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«La sinistra incita l’odio contro le forze dell’ordine. Giorgia in Usa a testa alta». La mia intervista a La Stampa

In Sardegna quasi un pareggio. Bisogna chiarire chi sono i mandanti dei dossieraggi sulla destra

Di Niccolò Carratelli

«La sinistra ha strumentalizzato le parole del presidente Mattarella, ha fatto una forzatura pericolosa per raccattare qualche voto in più. In Abruzzo vinciamo noi, da quando c’è il governo Meloni hanno perso in 4 regioni su 5 e in Sardegna abbiamo praticamente pareggiato».

Anche dire che la sinistra è contro le forze dell’ordine è esagerato, non crede?

«No, perché c’è stata un’evidente campagna di denigrazione, hanno fomentato l’odio, hanno cercato di portare il capo dello Stato su un terreno pericoloso. Mentre lui è stato molto netto sugli agenti aggrediti a Torino, come sul fantoccio di Meloni bruciato a Roma, al contrario del Pd».

A cosa si riferisce?

«C’è un assessore del terzo Municipio di Roma a guida Pd, Luca Blasi, che era presente quando hanno bruciato quel manichino: non solo non ha preso le distanze, ma ha detto che hanno fatto bene. Nessuno nel partito ha chiesto le sue dimissioni, è rimasto al suo posto e questo è molto grave».

Anche quello che è successo a Pisa è grave, no? Perché da parte vostra non c’è stata una netta condanna per quelle manganellate?

«Guardi, pochi minuti dopo i fatti, il Viminale ha assicurato che avrebbe valutato l’accaduto e fatto chiarezza, il ministro Piantedosi lo ha ribadito. Ma su quell’episodio si è voluto creare un clima ben preciso: si è accomunato con gli scontri di Firenze, dove a manifestare non c’erano studentelli, ma Cobas e centri sociali, che volevano assaltare il consolato degli Stati Uniti. La polizia doveva lasciarli fare?».

A proposito di Stati Uniti, Conte dice che Meloni è andata alla Casa Bianca a “prende-reistruzioni”…

«Mi ricordo Conte che prendeva ordini dal governo venezuelano di Maduro o dai cinesi sulla Via della Seta. La verità è che Giorgia Meloni è rispettata a livello internazionale ed è andata a Washington a testa alta. Ha riportato il Mediterraneo al centro del mondo e ha ottenuto risultati concreti, come il ritorno in Italia di Chico Forti: anche Conte e Di Maio l’avevano annunciato, ma poi non era successo».

Se al posto di Biden ritornasse Trump, paradossalmente per voi potrebbe essere un problema, non trova?

«Italia e Stati Uniti sono due nazioni amiche, a prescindere da chi c’è al governo, tanto che ora Meloni, leader conservatrice, ha ottimi rapporti con Biden, presidente democratico. L’alleanza e la collaborazione non saranno condizionate da un eventuale avvicendamento alla Casa Bianca».

Resta il fatto che Salvini tifa apertamente per Trump e voi siete molto più cauti…

«Noi facciamo parte dei Conservatori europei e, com’è normale, ci sentiamo vicini ai repubblicani americani e sosterremo il loro candidato per la Casa Bianca. Ma non ci intromettiamo nei processi democratici altrui, sceglieranno gli americani».

Prima sceglieranno gli abruzzesi: temete un effetto Sardegna?

«Ma quale eftetto, mi pare ci sia troppa enfasi, li hanno vinto per un soffio, dopo aver perso nel Lazio, in Trentino, in Friuli-Venezia Giulia e in Molise. In Abruzzo verrà confermato Marsilio, perché ha rilanciato la regione, ad esempio dimezzando le liste d’attesa nella sanità, mentre al suo posto vorrebbero mettere l’altro Luciano, l’amico dell’ex governatore D’Alfonso, che è scappato dopo aver fatto disastri e ora torna sotto mentite spoglie».

In Sardegna, secondo Arianna Meloni, vi siete mossi in ritardo sul candidato, e non è la prima volta.

«C’è stata una lunga discussione, può capitare. Ma mi pare che quelli in ritardo siano gli altri: in Basilicata e Piemonte noi abbiamo già i candidati e la sinistra no. In generale, abbiamo vinto più di loro e scelto meglio e prima».

Basilicata, Piemonte, Umbria. Nel ricandidare i governatori uscenti, FdI resta a bocca asciutta. Va bene così?

«Non facciamo la guerra delle bandierine, le spartizioni le fanno nel campo minato della sinistra. Noi abbiamo sempre chiesto solo di scegliere i migliori, senza le tensioni che leggiamo sui giornali. Non c’è più la regola di confermare gli uscenti, da quando è stato sostituito Musumeci in Sicilia e noi abbiamo fatto un passo indietro per il bene della coalizione, quindi si valuta caso per caso».

Qualche tensione con la Lega sul terzo mandato per i governatori, però, c’è stata.

«Abbiamo sensibilità diverse, faremo una riflessione serena a prescindere dai nomi e dagli interessi di partito. È stato amplificato un voto in commissione, su cui il governo non aveva dato un parere, ma sfido a trovare un solo parlamentare che, in questo anno e mezzo, ha votato in dissenso rispetto alla posizione del governo. Siamo la maggioranza più compatta dal 1994 a oggi».

Lei è membro del Copasir, che idea si è fatto dell’inchiesta sugli accessi illeciti alla banca dati della Dna?

«Non posso parlare da esponente del Copasir, ma da parlamentare sono profondamente indignato da questi dossieraggi: è una roba indecente, che mina la democrazia. Non ci si può fermare ai funzionari infedeli nella Guardia di finanza o Chi sonora, andan, a partire da chi ha pubblicato quella i materiale Giarda casa,cate esponenti di centrodestra».