Da Prodi a Bertinotti: la (non) violenza della sinistra a correnti alternate

Le urla in parlamento sul Manifesto di Ventotene, l’aggressione sessista di Romano Prodi alla giornalista di Rete4 e le minacce di Fausto Bertonotti contro il Presidente del Consiglio: tutta la violenza sinistra

Le urla in parlamento sul Manifesto di Ventotene. L’aggressione sessista di Romano Prodi alla giornalista di Rete4. Le minacce di Fausto Bertonotti contro il Presidente del Consiglio, al quale avrebbe “lanciato un oggetto contundente”. Un clima preoccupante, che imperversa ormai da tempo, e che alimenta quotidianamente le continue minacce, violenze e intimidazioni contro il Presidente Meloni e esponenti di Fratelli d’Italia.

Prima le urla e gli attacchi in Parlamento contro Giorgia Meloni per aver semplicemente letto un testo di cui la sinistra continua a riempirsi la bocca, ma di cui probabilmente ha solo letto qualche riga iniziale, il Manifesto di Ventotene.

Poi l’aggressione sessista di Romano Prodi contro la giornalista Mediaset che gli poneva educatamente alcune semplici domande citando testualmente il Manifesto di Ventotene. “Il presidente Prodi – racconta la giornalista di Rete4 aggredita – oltre a rispondere alla mia domanda con tono aggressivo e intimidatorio, ha preso una ciocca dei miei capelli e l’ha tirata. Ho sentito la sua mano fra i miei capelli, per me è stato scioccante. Lavoro per Mediaset da 10 anni, inviata all’estero su vari fronti e non ho mai vissuto una situazione del genere. Mi sono sentita offesa come giornalista e come donna”. Chissà se avrebbe usato gli stessi toni anche con un uomo.

“Le lancerei un oggetto contundente”: la minaccia di Bertinotti contro Meloni

Ed è arrivata anche la sparata di Fausto Bertinotti che, in diretta dalla trasmissione “In altre parole” su La7, ha dichiarato che “di fronte a questa trasgressione, io che sono un non violento, avrei lanciato un oggetto contundente contro la presidente del Consiglio, prendendola o non prendendola, questo va da sé, e facendomi espellere”. Poco prima aveva spiegato che “la presidente è abituata a fare un discorso istituzionale all’apertura del dibattito e una trasgressione finale in cui si propone neanche come un leader di partito, ma come un leader di fazione. In questo caso, se stai parlando di un atto che è stato considerato fino all’altro ieri fondativo della Repubblica italiana, da tutti, compreso il Movimento sociale italiano, tu irrompi contro gli estensori del testo che stavano al confino”.

Una minaccia all’incolumità del Presidente del Consiglio. Un intollerabile clima di violenza contro Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia. E da La7 e sinistra nemmeno una parola di condanna di queste violenze. Ma si sa, la loro (non) violenza è sempre a correnti alternate: quando minacce ed aggressioni sono contro esponenti di Destra sono giuste.