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“Dal partito falce e martello adesso il Pd è Visa e porcello”, la mia intervista a La Verità

Conferenza programmatica

“Il loro problema sono Pos e cinghiali. Critiche surreali a Rauti e La Russa. La Meloni in Europa a schiena dritta a difesa degli interessi italiani”

Intervista a La Verità
La mia intervista a La Verità

È il volto di Fratelli d’Italia nei talk-show, animato da una gentile fermezza, da sempre fustigatore della doppia morale della sinistra, è l’uomo che guida l’organizzazione del partito. Da consigliere regionale in Toscana era la bestia nera del Pd di cui ha disvelato più di un affare poco trasparente. Giovanni Donzelli ha un compito delicatissimo: gestire il successo, peraltro in costante crescita, del partito. Viene da una famiglia di sinistra e racconta di quanto sia stato difficile a Firenze essere uno studente universitario del Fuan, costretto a barricarsi perché tutto intorno era un assedio rosso. Sono stati gli anni della costruzione di una nuova idea della destra a fianco di Giorgia Meloni. Guai però a farsi ingannare dal profilo esile e dal sorriso sbarazzino di Giovanni Donzelli: è di una determinazione ferrea e ora che è anche vicepresidente del Copasir è difficilissimo che si lasci andare. Ci abbiamo provato.

Tutti la indicavano come ministro: battaglia persa?

“I ruoli sono tutti fondamentali, se tutti stanno allo stesso remo la barca non naviga. Per me è un grande onore occuparmi del partito e ringrazio di cuore Giorgia Meloni di permettermi di continuare a farlo. Poi detto tra noi: io mi occupavo dell’organizzazione quando rischiavamo di non arrivare alla soglia di sopravvivenza, ora siamo il primo partito d’Italia e in crescita continua, continuare a farlo è di soddisfazione enorme.”

Da uomo di partito ha già comprato i pop corn per assistere allo spettacolo della segreteria del Pd?

“Non mi voglio minimamente occupare del campo altrui. Certo per gli eredi del Pci, che è stato il partito più partito di tutti con la scuola delle Frattocchie, i militanti, le sezioni, fa un po’ effetto vedere candidata a segretario una esponente che neanche era iscritta”

Dal Pd però delle cose vostre si occupano eccome. Hanno messo sulla graticola Isabella Rauti, ora vogliono le dimissioni di Ignazio La Russa da presidente del Senato perché celebrano l’anniversario del Msi. Che ne pensa?

“È una vicenda surreale che ha due aspetti preoccupanti. Il primo riguarda il diritto sacrosanto di Isabella Rauti e di Ignazio La Russa di ricordare i propri padri e il loro impegno politico. Pretendere di cancellare la memoria degli affetti è disumano. E’ frutto anche d’ignoranza storica. Il Movimento sociale italiano è sempre stato totalmente inscritto nei valori democratici e repubblicani dell’Italia. Quelli del Pd si sono dimenticati che i voti del Msi hanno eletto due presidenti della Repubblica e consentito la fiducia a due governi. Allora, quando le ferite della guerra erano ben più dolenti, nessuno ebbe nulla da ridire. Ricordo anche che nel ’58-‘59 Silvio Milazzo fu presidente della Sicilia con i voti del Msi e del Pci. Quando morì Giorgio Almirante Gian Carlo Pajetta e Nilde Iotti vennero a portare le condoglianze per ricambiare il gesto che Almirante aveva compiuto dopo la scomparsa di Enrico Berlinguer.

E il secondo aspetto?

Così facendo il Pd, e in particolare la componente che proviene dal vecchio Pci, mostra di non saper fare i conti né con la storia né con la realtà. Loro si sono sempre rappresentati come i guardiani della democrazia, ma nessuno di loro è mai arrivato a palazzo Chigi attraverso il consenso democratico. L’unico di quella provenienza comunista è stato Massimo D’Alema, ma lo ha fatto con una manovra di palazzo. Le elezioni di settembre hanno loro dimostrato invece che la destra, nella sua evoluzione e grazie a una donna, arriva al governo col consenso democratico. È quella destra che loro vorrebbero rimanesse ai margini della democrazia. La sinistra continua ad avere un ingiustificato complesso di superiorità in forza del quale si proclama custode della democrazia e come tale non vuole superare l’avversario nel confronto elettorale, ma vuole escluderlo. O superano questi steccati ideologici che loro costruiscono oppure ne vengono travolti. Da qui nasce la mia idea che si deve uscire dalla contrapposizione faziosa, dal clima da derby”.

Che fa gioca per gli avversari?

“Ma no; io gioco, come peraltro è nel Dna della destra, per l’Italia. Sono convinto che se la sinistra, quella sinistra che discende dal Pci, vuole avere la possibilità di governare una volta col consenso popolare deve accedere al riconoscimento di pari dignità degli avversari, deve compiere una completa pacificazione culturale”.

A cominciare da un nuovo protagonismo dell’Italia in Europa e nel mondo?

“Anche a questo proposito a sinistra c’era la vulgata secondo cui con la destra al Governo avremmo sfasciato i rapporti con Bruxelles. Perché per loro o si è lo zerbino dell’Europa o si è antieuropeisti. Giorgia Meloni ha dimostrato che si sta in Europa e nel mondo con la schiena dritta a tutelare gli interessi dell’Italia. Il price cap sul gas russo è un successo dell’Italia, di Mario Draghi e poi di Giorgia Meloni. Nel bilaterale con Joe Biden ha parlato degli interessi energetici dell’Italia, in quello con Xi Jinping dei diritti umani. Sul Mes la nostra posizione è di difesa degli interessi italiani, lo è su Nutri-score, lo sarà sul patto di stabilità. Qui si tratta di sostenere la Nazione, a cui la sinistra in questi frangenti fa fare pessima figura”.

Parliamo di Qatargate? Enrico Letta dice che la parte lesa è il Pd…

“Al contrario della sinistra non voglio generalizzare. Noto però che se capita a uno di destra è la destra ad essere tutta colpevole, se invece c’entra uno di sinistra sono loro ad essere colpiti perché li ha traditi una mela marcia. Le responsabilità penali sono dei singoli e però non c’è nessuno che possa erigersi a moralizzatore. La sinistra non può dare lezioni di moralità e di legalità. Non gioisco di quanto si sta scoprendo, noto però che a parti invertite ci accuserebbero con la bava alla bocca. La verità è che sono rattristato per l’Italia. S’indebolisce l’immagine dell’Italia mentre stiamo facendo di tutto per restituire alla nostra Nazione il protagonismo che merita”.

Anche sulla manovra vi dicono che state affamando i poveri, che siete dalla parte delle partite Iva degli evasori contro lavoratori e pensionati. È stata una manovra difficile, ma un po’ di retromarcia sul programma del Centrodestra l’avete fatta?

“Alla manovra se tengo conto di tutte le difficoltà do 10 e lode. Questa non è la manovra di fine legislatura che rappresenta tutte le nostre scelte programmatiche. Ma anche qui la sinistra e le opposizioni non sanno più cosa inventarsi. Prima hanno detto che l’Europa ce l’avrebbe bocciata e invece ce l’hanno passata, poi hanno detto che affamiamo i pensionati e non è così. Semmai stiamo dalla parte dei pensionati più deboli e la prova è data proprio dall’Europa che se un rilievo ha fatto lo ha fatto sulle pensioni. Hanno strillato per un emendamento mai presentato, si sono attaccati al Pos e anche ai cinghiali passando da sinistra falce e martello a sinistra Visa e porcello. Ora s’inventano che stiamo creando uno scontro tra dipendenti e partite Iva.

Non è così?

No. Ai lavoratori sono stati detassati i premi di produzione, il taglio del cuneo fiscale che abbiamo fatto è tutto dalla parte dei lavoratori. Ma abbiamo prestato attenzione anche al mondo produttivo. In realtà la manovra va verso la pacificazione sociale dando la stessa dignità non solo ai sindacalizzabili, ma anche a quelli che tirano la carretta ogni giorno. I commentatori più inclini alla sinistra stanno inventando uno scontro che non esiste. Noi stiamo dando dignità a tutto il popolo italiano perché la destra non ha un ceto di riferimento, è interclassista per sua natura perché difende complessivamente l’interesse dell’Italia”. 

Ma vi attaccano anche sull’immigrazione con argomenti simili: siete davvero così “disumani” verso i più deboli?

“Il concetto è chiaro: nessuno deve essere lasciato morire in mare, ma non per questo bisogna permettere a qualcuno di fare il tassista nel Mediterraneo finendo per aiutare i trafficanti di uomini. La pratica delle navi di soccorso che aspettano di fare il pieno per scaricare tutti i migranti in Italia deve finire. La soluzione è fermare le partenze e impedire che a selezionare l’immigrazione siano gli scafisti al posto dei consolati”. 

Anche dall’interno della maggioranza c’è già chi chiede la fase due, Silvio Berlusconi insiste sulla riforma della Giustizia…

“Alcuni punti programmatici sono dall’inizio perfettamente condivisi e la riforma della giustizia è uno di questi. Ma va fatta bene avendo come punti cardinali questi: massima garanzia per chiunque fino al terzo grado di giudizio, ma anche certezza della pena e celerità nel processo. Ci vanno messi dei soldi perché la Giustizia, carceri comprese, deve essere al massimo grado di efficienza. Ma anche qui bisogna uscire dalle tifoserie: giustizialisti contro garantisti, così come sulla manovra economica professionisti contro pubblici dipendenti. Vogliamo finirla con l’Italia delle tifoserie preconcette, all’Italia serve la capacità, la tenacia pragmatica di una donna, quella che anima Giorgia Meloni”.

A proposito, un’ultima cosa. A lei che la vede tutti i giorni anche lontano dalle telecamere si può chiedere come sta vivendo questa esperienza Giorgia Meloni?

“Come prima e molto più intensamente di prima. Per lei la politica è impegno massimo e totale. La vedo concentratissima, determinata come non mai e per ora instancabile. Anzi spero che per queste feste si sia un po’ riposata. Abbiamo di fronte cinque anni tosti: vogliamo dare tutto per la Nazione”.