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«Consenso comunque confermato. Due mesi fa si parlava di batosta». La mia intervista al Corriere della Sera

In Emilia-Romagna c’è una storica prevalenza del centrosinistra, ed è normale che il voto si polarizzi nelle regioni di appartenenza quando c’è un governo della parte opposta

di Paola Di Caro

«Se guardiamo a due mesi fa, il centrodestra avrebbe dovuto subire una batosta. Abbiamo perso, gli elettori hanno sempre ragione, e se ne deve prendere atto. Ma una cosa ci terrei a dirla, come premessa da cui è impossibile prescindere».

Cosa?

«Che nelle tornate regionali, da quando siamo al governo, abbiamo vinto in 11 regioni e perso in 3. Il centrodestra conferma il suo consenso sul territorio».

Cominciamo da un dato che comunque si conferma, l’astensione. Crede che vi abbia penalizzato?

«No, sinceramente credo che abbia toccato un po’ tutti i partiti. Ed è un segnale a tutta politica, che nessuno di noi può permettersi di sottovalutare, nella maggioranza e nell’opposizione».

In Emilia-Romagna la battaglia era difficilissima, avete scelto una candidata civica. Forse serviva un politico per trascinare?

«Non esiste la ricetta perfetta, ogni realtà è diversa. In alcuni casi può funzionare il peso e la riconoscibilità di un politico, in altri no. Qui, dobbiamo solo ringraziare Elena Ugolini».

Perché ha corso sapendo che avrebbe perso?

«No, perché ci ha permesso di parlare a un mondo con cui generalmente il centrodestra non parla. Accademici, intellettuali, volontariato cattolico, che ci hanno guardato con simpatia e votato. Peraltro lei come candidata ha preso più voti della coalizione. Ma in Emilia-Romagna c’è una storica prevalenza del centrosinistra, ed è normale che il voto si polarizzi nelle regioni di appartenenza quando c’è un governo della parte opposta».

In Umbria invece la situazione era molto diversa: governavate voi, negli ultimi anni la regione sembrava essersi spostata a destra, avete fatto alleanze anche con Bandecchi che è personaggio forte. Che è successo?

«In realtà anche l’Umbria è sempre stata una regione tradizionalmente di sinistra. Vincemmo nel 2019 anche perché il centrosinistra aveva avuto incidenti di percorso, la legislatura si era interrotta traumaticamente per questioni giudiziarie».

Però in tutte le elezioni generali eravate andati bene. Stavolta piuttosto male tutti i partiti.

«Ma ultimamente già era tornato un senso di appartenenza storico: abbiamo perso Perugia nel frattempo, il centrosinistra non governa più e nel fare le cose non mostra la debolezza che invece come coalizione continua ad avere, essendo comunque divisa al proprio interno nonostante l’alleanza siglata. Speriamo per i cittadini umbri che non ci siano problemi nella gestione della Regione».

La candidata uscente, Donatella Tesei, è leghista e in questa tornata non si può dire che la Lega abbia fatto faville.

«Non farei questi discorsi. Si potrebbe sì entrare nel merito, anche il fatto che per una lunga parte della legislatura noi di FdI non fossimo rappresentati in giunta può aver pesato, ma è inutile ora fare processi, semmai dovremo fare analisi per fare meglio la prossima volta. Evidentemente la stagione di governo regionale dell’Umbria è sembrata meno convincente della proposta del centrosinistra».

Ma in vista delle Regionali del prossimo autunno peseranno i numeri dei partiti? E peserà il vincolo dei due mandati? Schlein ha già detto che De Luca non sarà ricandidato per la terza volta in Campania.

«Rifletteremo, parleremo, cercheremo i candidati giusti senza paletti o formule prestabilite».

I grandi partiti – Pd e FdI – reggono al voto, quelli che stanno polemizzando di più come M5S e Lega arrancano. È un messaggio che vi mandano gli elettori?

«Sono questioni diverse. Il M5S paga la poca chiarezza nella linea politica, sulle alleanze, su tutto. Nel centrodestra c’è sempre stato un flusso interno, nelle varie epoche. Ma quello che conta è che noi siamo una coalizione unita da sempre, con gli stessi programmi, valori, volontà di rappresentare un unico elettorato. Non ci preoccupano questi spostamenti interni e non litigheremo su questo».