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Il carcere duro funziona: si è pentito Francesco Schiavone

Dopo 26 anni di carcere duro Francesco “Sandokan” Schiavone ha deciso di collaborare con la giustizia: si tratta di una vittoria del 41 bis che è un pilastro del sistema penitenziario e della Giustizia

La Direzione nazionale Antimafia ha confermato l’avvio del percorso di collaborazione con Francesco “Sandokan” Schiavone. Schiavone era stato arrestato nel 1998 e condannato al regime di 41-bis nel maxi processo “Spartacus”, dopo 26 anni ha deciso di collaborare con la Giustizia: una vittoria del carcere duro.

Ecco chi è Francesco Schiavone: il boss dei Casalesi

Francesco “Sandokan” Schiavone fu arrestato l’11 luglio del 1998 in un bunker situato nel suo paese natale. Al giudice negò qualsiasi coinvolgimento con la Camorra, definendo i pentiti come falsi perché pensavano di ottenere protezione e stipendio. Fu subito inserito nel regime carcerario del 41-bis. Nel 2004 Schiavone fu condannato dalla corte di Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Nel 2005 fu condannato all’ergastolo per associazione di tipo mafioso perché ritenuto coinvolto in sei omicidi. Nel 2008 fu condannato ad un ulteriore ergastolo con altri boss della criminalità organizzata. Nel 2010, poi, la Cassazione confermò confermo in via definitiva la condanna all’ergastolo e nel 2016 gli venne notificata un’ordinanza di custodia cautelare per un ulteriore omicidio. Nel marzo del 2022 la Cassazione confermò in via definitiva la condanna all’ergastolo.

Nel 2018 venne richiesta la revoca del carcere duro, che però fu negata sempre dalla Cassazione. Infine siamo arrivati ad oggi, quando il Boss della Camorra ha deciso di pentirsi e di collaborare con la giustizia, a dimostrazione di quanto sia necessario e funzioni il regime carcerario del 41-bis.

Delmastro: “Mai perdere la speranza di sconfiggere la mafia”

“Accolgo con enorme soddisfazione la notizia del pentimento di Francesco ‘Sandokan’ Schiavone, storico boss dei Casalesi: dopo 26 anni di 41 bis, finalmente ha deciso di collaborare con la giustizia. Una testimonianza di quanto questo strumento sia un pilastro del sistema penitenziario e della Giustizia e un’ulteriore riprova della necessità di difenderlo dagli attacchi, come io personalmente e il Governo Meloni abbiamo sostenuto fin dal primo momento. Il carcere duro funziona: non dobbiamo mai perdere la speranza di sconfiggere la mafia”, ha dichiarato il Sottosegretario di Stato alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove.

Cangiano: “Speranza che si possa far luce su tanti episodi senza risposta”

“La notizia è di quelle che lasciano il segno: dopo 26 anni di carcere duro Francesco ‘Sandokan’ Schiavone ha deciso di collaborare con la giustizia. Si chiude di fatto un periodo lungo 30 anni, che ha lasciato dietro di sé centinaia e centinaia di vittime. Molte innocenti, come don Peppe Diana e come tutti coloro uccisi per non aver abbassato la testa.

La speranza, adesso, è che si possa far luce su tanti episodi criminosi ancora senza risposta. E in particolare la mia speranza è che si possa arrivare a tracciare il percorso di decenni di smaltimento illecito di rifiuti pericolosi, che ancora giacciono nascosti ed interrati nel sottosuolo della nostra provincia. Se a quest’uomo è rimasto un briciolo di cuore e di umanità, e se la sua intenzione di collaborare è davvero sentita, io chiedo che possa aiutare le autorità competenti a individuare i luoghi principali che nascondono ancora bombe ecologiche dal devastante effetto per la salute nostra, dei nostri prodotti e delle nostre città.

I dati in nostro possesso ci dicono tristemente che in questa provincia l’incidenza di tumori riconducibili all’inquinamento ambientale e agli effetti di essere “Terra dei Fuochi” è tra le più alte. Individuare queste bombe ecologiche ancora nascoste e bonificare i territori che per decenni le hanno sotterrate resta il nostro obiettivo primario”, ha affermato il il deputato di Fratelli d’Italia Gerolamo Cangiano, vicepresidente della commissione Ecomafie.