Gorelli stava andando con altri amici fiorentini a divertirsi ad un rave per il 25 aprile dello scorso anno. La sua Clio fu fermata da due Carabinieri che svolgevano il proprio dovere a tutela della sicurezza.
Gorelli e amici scesero dall’auto e mentre svolgevano l’alcool-test colpirono a bastonate con una violenza disumana e feroce i due Servitori dello Stato.
Antonio Santarelli morì, lasciando la moglie e un figlio adolescente, dopo un anno di agonia in un centro speciale di Chieti per persone in stato vegetativo. Il suo collega Domenico Marino perse un occhio.
Gorelli, l’assalitore, dopo meno di 17 mesi, oggi ha lasciato il carcere.
Chi con tanta superficialità commette un crimine così brutale, gratuito ed efferato dovrebbe rimanere dietro le sbarre tutta la vita. Uno Stato sano avrebbe gettato le chiavi della cella.
I Carabinieri e tutte le forze dell’ordine rischiano la vita per garantire la nostra serenità e la nostra sicurezza, chi li attacca dovrebbe subire punizioni esemplari, anche se sbatte davanti ai giudici gli occhioni da un giovane faccino sbarbato.
Colgo l’occasione per esprimere, oltre la rabbia verso questa assurda decisione, anche la vicinanza a tutta l’arma e alle vittime di questa vicenda. Per la vedova, il figlio i parenti e gli amici di Santarelli così come per il suo collega Domenico Marino, la pena non avrà mai fine, è ingiusto che per l’assalitore si siano aperte le porte del carcere dopo così poco tempo.