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Duccio Dini: condanne confermate, in carcere altri due rom

Duccio Dini: le condanne dei rom

Rom travolsero Duccio Dini durante un inseguimento a folle velocità: sette condanne dalla Corte d’Appello

Tutte confermate in appello le condanne per gli assassini di Duccio Dini, il giovane vittima a Firenze di un inseguimento fra rom. Sono state confermate le pene a 25 anni e due mesi per Kjamuran Amet, 25 anni per Remzi Amet, Dehran Mustafa, Remzi Mustafa e Antonio Mustafa.

In più dalla Corte di Assise d’Appello di Firenze sono arrivate altre due condanne a sette anni per Kole Amet ed Emin Gani. Avevano partecipato alla fase iniziale dell’inseguimento che costò la vita a Duccio Dini: assolti in primo grado, i pm avevano chiesto per loro 9 anni. Ma nessuno restituirà giustizia a Duccio e ai suoi cari per quanto accaduto.

Un omicidio sconcertante avvenuto in una terribile domenica di giugno. I rom delle condanne erano impegnati in un inseguimento per un banale regolamento di conti. Duccio Dini era fermo ad un semaforo con il suo scooter mentre stava andando a lavorare e fu travolto.

Secondo l’accusa che ha portato alle condanne, Duccio Dini “fu vittima incolpevole, vittima sacrificale di una incultura”, “una incultura Rom“, “una incultura zingara”. E “su un senso troppo forte della famiglia e su un atteggiamento di spregio verso la figura femminile“.

Una lite nata per un giuramento fra rom. Il marito pretese dalla moglie una dichiarazione di fedeltà per consentirle di tornare a casa, che filmò col cellulare. Aver registrato il gesto scatenò l’ira del padre e dei fratelli della donna.

All’inseguimento che ha provocato la morte di Duccio Dini, secondo la ricostruzione della Procura, parteciparono tutti i parenti e “fu chiaramente folle”. “Cose pazzesche” fra “auto contro mano e che superano semafori rossi”, oltre all’altissima velocità su strade urbane, rilevata di oltre 100 km/h. Altro elemento che ha contribuito alle condanne.

Uno dei condannati oggi in appello, Emin Gani, è parente di un signore che avevamo denunciato perché occupante una casa popolare ma proprietario di numerose auto.

Alcuni dei rom delle condanne per l’omicidio di Duccio Dini in questione vivevano in un campo nelle vicinanze di questi fatti, il Poderaccio, nella zona dell’Isolotto. Una situazione di illegalità per troppo tempo tollerata dall’amministrazione Pd.