Fingono di essere neutrali, poi sparano su di noi: ecco chi c’è dietro questi portali. Smontiamo una ad una le bufale che raccontano
Ormai se una cosa non gli piace la prendono e dicono che è “una delle tante bufale”. E’ la nuova frontiera della censura del politicamente corretto. Che, guarda caso, corre in soccorso del potere e della sinistra provando a delegittimare la destra.
Un vero e proprio trucco: siti “debunker” (smascheratori) che prendono posizioni sulle vicende politiche. Bufale sì, bufale no: sempre più spesso. Strano, eppure lo hanno sempre fatto moderatamente. Ma forse tanto strano non è.
Da questi portali sulle bufale uno si aspetta una vera e propria sentenza. I loro articoli, nei fatti, appaiono come un giudizio superiore anche quelli delle testate giornalistiche più importanti, oltre che dei politici. Ed hanno un effetto esponenziale sull’opinione pubblica. Per questo la loro opinione è diventata sempre più rilevante.
Ma chi c’è dietro questi portali? Come funziona il “giochino”? Proviamo a spiegarvelo.
I siti antibufala dicono “la verità”?
La risposta è no, ve lo diciamo subito. Le cose che scrivono i siti sulle bufale sono opinabili. Ogni verità è soggettiva, per fortuna aggiungiamo. Certo le falsità esistono eccome. Ma qui vi dimostriamo come questi signori facciano qualcosa di più, camuffando spesso opinioni politiche in “falsità”. Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma non di millantare chissà quali certezze.
Ecco qualche esempio.
Le bugie sul Mes
Il sito più esposto è sicuramente Bufale.net, che in questi giorni si è scatenato sul Mes. Con il chiaro obiettivo di definire bufale alcune delle cose affermate dalla destra. L’11 aprile pubblica un articolo dal titolo “Recepimento del MES con Consiglio dei Ministri del 3 agosto 2011: Giorgia Meloni era Ministro“.
Solo che, oltre a non spiegare in alcun modo cosa successe davvero (CLICCA QUI), il sito sottolinea che “riascoltando le parole di Conte non possiamo dargli torto”. Non una parola sul fatto, per esempio, che il Presidente del Consiglio ha detto a reti unificate che nel 2012 c’era un governo di centrodestra, con Giorgia Meloni Ministro (QUI IL VIDEO). Una bufala gigantesca ed acclarata. Perché Bufale.net non l’ha segnalata?
I soldi alle imprese tunisine
Un altro caso incredibile è quello di aver fatto passare fra le bufale il caso dei 50 milioni alle imprese tunisine per l’emergenza coronavirus. A cui ne vanno aggiunti altri 21 dati in Bolivia e d altri per la cooperazione.
Decisione su cui si può pensare che sia poco rilevante, o che sia giusta. Ma che è innegabile, carte alla mano (QUI TUTTE LE PROVE). Se qualcuno si vergogna a sostenerla è un altro discorso. E soprattutto non è una bufala!
Sappiamo benissimo che quei soldi sono andati in Tunisia e che il governo poteva fermarli ora, nonostante si tratti di uno stanziamento precedente. Ha scelto di non farlo però. Ci piacerebbe che se ne prendesse la responsabilità.
Addirittura Bufale.net sostiene qui che si tratterebbe di una “non notizia”. E, riferendosi alla denuncia di Fratelli d’Italia, che si tratta de “l’ennesima opportunità per buttarla in caciara”. Se non è un’opinione politica questa…
Conte si compra le bombole e lascia i medici senza mascherine
Un’altra nostra denuncia fresca di questi giorni. E soprattutto ripresa da un autorevole quotidiano, Il Tempo. E dalla penna di un cronista preparato e di spessore come Franco Bechis.
E’ la storia della fornitura richiesta dal governo per proteggersi dall’emergenza coronavirus. Arrivata ben 22 giorni prima dell’acquisto delle mascherine per medici, infermieri, forze dell’ordine. E anche per tutti i cittadini che adesso ne hanno bisogno.
Tutto documentato (CLICCA QUI). Eppure Bufale.net dà ragione al governo. E lo fa in modo incredibile, definendo l’articolo “versioni a confronto”, ma poi riportando solo la risposta del Ministro D’Incà alla Camera. Cioè secondo Bufale.net la nostra denuncia sarebbe falsa perché il governo ha negato. Poco importa che le carte dicano il contrario. Meravigliosi! Ecco qui sotto il testo.
E i 5 Stelle chiedono multe contro chi “sgarra”
Tutto questo avviene in un contesto preoccupante per la libertà di espressione (e di stampa). Il governo ha infatti nominato una commissione anti fake-news. Una specie di censura che non è e non può essere indipendente (visto che è di nomina governativa).
La ciliegina sulla torta è l’ultima proposta dei 5 Stelle per multare chi diffonde “fake-news”. Magari quelle definite tali dalla commissione? Hanno presentato uno specifico emendamento per introdurre sanzioni fino a 100 mila euro.
Ma chi sono quelli di Bufale.net?
Abbiamo portato solo qualche esempio di tanti che avremmo potuto citare. Come vedete tutto è opinabile. Noi non abbiamo la pretesa di portare Bufale.net, o qualsiasi altro sito di “bufale” sulle nostre posizioni. Rispetteremmo le loro, se fossero presentate come espressioni giornalistiche.
Già. Ma quelli di Bufale.net sono giornalisti? Basta andare sul sito per capire che non è molto chiaro. Alcuni di loro si dicono “appassionati di giornalismo”, ma nessuno si definisce “giornalista”. Strano. Una scarsa trasparenza che è lampante anche nelle informazioni: non c’è nessun riferimento ad una testata giornalistica registrata. Insomma, non è chiaro.
Una testata giornalistica deve avere la gerenza, cioè il riquadro con le informazioni per individuare il giornale. La gerenza prevede anche il numero di registrazione al tribunale. Un metodo che ha previsto, seguendo i principi della Costituzione repubblicana, regole chiare per le responsabilità di chi scrive contenuti pubblicati.
Quindi: non giornalisti giudicherebbero il lavoro di giornalisti formati professionalmente per trattare le notizie? E i giornalisti, anche quelli delle testate di sinistra, non hanno nulla da dire. E il loro ordine, i loro sindacati, come mai non si lamentano? Non possiamo credere che non lo facciano solo perché questo sito prende di mira la destra.
Insomma, i siti di bufale non possono essere organismi giudicanti, questo dev’essere chiaro. Anche perché per screditare la politica (e solo una parte, come abbiamo ben visto) usano gli stessi mezzi della stessa propaganda che vorrebbero contestare. Fanno credere che siano bufale quelle che non lo sono. Un metodo molto scorretto da cui diffidare.