Il pm di Arezzo Roberto Rossi non può continuare ad essere il titolare sull’inchiesta di Banca Etruria. E a giudicare per il Consiglio superiore della magistratura sulla sua incompatibilità non può essere Renato Balduzzi, fra i massimi esponenti di Scelta civica, partito al governo insieme a Matteo Renzi.
Non è pensabile che il Presidente della I Commissione del Csm, titolata a giudicare sulle incompatibilità del genere, sia un esponente politico, per di più un parlamentare ex ministro del governo Monti, che fa parte di uno schieramento che sostiene la maggioranza di governo.
Lo stesso governo per cui il pm Rossi ha svolto l’incarico di consulente, iniziato con Enrico Letta e proseguito con Matteo Renzi, entrambi esecutivi sostenuti da Scelta civica.
Per di più, come riporta Panorama, fra i membri del Csm eletti dal Parlamento, siede anche Giuseppe Fanfani, nipote di Amintore storico esponente della Dc, il cui studio legale è fra i difensori di Pierluigi Boschi, papà del Ministro per le Riforme, e di Banca Etruria.
Dai conflitti d’interesse agli intrecci familiari, passando per i finanziatori, i faccendieri e ora anche il coinvolgimento della magistratura, i rapporti fra il governo e l’istituto di credito sono così lampanti da risultare imbarazzanti . Il problema è che ad oggi tutto ciò è stato pagato soltanto da cittadini e risparmiatori truffati da logiche contrarie all’interesse pubblico.