Atreju 2025, Mafia: le indagini e il racconto. Dai pizzini a TikTok

La criminalità organizzata al tempo dei social: ad Atreju 2025 il confronto sull’adattamento delle mafie alle nuove tecnologie e l’impatto sui giovani

Nell’epoca dei social media le mafie hanno cambiato il loro modo di comunicare al loro interno e verso l’esterno? Questo adattamento che impatto ha sulle giovani generazioni? Queste sue delle domande Sallemiui si è sviluppato uno dei panel della settima giornata di Atreju 2025. Sul palco Chiara Colosimo – presidente Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere -, Maurizio De Lucia – procuratore della Repubblica di Palermo -, Tommaso Longobardi – responsabile della comunicazione digitale di Giorgia Meloni -, il comandante del ROS Vincenzo Molinese e l’artista e scrittore Sebastiano Vitale ‘’Revman’’. Ad introdurre e moderare il panel rispettivamente il senatore di FdI di Salvatore Sallemi e la giornalista Manuela Moreno.

Colosimo: “Soggetti che hanno fatto della criminalità organizzata una moda”

“È un’epoca complicata, perché non possiamo dimenticarci che le criminalità organizzate tradizionali mantengono una struttura assolutamente chiusa, verticale e impenetrabile per alcune parti. Ma oggi alcuni l’hanno trasportata sui social network. A 15 anni, se incroci un profilo TikTok di qualcuno che ostenta denaro, successo e l’ultimo modello di scarpe, rischi di vedere in quella persona un esempio.

Poi magari scopri che è uno spacciatore, l’ultima linea della criminalità organizzata, la parte più bassa della filiera, ma diventa il modello più attrattivo per quella generazione. Ci sono esempi devastanti tutti i giorni, soggetti che hanno fatto della criminalità organizzata una moda e l’hanno trasportata sui social network, rischiando di passare questo messaggio alle più giovani generazioni.

È una criminalità organizzata che ha imparato a usare le nuove tecnologie, sia comunicative che non, ma è una criminalità che deve far paura soprattutto per la presa che ha sui ragazzi”, ha aperto così il panel Chiara Colosimo, presidente Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali.

De Lucia: “La mafia usa tutto quello che può usare”

“La mafia usa tutto quello che può usare e che le conviene usare. Fra le altre cose c’è la comunicazione che utilizzano in varia maniera. Una delle forme di comunicazione con cui avviene lo scambio di stupefacenti è tramite Telegram. Prenoti la dose su Telegram e poi paghi anche con buoni Amazon. Cosa Nostra è una struttura antica e radicata, ha le sue regole, ma guarda a come si evolve il mondo. Sono all’avanguardia.

Ai capimafia degli anni 90 non si poteva chiedere di comunicare con questi strumenti, ma adesso sì”, ha affermato Maurizio De Lucia, procuratore della Repubblica di Palermo.

Longobardi: “Occorre una contronarrazione”

“Ci sono due elementi importantissimi per contrastare la diffusione della criminalità sui social. Il primo è la responsabilizzazione delle piattaforme. Oggi l’algoritmo social permette a questi contenuti di girare. E poi la contronarrazione a quello che avviene. Ci sono molti personaggi che fanno questo tipo di propaganda, servono altri tipi di narrazione. Faccio due esempi, Don Coluccia a Roma e Don Patriciello a Caivano”, ha proseguito Tommaso Longobardi, responsabile della comunicazione digitale di Giorgia Meloni.

Molinese: “Siamo di fronte ad un avversario che non disdegna l’evoluzione”

“Le organizzazioni criminali di tipo mafioso sono segrete. Utilizzano da un lato i sistemi di comunicazione segreti, i pizzini che ancora vengono utilizzati, e poi le comunicazioni attuali. Siamo di fronte ad un avversario che non disdegna l’evoluzione. Tutti i reparti per il contrasto alla criminalità si avvalgono di tecnologie avanzate.

Oltre agli strumenti ci avvaliamo anche di agenti molto giovani. Sono coloro nei confronti dei quali gente come me ha un po’ di timore reverenziale nel vedere la loro rapidità e capacità di utilizzo dei social”, ha dichiarato Vincenzo Molinese comandante del ROS.