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Con l’accordo Italia Albania sui migranti cambia il paradigma

Si tratta di un accordo innovativo di cooperazione con i paesi terzi per affrontare congiuntamente quella che è una problematica di natura globale

Si è svolto a Roma il convegno organizzato da Fratelli d’Italia sull’accordo Italia Albania per la gestione del fenomeno immigratorio dal titolo “Un nuovo modello di cooperazione per la gestione dei flussi migratori”. Vi ricordate quando la sinistra che tifa contro l’Italia sperava nella bocciatura dell’accordo tra Italia e Albania ma che poi è stata smentita dalla Corte costituzionale albanese che lo ha ritenuto legittimo? Noi, invece, speriamo che possa diventare un nuovo paradigma per la gestione dei flussi migratori in Europa.

Cosa prevede l’accordo con l’Albania

L’accordo si pone tre obiettivi: contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori illegali e accogliere solamente chi ha davvero diritto alla protezione internazionale.

Consiste nella possibilità per l’Italia di utilizzare alcune aree del territorio albanese per la costruzione di due centri per la gestione dei migranti, a spese dell’Italia e sotto la sua giurisdizione, le quali avranno una capienza massima di 3mila persone, che rimarranno in questi centri solo il tempo necessario a poter espletare le procedure delle domande di asilo ed, eventualmente, di rimpatrio. I numeri potrebbero anche considerarsi come mensili grazie alle procedure accelerate di 28 giorni.

Cambio di paradigma nella gestione dei flussi migratori

“L’accordo ha cambiato il paradigma nella gestione dei flussi migratori. Il fenomeno è globale e deve essere affrontato congiuntamente: questo è un tassello di politiche complesse che ha messo in campo il governo Meloni ed è un investimento, un nuovo modello di gestione replicabile”. Lo afferma Sara Kelany, responsabile del dipartimento Immigrazione di Fratelli d’Italia.

Malan: “l’Italia deve decidere chi può entrare sulla base delle Leggi”

L’accordo Italia – Albania è un “passo molto importante per la gestione del fenomeno dell’immigrazione che deve essere gestito in modo ordinato. È l’Italia che deve scegliere e deve gestire coloro che vogliono entrare nel nostro Paese, è l’Italia che deve decidere chi può e chi non può sulla base delle leggi e non sulla base degli arrivi. Tantomeno possiamo subire le scelte fatte dai trafficanti di essere umani.

Questo accordo è anche un momento importante di collaborazione tra l’Italia e l’Albania, le nostre due nazioni sono legate dalla vicinanza ma anche da un’antica amicizia. Questo accordo è un esempio nell’Unione Europea e forse anche al di fuori. Altri paesi infatti stanno pensando di fare accordi di questo genere. L’evento di questa sera servirà ad una migliore conoscenza dei contenuti di questo accordo e servirà anche per portare avanti l’organizzazione per metterlo in funzione”. Così il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan.

Tunisia ha fermato le partenze di 19mila persone e la Libia 2mila

“La Tunisia ha fermato le partenze di 19mila persone, la Libia duemila. Nonostante quello che si dica, le iniziative stanno funzionando. Si tende a dire che tragedie come quelle di questi giorni sono la prova che ci siano dei deficit, non è così. Marzo si appresta a essere il sesto mese di fila in cui registrano una diminuzione dell’arrivo di migranti in Italia rispetto allo scorso anno” ecco i numeri che ha evidenziato il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nel corso del convegno.

In merito, poi, all’accordo Italia Albania ha precisato che: “Qualcuno ha esultato pensando che la decisione della Corte di Giustizia potesse frenare l’accordo Italia-Albania, ma il cronoprogramma è assolutamente quello. Sono già terminate le verifiche preliminari alla cornice giuridica. Abbiamo già in pista il genio militare che si recherà a lavorare lì, abbiamo i nostri vigili del fuoco quindi è un concerto di istituzioni del nostro governo che lavorano ad una rapida realizzazione di questo centro che come è stato detto realizza una iniziativa di straordinario interesse in tutta l’Unione europea”.