommettono sulla litigiosità del centrodestra. Ma vediamo che invece in ogni occasione importante il centrodestra è compatto mentre sono loro a spaccarsi in Parlamento. E sono divisi anche quando vanno insieme sui territori dove, come in Abruzzo, non si fanno vedere insieme neanche in campagna elettorale. Noi abbiamo un popolo unito dal ’94 in poi e questo popolo è la maggioranza silenziosa della nostra nazione».

La vittoria di Marsilio ha rintuzzato le accuse a FdI di non avere una classe dirigente?

«Sono moltissime le città governate da FdI e dal centrodestra. Si tratta di un’accusa strumentale che hanno portato avanti parlando solo della Sardegna. Quella di Marsilio è stata una conferma straordinaria perché mai prima d’ora quella regione aveva riconfermato un presidente uscente».

Il “campo largo” è diventato un campo arido per il quale servono più contadini come ha detto Prodi?

«Il “campo largo” non ci riguarda. Noi dobbiamo pensare a governare bene e a suscitare consensi con le nostre proposte, non in base a come si organizzano gli avversari. Loro possono coltivare tutti i campi che vogliono, noi cercheremo sempre di presentare una proposta più credibile della loro e non ci vuole molto. Perché loro non sono credibili nel tentativo di mettere insieme grillini, cattolici di sinistra, estremisti di sinistra senza una visione comune sull’Europa e sulla politica estera».

Se le matite della Sardegna erano una risposta ai manganelli, le matite dell’Abruzzo a chi hanno risposto?

«Le matite dell’Abruzzo hanno risposto al buongoverno di Marsilio. Il nostro non è stato un voto contro, è stato un voto consapevole di una regione che vuole andare avanti, che ha visto finalmente una politica che dà risultati e che non vuole tornare indietro».