Sono passati già venti anni ma il ricordo di un grandissimo rimane vivo. Venerdì 8 febbraio ci sarà anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella alla commemorazione di Giuseppe Tatarella. L’iniziativa “Giuseppe Tatarella 8.2.1999 – 8.2.2019”, organizzata dalle fondazioni “Tatarella” e “Alleanza Nazionale”, si svolgerà alle ore 11 presso la Sala della Lupa a Montecitorio.
A ricordarlo venerdì prossimo ci saranno politici che con lui condivisero l’esperienza di governo e quella parlamentare da fronti contrapposti: Gianni Letta e Roberto Maroni, con lui a palazzo Chigi, rispettivamente, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio e come vicepresidente nel primo esecutivo di Silvio Berlusconi; Luciano Violante, che si trovò a guidare la Camera con Tatarella sui banchi dell’opposizione come capogruppo di An. Saranno introdotti da Giuseppe Valentino, presidente della Fondazione “Alleanza nazionale”, e coordinati dal direttore del Tg2, Gennaro Sangiuliano.
La conferma di un ottimo rapporto umano esistente tra l’attuale Presidente della Repubblica e Tatarella, è testimoniato dalle parole che Mattarella, allora vicepresidente del Consiglio, pronunciò nel settembre del 1999, in un convegno a Cerignola, pochi mesi dopo la scomparsa del “ministro dell’armonia”. Definito così perché, sottolineò l’attuale Capo dello Stato, era “il collante della coalizione del Polo al governo nei tanti momenti difficili che aveva Berlusconi”, ma “è anche vero che vi era un rapporto, non dico di armonia, ma di dialogo per cui poteva attagliarsi quella definizione anche in generale, con il restante mondo della politica”.
Mattarella sempre in quell’occasione rivelò un aneddoto relativo a quello che era stato un suo predecessore a palazzo Chigi: all’indomani delle elezioni del 1994 lo aveva spinto ad accettare la carica di vicepremier. “Lui era perplesso perché lasciare il ruolo di capogruppo era una cosa che gli veniva piuttosto dura. Io gli dissi che lo capivo, ma lo spinsi, pur dall’opposizione, ad accettare, perché dal mio punto di vista di oppositore pensavo che la presenza di Tatarella al governo, alla vicepresidenza, sarebbe stata un punto di dialogo, che sarebbe stato altrimenti difficile avere con altri”.
La conferma di una reciproca stima mai venuta meno è contrassegnata anche da un altro episodio raccontato da Maurizio Gasparri, che, presente all’insediamento dell’attuale Capo dello Stato al Quirinale in quanto vicepresidente del Senato, gli portò i saluti e gli auguri della vedova di Tatarella, Angiola.
Nessun dubbio sul fatto che i due fossero su fronti contrapposti, ma, raccontò sempre Mattarella in quella serata a Cerignola, “ci fidavamo. Io ritenevo lui un interlocutore affidabile, credo che lui avesse lo stesso concetto di me”. Esempio di come “il confronto ha da insegnare qualcosa a tutti e consente di trovare punti di soluzione che lo scontro difficilmente consente”.
Un dialogo ed un confronto nati e sviluppati sui banchi del Parlamento e consolidatisi soprattutto in due occasioni, vale a dire durante l’esame e l’approvazione di due leggi elettorali che videro Mattarella e Tatarella come relatori e che da loro presero il nome: il “Mattarellum“, il sistema di voto approvato nel 1993 per la Camera ed il Senato con un 75 per cento di maggioritario e il 25 di proporzionale; e il “Tatarellum“, il modello per le Regionali licenziato dal Parlamento nel 1995.
Tra il 1996 e il 1998 si ritrovarono poi a lavorare nella commissione Bicamerale per le riforme, di cui Tatarella era vicepresidente e Massimo D’Alema presidente. Anch’egli profondo estimatore del “ministro dell’armonia”, tanto che è stata scelta una sua frase per presentare il convegno di venerdì prossimo: “La passione politica consiste nel credere in ciò che si fa, nell’amare la politica sia quando si è vicepresidente del Consiglio sia quando si passa la notte a stampare un volantino in una sezione, la politica come battaglia per affermare le proprie idee, la politica con spirito di parte necessario a comporre quel tutto che poi è la vita democratica”.
“Ecco, Tatarella era un uomo – ricorda D’Alema – che aveva una grande passione politica, una passione politica che si forma in chi sale l’edificio anche del potere, degli onori, partendo dallo scantinato; ad ogni piano che sale sa che domani potrebbe ridiscendere quelle scale, ma questo non spezzerebbe la sua passione”.
L’iniziativa di venerdì 8 febbraio
si potrà seguire in diretta sulla web tv della Camera dei Deputati (
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