Insieme al padre, avrebbe sfruttato la loro attività come commercialisti per “nascondere il riciclaggio del denaro ottenuto illegalmente”
C’è anche lui tra gli arrestati nell’inchiesta della Dda di Salerno sull’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nicola Salvati, tesoriere del Partito democratico della Campania, secondo l’accusa avrebbe sfruttato la sua attività di commercialista per “nascondere il riciclaggio del denaro ottenuto illegalmente”.
Sfruttavano l’immigrazione clandestina per fare i milioni
Si tratterebbe di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Un business sulla pelle dei clandestini da milioni di euro. A scovarla, la Direzione distrettuale antimafia di Salerno che ha svolto un’approfondita indagine.
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, presentò un esposto alla Procura nazionale antimafia. Com’è noto, la legge italiana prevede la possibilità di entrare regolarmente con un permesso di soggiorno tramite il cosiddetto ‘Decreto Flussi’. Ma a fronte di un totale di 282mila richieste di lavoro, questo esercito di lavoratori non si è mai visto: meno del 3% ha siglato un contratto di lavoro. Gli altri hanno ottenuto, in modo truffaldino, il permesso di soggiorno senza averne alcun diritto.
In manette il tesoriere del Pd campano
Dopo l’esposto presentato da Giorgia Meloni è stata aperta un’indagine che ha portato ad indagare trentasei persone e che ha consentito di accertare oltre 2mila richiesta di permesso di soggiorno false. Trentuno persone, tra le quali professionisti, titolari di aziende e procacciatori di immigrati, sono finite in manette.
Nicola Salvati (il tesoriere del Pd campano), insieme al padre Giuseppe, figurano nell’indagine come i commercialisti di fiducia dell’organizzazione, a cui era stato demandato il compito di “formare o aggiustare la falsa documentazione necessaria per la presentazione e/o il buon esito delle istanze o comunque di fornire indicazioni al fine di farla ‘correggere’ ai datori di lavoro direttamente interessati, nonché di predisporre false fatture”.
Ricoprivano, insomma, un ruolo assolutamente determinante nell’associazione per delinquere. Secondo gli inquirenti, infatti, si tratterebbe di un espediente “strumentale all’artificioso aumento del volume d’affari propedeutico alla presentazione e finalizzazione delle istanze relative ai decreti flussi ed emersione, nonché dell’autoriciclaggio delle somme di provenienza illecita”. Il loro compito era chiaro: “nascondere in maniera efficace (almeno apparentemente) il riciclaggio del denaro ottenuto illegalmente”.
Il tempo dell’impunità è finito
Hanno sguazzato nel business dell’immigrazione clandestina. Per anni, la gestione dei flussi migratori regolari è stata utilizzata dalla criminalità organizzata per speculare sulla pelle dei migranti. Per anni, hanno sfruttato l’immigrazione clandestina per fare affari. Ma nessuno si era mai accorto di nulla. Nessuno aveva sospettato niente. Fin quando Giorgia Meloni non ha presentato un esposto alla Procura Nazionale Antimafia. Adesso il tempo dell’impunità è finito.